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Chiesta una legge sulle armi più severa

Gli svizzeri custodiscono a casa loro i fucili d'ordinanza per il servizio militare Keystone

La sinistra, diverse organizzazioni non governative e professionisti attivi nella prevenzione al suicidio e alla violenza chiedono un inasprimento della legge sulle armi.

Approfittando dell’attuale procedura di revisione della legge, chiedono alla camera del popolo di modificare il testo adottato a inizio giugno dalla camera dei cantoni.

Istituire un registro nazionale delle armi in circolazione, introdurre una clausola di necessità per la detenzione di armi da parte di privati, vietare il possesso di pistole o fucili d’ordinanza a casa e introdurre una licenza per l’acquisto di tutte le armi, anche quelle da caccia o quelle sportive: sono queste le rivendicazioni espresse giovedì a Berna dalla sinistra, da diversi professionisti nel campo della prevenzione al suicidio e alla violenza, nonché da diverse Organizzazioni non governative (ONG), fra cui Amnesty International.

La loro azione mira a migliorare la legge federale sulle armi, attualmente in discussione in Consiglio nazionale (camera bassa del parlamento), attraverso l’introduzione di regole più severe. Il testo adottato nel mese di giugno dal Consiglio degli Stati (camera alta) non contempla infatti l’introduzione di un registro nazionale in materia. Il Consiglio federale (governo) lo aveva previsto nella sua prima bozza legislativa, ma poi l’aveva stralciato a causa delle numerose critiche espresse durante la consultazione.

Senza farsi troppe illusioni sulle decisioni della commissione preparatoria, il consigliere nazionale socialista Paul Günter ha dichiarato di voler modificare la legge puntando sulla sensibilità delle donne e sul fatto che alla camera del popolo la lobby delle armi è meno forte.

Prevenire i suicidi

Ogni giorno in Svizzera – ha spiegato Hans Kurt, presidente della Società svizzera di psichiatria e psicoterapia (SSP) – una persona si toglie la vita con un fucile o una pistola: la prima cosa da fare per migliorare la situazione sarebbe limitare l’accesso alle armi.

Con 1500 morti ogni anno il suicidio uccide più degli incidenti stradali, della droga e dell’aids messi assieme.

Il ricorso alle armi è sempre più frequente (27% di tutti i suicidi; il 36% per gli uomini) e raramente questo gesto è premeditato a lungo. L’esempio del Canada insegna che più l’accesso alle armi risulta difficile, meno sono le probabilità che l’aspirante suicida passi all’atto.

Proteggere i bambini

Lo stesso discorso vale anche per le violenze domestiche e le aggressioni a mano armata. Con una pistola o un fucile in mano le persone tendono a reagire in modo impulsivo con più facilità, per esempio in caso di separazione o di problemi finanziari, ha spiegato Liz Isler, del Forum per le vittime di atti violenti. Il possesso di armi in casa diventa inoltre un pericolo anche per i bambini, che tendono a considerarle oggetti comuni. Inoltre sono spesso alla loro portata.

L’autore della strage al parlamento di Zugo del 2001 – ha ricordato il consigliere di Stato di Zugo Hanspeter Uster – era riuscito a procurarsi un fucile a pompa, un fucile d’assalto, una pistola e una rivoltella. A suo avviso un registro nazionale avrebbe permesso alla polizia di scoprire quante armi erano già in possesso dell’uomo durante la procedura di autorizzazione.

swissinfo e agenzie

Secondo statistiche fornite da Amnesty International, nel mondo ogni 30 secondi una persona viene uccisa da un’arma da fuoco. Le vittime all’anno sono più di 500’000.

Sui circa 75 milioni di proiettili sparati annualmente in Svizzera, nel 2004 quelli utilizzati per fini criminali o per atti di disperazione sono stati 57.

In Svizzera, ogni cittadino-soldato ha il diritto di tenere il proprio fucile o la propria pistola d’ordinanza, oltre alle munizioni sigillate. I numerosi cacciatori, collezionisti e iscritti alle società di tiro dispongono di un ulteriore importante arsenale poco trasparente.

In seguito al recente omicidio di Corinne e Alain Rey-Bellet per mano del marito dell’ex campionessa di sci, che ha sparato con la sua pistola d’ordinanza, la Società svizzera di psichiatria e psicoterapia ha chiesto di ritirare dalle case degli svizzeri le armi dell’esercito.

L’attuale legge federale sulle armi, gli accessori e le munizioni è entrata in vigore il 1. gennaio 1999. Una prima revisione parziale comprendeva soltanto adeguamenti strettamente indispensabili per l’adesione agli accordi di Schengen-Dublino con l’Unione europea.
Con il messaggio del gennaio 2006, il governo presenta ora una revisione più approfondita.

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