Dall’Europa prove e indizi contro la CIA
L'investigatore svizzero del Consiglio d'Europa conferma i sequestri della CIA in Europa di persone consegnate a paesi terzi per essere «torturate».
Presentando a Strasburgo il suo rapporto intermedio davanti al Parlamento europeo, il senatore svizzero ha riconosciuto però che non esistono prove materiali delle prigioni segrete della CIA in Europa.
Le persone coinvolte nelle « extraordinary renditions», gli arresti extraterritoriali di sospetti terroristi, sarebbero oltre 100, secondo Dick Marty, che ha tuttavia riconosciuto che a questo stadio «non ci sono prove formali e irrefutabili dell’esistenza di centri segreti di detenzione in Romania, Polonia e in qualsiasi altro paese».
Riferendosi nel suo rapporto intermedio alle dichiarazioni di funzionari americani, il parlamentare svizzero ha dichiarato che «molti indizi e coincidenze permettono di confermare l’esistenza di un sistema di delocalizzazione e di appalto della tortura, ma solo i governi possono far luce su tutta la vicenda».
Non vogliamo attività illegali in Europa
«Il mio intervento, non lo nascondo, intende aumentare la pressione sui paesi membri del Consiglio d’Europa, istituzione che difende dei principi che certi stati sembrano pronti ad abbandonare senza scrupoli», ha dichiarato Marty alla stampa svizzera il giorno precedente alla presentazione del rapporto.
«Non giudichiamo gli Stati Uniti, ma dobbiamo trasmettere un messaggio chiaro. Non vogliamo attività illegali sul nostro territorio», ha ribadito il magistrato ticinese in un’intervista a Le Temps.
Dick Marty ha iniziato a investigare sulle attività della CIA (carceri segrete e voli di detenuti) in dicembre. Secondo Marty è molto improbabile che i governi europei, o perlomeno i rispettivi servizi segreti, non fossero al corrente delle «renditions», ovvero dei rapimenti e dei trasferimenti, per mezzo di tali voli segreti, di cittadini sospettati di attività terroristiche.
Da non dimenticare che sono diverse le persone rapite per errore dalla CIA, nel quadro della lotta a tutto campo contro Al Qaida.
Una diversa nozione di tortura
In un precedente incontro con la stampa, Dick Marty aveva rilasciato a swissinfo dichiarazioni molto esplicite sui metodi utilizzati dagli Stati Uniti.
«Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha detto che nessuno è stato trasportato in Europa per essere torturato. Ma quello che non ha detto è che la definizione di tortura dell’amministrazione americana attuale non corrisponde a nessuno degli standard internazionali. Per loro tortura è solo quando esiste un danno fisico permanente. Tenere qualcuno con la testa sott’acqua fino al limite dell’affogamento o far finta di fucilarlo, non è tortura».
Centri di detenzioni chiusi a novembre
Secondo le informazioni pervenute a Dick Marty, i centri di detenzione sono stati chiusi qualche ora dopo gli avvisi del Consiglio d’Europa, nel mese di novembre. «È uno dei meriti dell’inchiesta. Se riuscissimo a provocare una vera mobilitazione della società civile, avremmo fatto un passo supplementare», spera Dick Marty.
In sostanza non bisogna lasciare che la questione cada nel dimenticatoio. «Ad un certo punto i governi non potranno più sottrarsi alle proprie responsabilità», sottolinea l’investigatore ticinese.
Neppure la Svizzera, paese depositario delle Convenzioni di Ginevra e fondatore della Croce rossa, potrà sottrarsi alle proprie responsabilità. Anche dall’aeroporto di Ginevra sono transitati voli fantasma, sui quali la ministra degli esteri, Micheline Calmy-Rey, ha già richiesto in giugno spiegazioni agli Stati Uniti. Senza ottenere risposta.
swissinfo e agenzie
Il senatore svizzero Dick Marty è presidente della Commissione per i diritti umani dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Fra i suoi incarichi vi è quello di indagare sulle presunte prigioni segrete della CIA nell’Europa dell’est.
Sarebbero un centinaio le persone sequestrate illegalmente dalla CIA, per sospettate attività terroristiche.
Esemplare il caso di Abu Omar, l’imam di Milano consegnato all’Egitto, dove ha subito tortura.
O quello del cittadino tedesco Khaled al Masri, sequestrato e deportato in Afghanistan, dove è stato maltrattato per 5 mesi, prima che i servizi americani si rendessero conto di aver preso l’uomo sbagliato.
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