Caso Ruben: la madre sarà scarcerata
Svolta nella vicenda di Lucille Hunkeler, la madre che ha sottratto per tre anni il figlio Ruben alla custodia del padre italiano: la donna sarà trasferita agli arresti domiciliari.
Il papà del bambino desidera comunque che non sia interrotta la relazione tra il figlio e la mamma. Auspica però sanzioni severe per chi ha aiutato l’ex moglie a nascondersi.
Lucille Hunkeler e i suoi due figli più piccoli dovrebbero lasciare il carcere romano di Rebibbia lunedì 12 novembre. Destinazione: una cosiddetta «casa-famiglia», dove l’ex campionessa svizzera di ciclismo, ora 33enne, vivrà agli arresti domiciliari in attesa della decisione relativa al processo.
La struttura individuata si trova a Firenze, a una ventina di chilometri da Montecatini, dove vive Ruben, il figlio conteso e assegnato dalla giustizia italiana al padre, il medico sportivo Stefano Bianchi. «Fin dall’inizio ho auspicato questa soluzione», ci dice a due settimane dall’estradizione in Italia il procuratore di Pistoia, Luigi Boccia, che aveva emanato l’ordine di cattura internazionale.
La parola al magistrato
Il magistrato parla per la prima volta da quando Lucille è stata trasferita in Italia. L’impressione è che voglia rispondere soprattutto a preoccupazioni e critiche apparse su una parte della stampa elvetica. «Proprio per la delicatezza della situazione, ho subito aderito alla richiesta di trasferimento in una struttura più confacente per i figli della signora Hunkeler. I suoi avvocati hanno fatto fatica a individuarla, ma i tempi sono stati brevissimi, di solito occorre decisamente più tempo».
Come è organizzato il controllo? «Non c’è una sorveglianza continua; i carabinieri eseguono un paio di controlli settimanali per accertare che la detenuta non abbia lasciato la casa». E il pericolo di nuova fuga? «Sarebbe di estrema gravità, le conseguenze per la signora sarebbero pesanti, ma durante l’interrogatorio a Rebibbia mi sono convinto che abbia capito di aver commesso una grande sciocchezza: non credo voglia ripeterla». Il procuratore ci tiene a precisare: «La sua estradizione è stata fatta nel pieno rispetto della legge e delle regole internazionali».
L’accusa? «È ora quella di sequestro di persona. Ha infatti sottratto il figlio agli affetti dei parenti, agli amici d’infanzia, a un iter scolastico normale. Nei casi più gravi la pena può arrivare a dieci anni di reclusione». Più in là non va, Luigi Boccia: tutto dipenderà dall’inchiesta e dall’incriminazione finale. Lucille Hunkeler non dovrebbe comunque rischiare il massimo di pena.
«Ruben ha due genitori»
Grazie al trasferimento saranno agevolate le visite che Ruben, otto anni, potrà fare alla madre e ai fratellini, Laurence di 6 mesi, e Mélodie di 2 anni, che la madre ha avuto durante la lunga latitanza, terminata quindici giorni fa in Mozambico.
Il padre ha deciso, «davvero per l’ultima volta, visto l’insistenza dei giornalisti», di incontrare la stampa in un albergo di Montecatini. Ovviamente Ruben non c’era. Per il suo bene deve essere tenuto lontano dall’interesse mediatico suscitato dalla vicenda che lo vede involontario protagonista. «Ma è al corrente di tutto, ne abbiamo parlato tranquillamente, mi consulto regolarmente con due psicologi dell’infanzia per evitare errori di comunicazione; è del resto un bambino straordinariamente maturo per la sua età, e penso che ciò dipenda dalle esperienze che ha già dovuto affrontare».
Il dottor Bianchi dice di non voler impedire a Ruben un rapporto continuo con la madre: «Ruben ha due genitori, incoraggerò il suo rapporto con la mamma, di cui non gli ho mai parlato in termini negativi, e tutto sarebbe più rapido e più semplice se soprattutto dalla Svizzera famiglia, avvocati ed amici della mia ex moglie la smettessero di insultarmi».
«Chi ha aiutato Lucille ha gravi responsabilità»
Bianchi ha già denunciato gli avvocati per diffamazione, si è rivolto anche alla Corte europea di Strasburgo, ricorda che per ben 12 volte la giustizia ha stralciato le accuse di violenza di cui l’hanno accusato, e su questo punto è categorico: «Le persone che circondano la madre di Ruben devono fare un passo indietro. Coloro che l’hanno aiutata nella clandestinità hanno responsabilità anche maggiori di lei. Per questo spero che al termine dell’inchiesta attualmente in corso, grazie alla collaborazione tra polizia italiana e polizia svizzera, certa gente possa essere punita pesantemente».
Bianchi e il suo legale chiedono comunque che Lucille fornisca garanzie rispetto al diritto di visita; sperano che possa essere seguita da specialisti e psichiatri: «Ha fatto correre grossi rischi al bambino e agli altri figli, ha commesso un grave reato, e tutto questo conferma che ha dei problemi da risolvere».
L’avvocatessa del medico italiano non sembra affatto tranquilla in merito al rischio che l’ex campionessa tenti di nuovo di rapire il figlio: «Questa preoccupazione l’abbiamo. In ogni caso, le visite di Ruben a sua madre avverranno in una sala comune della casa-famiglia, alla presenza di chi deve vegliare e controllare che tutto si svolga regolarmente e senza rischi».
Stefano Bianchi aggiunge: «Del resto io so cosa significa non avere notizie del proprio figlio, sono stati tre anni terribili». E’ il momento di maggiore emozione, e le lacrime testimoniano una tensione che non si è ancora placata.
Ritorno a casa
Ultima tappa, la casa di Buggiano, fuori Montecatini, dove da oggi vivrà Ruben, la stessa in cui abitò con i genitori prima della loro traumatica separazione. Un incantevole paesaggio toscano, una casa in pietra nel centro del paese, nel giardino un grande cartello di «ben tornato». Talmente in ordine, la casa, che c’è quasi da sperare che Ruben vi porti anche un po’ di scompiglio. Molti giocattoli vecchi e nuovi lo aspettano nella sua cameretta.
«Ho anche scritto un libro – dice Bianchi -, che pensavo di pubblicare fra molti anni, se Ruben non fosse tornato. Ma non è più il caso di pubblicarlo. Rimane nel cassetto, e lo leggerà mio figlio quando sarà pronto: per sapere quanto gli voglio bene e quanto il suo papà ha combattuto per riaverlo».
swissinfo, Aldo Sofia, Roma
2002: Dopo la separazione dei genitori, Ruben viene affidato al padre Stefano Bianchi.
2004: rapimento di Ruben da parte della madre Lucille Hunkeler.
2004: il padre denuncia l’ex-moglie per sequestro; viene spiccato un mandato di cattura internazionale.
2007: Lucille Hunkeler viene arrestata in Mozambico, estradata verso l’Italia con Ruben e gli altri due figli. Il bambino è riconsegnato al padre. Le autorità elvetiche si occuperanno delle procedure nei confronti delle persone sospettate di aver aiutato attivamente la madre durante la latitanza.
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