Contro l’AIDS la prevenzione non basta
La sezione svizzera di Medici senza frontiere (MSF) chiede al governo di favorire l'accesso alla triterapia nei paesi del Sud.
Dopo aver messo a lungo l’accento sulla prevenzione, da un anno l’aiuto svizzero allo sviluppo si concentra anche sul trattamento farmacologico della malattia.
All’appello, lanciato in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS, la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione risponde ricordando I problemi legati alle strutture sanitarie locali.
La cosiddetta cura antiretrovirale, o triterapia, permette di prolungare in modo sensibile la vita delle persone contagiate dal virus Hiv: se in precedenza l’AIDS era considerata una malattia letale, con la nuova cura è diventata una malattia cronica. Ciò vale però soltanto per i paesi industrializzati, sottolinea MSF.
Nei paesi più poveri – dove vive il 95% delle persone sieropositive registrate a livello mondiale – la stragrande maggioranza dei malati non ha nessuna possibilità di ricevere simili cure. In questi paesi circa 20 milioni di persone sono già morte di Aids.
Terapie possibili anche nel Sud
«La prevenzione contro l’AIDS è importante, ma i paesi in via di sviluppo hanno bisogno anche di cure», scrive MSF Svizzera nel suo appello rivolto alla Confederazione e alle organizzazioni non governative (ONG) elvetiche.
Molti governi sostengono che la triterapia non può essere praticata nei paesi poveri, perché mancano le necessarie infrastrutture mediche e il personale qualificato, oppure perché i costi sono troppo alti.
«Da un anno mettiamo l’accento anche sul trattamento della malattia», osserva Walter Fust, capo della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).
«Ma il problema con il quale siamo confrontati è il sistema sanitario locale. L’accompagnamento psicologico e sociale è fondamentale se vogliamo che i malati prendano i medicamenti».
I progetti lanciati dal 2001 dai Medici senza frontiere in 27 paesi in via di sviluppo dimostrano tuttavia che la missione non è impossibile: nell’ambito di questi progetti l’organizzazione cura con la triterapia 23’000 pazienti.
L’efficacia della cura è paragonabile a quella che si osserva nei paesi industrializzati. E queste esperienze dimostrano che la cura antiretrovirale può essere praticata anche nelle difficili condizioni che si riscontrano nei paesi più poveri, sottolinea MSF.
Seguendo la sua tradizione umanitaria, la Svizzera potrebbe dare l’esempio ad altri paesi sviluppati e rivedere la sua strategia di lotta all’AIDS nei paesi più poveri, afferma l’organizzazione umanitaria. Anche le ONG svizzere attive in campo medico sono chiamate a dare il loro contributo.
Costo dei farmaci
Resta il problema del costo dei farmaci per la cura antiretrovirale. Sulla questione, Walter Fust ritiene che «l’industria farmaceutica svizzera è più aperta di quanto si pensi. E poi abbiamo fatto delle buone esperienze con farmaci prodotti in altri paesi, per esempio in India».
Ma il problema è complesso e tutt’altro che risolto. L’accordo sui brevetti raggiunto nell’agosto 2003 in seno all’Organizzazione mondiale per il commercio (OMC), che prevede deroghe al divieto di importare medicinali generici, è stato aspramente criticato da molte associazioni umanitarie, tra cui MSF.
Per Fust, si tratta però di uno strumento con cui si può lavorare. “Ora dobbiamo fare di tutto per prolungare l’accordo. È anche nell’interesse dell’industria farmaceutica».
swissinfo e agenzie
20 milioni di morti dal 1981
8000 morti al giorno
40 milioni di persone infette
6 milioni di malati, di cui solo 400’000 beneficiano di una cura
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