Contesa fiscale: Benita Ferrero Waldner calma le acque
In un incontro coi giornalisti svizzeri consacrato alla disputa fiscale tra Svizzera e Unione Europa, la commissaria europea alle relazioni esterne ha invitato tutti a moderare i toni della contesa.
Benita Ferrero-Waldner non ha però fatto concessioni alla Svizzera e ha chiesto a Berna di “mostrarsi responsabile”.
Nel braccio di ferro in corso fra Svizzera e Unione europea sulle fiscalità delle imprese la commissaria europea alle relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner invita a smorzare i toni e a riportare il tema nell’ambito di un discorso oggettivo.
La vertenza, che a suo avviso deriva da una diversa interpretazione delle regole della concorrenza, è solo un aspetto nel quadro dei rapporti complessivi fra le due parti, ha affermato l’austriaca in un incontro con i giornalisti elvetici organizzato lunedì a Bruxelles
Nessuna fretta
L’UE chiede alla Svizzera di “mostrarsi responsabile”, ha aggiunto Ferrero-Waldner. A suo avviso non si può parlare di minacce da parte dei Ventisette, anche perché le richieste avanzate non sono illegittime, visto che Berna ha avuto la grande opportunità di accedere al mercato comunitario.
La commissaria non ha voluto dire quale potrebbe ai suoi occhi essere la via d’uscita per porre fine al conflitto. La soluzione – si è limitata a dire – sarà sicuramente “creativa”.
Bruxelles non ha nemmeno fretta: “siamo sempre molto pazienti con i buoni partner”, ha detto l’esponente dell’esecutivo comunitario.
Il 13 febbraio la commissione europea ha deciso di chiedere alla Svizzera di sopprimere o modificare i privilegi fiscali concessi da alcuni cantoni a certi tipi di imprese. Il governo svizzero ha finora respinto l’idea di aprire negoziati e si è detto disposto solo a partecipare a colloqui per spiegare la sua posizione.
Nuovi negoziati
Per quanto riguarda i rapporti in generale fra Svizzera e UE, secondo Ferrero-Waldner la Confederazione ha finora ottenuto molto dalla via bilaterale.
L’Unione è pronta ad aprire anche negoziati su nuovi dossier, a patto che vi siano vantaggi per entrambe le parti.
Il 3 aprile la commissaria aprirà una rappresentanza ufficiale della commissione a Berna: secondo Ferrero-Waldner questo passo potrà avere un influsso positivo sulle relazioni bilaterali.
Per l’occasione, Benita Ferrero-Waldner avrà dei colloqui con la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey e con le commissioni di politica esterna delle due Camere del Parlamento.
swissinfo e agenzie
Secondo la Commissione europea, alcuni regimi fiscali in vigore in certi cantoni elvetici in favore delle imprese costituiscono una forma di aiuto statale incompatibile con il buon funzionamento dell’accordo del 1972.
I privilegi fiscali in questione sono accordati a società che hanno sede in Svizzera, ma che realizzano i propri profitti all’estero.
La Svizzera è convinta che l’accordo bilaterale di libero scambio concluso nel 1972 con l’Ue non si applichi alle agevolazioni fiscali accordate a certe società da alcuni cantoni. Esso si applica soltanto al commercio di alcuni beni (prodotti industriali e prodotti agricoli trasformati).
Berna sostiene che al momento della firma dell’accordo la Svizzera e la Comunità europea non prevedevano di armonizzare le loro legislazioni. Inoltre, le regole di questo accordo non devono essere interpretate alla stessa stregua della regolamentazione interna dell’Ue in ambito di concorrenza, molto più dettagliata.
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