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Con il lupo sono “365 giorni di paura”

persone e pecore
Per gli allevatori di pecore, il Widdermarkt è un giorno di festa. Luca Beti

L'abbattimento preventivo di una quarantina di lupi nello scorso inverno in Svizzera non ha risolto i conflitti tra i grandi predatori e l'economia alpestre. Molti allevatori e allevatrici continuano a temere per il loro futuro. Reportage dall'alto Vallese.

Tempo da lupi a Gampel: piove, tira un forte vento e la temperatura è di poco sopra lo zero. È la fine di marzo e per il villaggio a sud di Visp è una giornata speciale. Oggi si tiene il WiddermarktCollegamento esterno, il mercato dei montoni. Sono allineati insieme alle pecore in una stalla a poca distanza dal magazzino dei pompieri. Sotto la tettoia risuona un coro di belati di varie tonalità. Fuori, un altoparlante diffonde le note di un tormentone estivo.

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La festa della pecora bianca alpina

È un giorno di festa per gli allevatori delle pecore di razza bianca alpina dell’alto Vallese. Oggi vengono incoronati la pecora e il montone più belli.

L’esperto Angelo Rizzi osserva gli animali con l’occhio allenato da un’esperienza lunga quarant’anni. Partito alle prime luci del mattino da Luzein, nel Cantone dei Grigioni, il giudice ha il compito di selezionare gli esemplari più splendidi. “Siamo nel cuore dell’allevamento delle pecore bianche alpine. In nessun’altra parte della Svizzera, la qualità è migliore che nell’alto Vallese”, spiega Rizzi.

Dopo aver preso la sua decisione, basata su criteri quali la stazza, le gambe, la camminata e la qualità della lana, Rizzi scrive con un pennarello blu un “1” sulla schiena del montone più maestoso della mostra. È quello di Pius Lehner.

pecore
Quale esemplare si aggiudicherà lo scettro di più bel montone? Luca Beti

Sul viso dell’allevatore della Lötschental si disegna un timido sorriso. Per pochi secondi, i lati della sua bocca si inarcano leggermente, poi l’espressione ritorna seria. Eppure, si intuisce che dentro di sé prova una gioia irrefrenabile.

“Non c’è gratificazione migliore che vedere premiato l’impegno di un’intera stagione”, dice Pius Lehner. Forse la sua felicità è contenuta perché effimera. “Con l’arrivo della bella stagione ritornano anche le notti insonni”, racconta Lehner, ricordando che nei prossimi mesi le pecore e i montoni passeranno le giornate all’aperto dove potrebbero essere facili prede del lupo.

“La situazione è completamente fuori controllo”, afferma Fabian Schwery. Il presidente dell’associazione degli allevatori di pecore bianche alpine dell’alto ValleseCollegamento esterno sostiene che ci sono troppi lupi e che gli allevatori vivono 365 giorni all’anno nella paura.

Nel 2023 si contavano 71 lupi e 13 branchi nel Canton Vallese e si sono registrate 401 predazioni. “Non li vogliamo. In passato si viveva molto bene anche senza”, continua Schwery.

carcasse di pecore
Il 6 aprile scorso degli allevatori hanno depositato a Losanna delle carcasse di pecore per protestare contro la gestione del lupo da parte delle autorità cantonali. Keystone / Cyril Zingaro

La Svizzera potrebbe ospitare tra i 50 e i 100 branchi

Per ridurre i conflitti tra l’economia alpestre e la popolazione di lupi, il 1° novembre 2023 il Governo svizzero ha approvato una modifica dell’ordinanza sulla caccia che ha permesso, per la prima volta, gli abbattimenti preventivi, ovvero prima che i lupi causino danni.

Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente, il motivo di tale misura è la crescita esponenziale del numero di lupi e il conseguente aumento delle predazioni, soprattutto di pecore. Fino al 2020 si contavano 11 branchi e più di 100 esemplari. Prima della regolazione proattiva erano stati identificati 30 branchi e 300 lupi.

“Finora la popolazione di lupi raddoppiava ogni due o tre anni”, afferma Fridolin Zimmermann, esperto presso KORACollegamento esterno, una fondazione che monitora il ritorno dei grandi predatori.

lupi
Prima degli ultimi abbattimenti, in Svizzera si contavano circa 300 lupi, esclusi naturalmente quelli (come nella foto) degli zoo. Keystone

Contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare, gli attacchi non sono aumentati proporzionalmente al numero di lupi. I dati mostrano un picco di 1’789 predazioni nel 2022, un anno record, che sono poi diminuite a 992 nel 2023, tornando ai livelli medi degli ultimi tre anni.

