Christoph Blocher vuole rivedere la norma antirazzismo
Venerdì, al suo rientro dalla Turchia, il ministro di giustizia elvetico ha ribadito di fronte ai giornalisti la sua volontà di procedere ad una revisione della norma penale antirazzismo.
Christoph Blocher si è poi detto sorpreso delle reazioni suscitate in Svizzera dopo le sue dichiarazioni sull’articolo 261 bis del Codice penale.
Al suo rientro da Ankara, il consigliere federale Christoph Blocher ha ribadito che esiste un rapporto conflittuale tra la libertà d’espressione e la normativa penale antirazzismo in vigore in Svizzera.
Di fronte ai giornalisti accorsi all’aeroporto di Zurigo, si è detto sorpreso delle vive reazioni suscitate in Svizzera, dopo che in Turchia aveva affermato che la suddetta norma gli provoca «il mal di pancia».
Blocher ha poi confermato il suo intento di eliminare tale contraddizione, incaricando il dipartimento da lui diretto di riesaminare l’articolo 261 bis del Codice penale. Eventuali proposte andrebbero poi approvate dal Consiglio federale, dal Parlamento e, in caso di referendum, dal popolo svizzero.
Durante la sua permanenza in Turchia, Blocher si era detto dispiaciuto che l’articolo in questione – che reprime i propositi negazionisti sui genocidi – abbia condotto all’apertura di un’inchiesta nei confronti di dello storico turco Yusuf Halacoglu, accusato di aver negato il genocidio armeno del 1915.
Commissione di storici
Il ministro di giustizia ha inoltre tracciato un bilancio positivo della sua visita in Turchia. «È stato compiuto un grande passo in avanti nelle relazioni tra Svizzera e Turchia», ha affermato.
Il suo omologo turco Cemil Cicek gli avrebbe poi assicurato che il suo paese è favorevole alla creazione di una commissione internazionale di storici chiamata a far luce sulla questione armena.
Alla commissione verrebbe garantito l’accesso agli archivi turchi ed armeni. Ankara si dice pronta ad accettare i risultati della ricerca, precisa una nota del Dipartimento federale di giustizia e polizia.
Nazionale muto
All’apertura dell’ultima giornata della sessione extra muros di Flims (Grigioni), il Consiglio nazionale non ha voluto discutere delle dichiarazioni di Christoph Blocher.
La Camera del popolo, in cui siede una maggioranza di destra, ha respinto una mozione d’ordine del deputato del Partito del lavoro vodese Josef Zisyadis, che chiedeva un dibattito sulle affermazioni del ministro dell’Unione democratica di centro (destra nazionalista).
L’autore della mozione ha sostenuto, invano, che le dichiarazioni rilasciate in Turchia dal ministro di giustizia su una legge approvata in votazione federale non potevano rimanere senza una risposta a livello parlamentare.
swissinfo e agenzie
L’interpretazione storica di quanto accaduto alla popolazione armena tra il 1915 e il 1919 è da anni all’origine di tensioni tra la Turchia ed altre nazioni europee, tra cui la Svizzera.
I parlamenti di diversi Stati – tra gli altri Francia, Russia e Italia – hanno riconosciuto il massacro come genocidio.
Nel 1987 è stato il turno del Parlamento europeo. Nel 2003, il Consiglio nazionale (Camera bassa del Parlamento svizzero) ha fatto altrettanto. Il Governo elvetico ha preferito parlare di “deportazione” e “massacro”.
La norma penale antirazzista è stata adottata nel 1994 e sanziona tra le altre cose anche chi “disconosce, minimizza grossolanamente o cerca di giustificare il genocidio o altri crimini contro l’umanità”.
Nel 2005, le autorità elvetiche hanno aperto due inchieste contro lo storico turco Yusuf Halacoglu e il politico Dogu Perinçek, accusati di avere negato il genocidio armeno del 1915.
Per gli armeni le vittime di questa tragedia sono state 1,8 milioni. I turchi parlano invece di 200’000 morti.
In Svizzera, chi nega, minimizza o cerca di giustificare un genocidio viola la legislazione antirazzista.
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