Chiudere l’accesso ai siti pedopornografici
In Svizzera i fornitori d'accesso a Internet vengono pregati di interrompere volontariamente l'accesso ai siti pedofili stranieri.
L’anno scorso, secondo i servizi di prevenzione, vi è stato un numero record di segnalazioni di siti sospettati di pornografia infantile. Il fenomeno sembra in costante aumento.
Stop al consumo di pedopornografia in Svizzera. Alcuni esperti della prevenzione della criminalità lanciano un appello ai fornitori d’accesso ad Internet perché vietino volontariamente l’accesso ad alcuni siti stranieri.
Anche l’Ufficio federale di polizia (fedpol) e l’Associazione svizzera per la protezione del bambino (ASPI) pregano i “provider” di bloccare l’accesso di 2400 siti che mostrano pornografia infantile.
Cablecom sostiene l’iniziativa, come ha dichiarato venerdì sera alla trasmissione televisiva svizzerotedesca “10 vor 10” Stephan Howeg, di Cablecom.
Fenomeno in espansione
Martin Boess, dell’Associazione Prevenzione svizzera della criminalità, sottolinea che il divieto imposto dai fornitori rappresenta generalmente il solo modo efficace per fermare il consumo. I provider possono avvertire i propri clienti che corrono il rischio di una denuncia, quando guardano certi siti.
In Svizzera è illegale scaricare siti pornografici, ma non semplicemente visionarli.
Secondo “10 vor 10”, in futuro gli internauti che visiteranno un sito vietato dai loro provider saranno automaticamente deviati su di una pagina Internet della polizia, che spiegherebbe come il sito visitato è contrario alla legge.
La pedofilia in rete è il bersaglio principale del Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su Internet (SCOCI).
L’associazione nel maggio scorso aveva informato il pubblico di aver ricevuto un numero record di comunicazioni nel 2005, in maggioranza riguardanti pornografia dura.
Non meno di 7345 denunce di contenuti sospetti sono state registrate l’anno scorso, circa un centinaio in più al mese rispetto alla media degli ultimi anni.
Mobilitazione politica
In Svizzera la lotta alla pedopornografia è già piuttosto avanzata. Nel luglio del 2004 è entrato in vigore l’accordo internazionale in materia di criminalità su Internet (“Convention on Cybercrime”) e nel giugno scorso il Senato ha sostenuto una mozione parlamentare di Rolf Schweiger che chiede più severità, nel codice penale, verso i crimini legati alla pedofilia in rete.
Il senatore propone che si penalizzi la semplice visione di materiale, se volontaria. Inoltre il primo marzo di quest’anno un’iniziativa popolare è stata depositata per chiedere l’imprescrittibilità dei reati di violenza sessuale infantile.
Di fatto si vuole equiparare la pedocriminalità ai reati di guerra e ai crimini contro l’umanità – come il genocidio – gli unici reati che attualmente non possono cadere in prescrizione.
L’associazione giustifica l’imprescrittibilità degli atti pedofili con il fatto che, spesso, le vittime non possono denunciare i seviziatori che molto tempo dopo i fatti.
swissinfo e agenzie
Secondo dati dell’Unicef, nel mondo esistono circa 14 milioni di siti Internet a sfondo pedopornografico.
La cifra d’affari mondiale della pedopornografia e della prostituzione infantile è stimata a più di 20 miliardi di dollari l’anno.
Nel 2005 in Svizzera sono stati rilevati non meno di 7345 rilevamenti di contenuti sospetti: un centinaio in più al mese della media degli ultimi anni.
In Svizzera consultare siti a contenuto pedofilo non è un reato, ma si punisce chi produce, registra sul proprio computer o distribuisce questo tipo di materiale.
Le pene vanno dall’ammenda alla detenzione.
Scaricare immagini proibite (sul computer o sul cellulare) è considerato alla stregua della produzione. Scaricare da un sito straniero è considerato importazione.
Recentemente l’organo della Conferenza dei capi dei dipartimenti cantonali di polizia ha lanciato la campagna “Stop alla pornografia infantile su internet”.
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