Daniel Mettler, responsabile del gruppo Sviluppo rurale di AgrideaCollegamento esterno, un’associazione che si occupa dello sviluppo dell’agricoltura in Svizzera, sottolinea che “sul lungo termine esiste una chiara correlazione tra uccisioni degli animali da reddito e l’aumento della popolazione di lupi. Tuttavia, un’analisi più attenta delle statistiche dei danni evidenzia grandi variazioni annuali che dipendono dalle misure di protezione delle greggi, dagli abbattimenti di lupi e dai cambiamenti strutturali nell’allevamento”.

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Nell’ambito della regolazione preventiva, dal 1° dicembre 2023 al 31 gennaio 2024, sono stati uccisi 38 lupi, di cui 27 in Vallese.

“È ancora troppo presto per valutare gli effetti delle regolazioni sui danni agli animali di reddito e sullo sviluppo della popolazione di lupi”, afferma Zimmermann di KORACollegamento esterno. “La stagione di estivazione del bestiame non è ancora iniziata. E la stagione riproduttiva si è appena conclusa. I cuccioli nasceranno tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Dobbiamo aspettare la fine dell’estate o l’autunno per avere una panoramica precisa sulla situazione attuale dei branchi nel 2024”.

Il 27 marzo 2024, il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione relativa alla revisioneCollegamento esterno dell’ordinanza sulla legge sulla caccia. Con l’entrata in vigore dell’ordinanza, prevista per il 1° febbraio 2025, i Cantoni potranno regolare preventivamente le popolazioni di lupo ogni anno dal 1° settembre al 31 gennaio, cioè prima che abbiano causato danni. Nei mesi estivi sarà ancora possibile abbattere i grandi predatori qualora questi avranno causato danni agli animali da reddito. Per il 2024, la Svizzera ha stanziato 7,5 milioni di franchi per le misure di protezione delle greggi.

Secondo le stime, la Svizzera potrebbe ospitare tra i 50 e i 100 branchi di lupiCollegamento esterno nelle Alpi e nel Giura. Questi dati si basano sulla capacità di sopportazione dell’ecosistema (in inglese, carrying capacityCollegamento esterno). “Il livello di tolleranza sociale è sicuramente più basso”, evidenzia Zimmermann.

Per Fabian Schwery, il numero perfetto dei grandi predatori sarebbe zero. “L’abbandono degli alpeggi a causa del lupo avrebbe gravi conseguenze per la biodiversità”, sostiene il contadino che gestisce una malga nella Rappental. “L’impossibilità di pascolare i ripidi pendii nell’alto Vallese renderebbe inabitabili i villaggi sottostanti a causa del rischio di frane e lavine”.

candele e pupazzi di lupo
Gli abbattimenti preventivi decisi dal Governo federale non fanno l’unanimità: il 31 gennaio dei manifestanti hanno protestato a Berna contro il provvedimento. Keystone / Anthony Anex

Le organizzazioni ambientaliste, invece, ritengono che il lupo abbia il diritto di vivere in Svizzera come specie autoctona e faccia anche parte della biodiversità. “La crescita esponenziale è solo temporanea, poiché la popolazione di lupi si autoregola. Inoltre, il numero di lupi è controllato anche dall’uomo”, evidenzia Sara Wehrli di Pro Natura.

La responsabile per i grandi predatori e la politica venatoria dell’ONG precisa che Pro Natura sostiene gli interventi proattivi, laddove necessari per prevenire gravi danni. Tuttavia criticaCollegamento esterno l’intenzione di eliminare interi branchi che in passato non hanno quasi compiuto predazioni.

Per proteggere le greggi un biologo ticinese ha messo a punto un collare di feromoni da applicare al bestiame che dovrebbe allontanare i lupi. Il servizio della trasmissione della RSI Falò:

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Reimparare a convivere con i grandi predatori

La coesistenza con i grandi predatori è una sfida difficile per l’economia alpestre perché con il tempo ha disimparato a conviverci. In Svizzera, l’ultimo lupo è stato abbattuto nella valle di Poschiavo nel 1954. Il suo ritorno naturale è stato possibile grazie alla sua protezione con la Convenzione di BernaCollegamento esterno, all’avanzata delle foreste e all’aumento del numero degli animali selvatici.

“Sono convinta che impareremo a coabitare con i grandi predatori, anche se rimarrà sempre una convivenza conflittuale”, sostiene Wehrli. Si tratta di un processo lento e complesso, iniziato nel 1995 con l’arrivo dei primi lupi provenienti dall’Italia. Il primo branco si è formato molto tempo dopo, nel 2012 nella regione del Calanda, nel Cantone dei Grigioni.

Chissà quante storie potrebbe raccontare la lupa F07 se fosse ancora viva! È stata abbattuta un lunedì sera dell’agosto 2023. Aveva tra i 13 e i 14 anni ed è considerata la lupa più vecchia della Svizzera. La sua vita è stata una grande avventura. Arrivata in Svizzera dall’Italia, probabilmente attraverso il Gran San Bernardo, la sua presenza è stata accertata nel giugno 2011 nell’alto Vallese. In seguito si è spostata nel Cantone dei Grigioni dove, nel maggio 2012, ha formato con il maschio M30 il primo branco di lupi della Svizzera dopo oltre 150 anni. I due lupi sono probabilmente migrati insieme nelle Alpi retiche. In totale, la coppia ha generato 46 cuccioli tra il 2013 e il 2019, stabilendo un record in Svizzera.

All’inizio di agosto 2023, ormai vecchia, affamata, in cattive condizioni e senza più la forza di fuggire, F07 si aggirava nei pressi di Haldenstein, villaggio ai piedi del massiccio del Calanda. Un colpo di fucile, sparato da un guardiano della selvaggina, ha messo fine alla sua vita. Con la morte, F07 ha aggiunto però un ulteriore capitolo alla sua avventura. L’esame patologico effettuato dall’Istituto per la salute dei pesci e della fauna selvatica dell’Università di Berna ha rivelato che l’animale era affetto da un tumore polmonare maligno e che era già finita due volte nel mirino dei bracconieri. La radiografia ha mostrato un vecchio colpo di fucile e nella gamba anteriore destra sono stati trovati frammenti di un proiettile. Magari in futuro, F07 continuerà a raccontare la sua storia presso il Museo di storia naturale di Coira, dove potrebbe essere esposta accanto al lupo ucciso nel 1954 in Valposchiavo.

“Nel frattempo abbiamo maturato un’esperienza quasi trentennale”, dice Daniel Mettler. “Nel fondovalle, il bestiame di piccola taglia può spesso essere adeguatamente protetto tramite recinzioni elettrificate, mentre sugli alpeggi, le misure più efficaci sono l’impiego di cani da guardia e di pastori”.

Ad esempio, dal 2010 nella Rappental, sull’alpeggio di Fabian Schwery, viene applicato un piano di protezione: di notte, le circa 750 pecore vengono radunate dal pastore e sorvegliate da cani di protezione. La strategia ha richiesto tempo e ha dovuto superare vari ostacoli, ma dalla sua adozione si registrano pochissime predazioni.

cane pastore
I pastori maremmani abruzzesi vegliano su diverse greggi in Svizzera. Keystone

“L’anno scorso non abbiamo avuto alcun attacco, ma l’impegno è enorme”, conferma Schwery, sottolineando la difficoltà di motivare i giovani a dedicarsi all’allevamento delle pecore bianche alpine. Tuttavia, non tutti gli alpeggi possono essere protetti.

Stando a un rapportoCollegamento esterno, in Vallese il 25% dei 152 pascoli non sono “proteggibili” a causa delle pendenze eccessive, i terreni rocciosi o la presenza di boschi. “La topografia e il tipo di azienda agricola sono solo due elementi”, ricorda Mettler. “Vanno considerati anche gli aspetti socioeconomici, come l’impiego di un pastore che è sostenibile solo con un gregge che conta almeno 300 pecore”.

Pius Lehner della Lötschental racconta che d’estate le sue pecore sono lasciate incustodite sui monti. “Siamo in quattro allevatori e ci avvicendiamo per controllarle”, spiega il contadino part-time. “Per fortuna, finora il lupo ha risparmiato la nostra alpe, caratterizzata da pendii scoscesi e pareti rocciose. È impossibile proteggere le greggi e quindi potremmo essere costretti ad abbandonare la malga”.

Quando le misure di protezione risultano inefficaci o non applicabili, allora entrano in azione gli altri due pilastri della gestione del lupo in Svizzera. La prima è l’abbattimento di lupi o di branchi problematici, la seconda è il risarcimento dei danni causati dai grandi predatori agli animali da reddito, coperti per l’80% dalla Confederazione e per il 20% dai Cantoni.

Tuttavia, per gli allevatori, come quelli presenti al Widdermarkt di Gampel, nessun indennizzo può compensare la perdita di un animale allevato con amore. Pius Lehner dedica dalle due alle tre ore al giorno alla cura alle sue pecore. “Aver vinto mi colma di soddisfazione. Ma dormirei più tranquillo senza la presenza del lupo”.

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