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Dalla Turchia, Blocher provoca una polemica in Svizzera

Le affermazioni di Blocher (a sinistra) sono piaciute al suo omologo turco Cicek ma hanno suscitato una polemica in patria Keystone

In ministro della giustizia elvetico ha criticato la norma antirazzismo che ha portato all'inchiesta in Svizzera contro uno storico turco per le sue affermazioni sul genocidio armeno.

Christoph Blocher si è espresso in tal senso durante un simposio ad Ankara per gli 80 anni del codice civile turco. In Svizzera le sue affermazoni hanno sollevato un polverone.

Il consigliere federale Christoph Blocher, in visita in Turchia, ha criticato l’articolo 261bis del Codice penale svizzero, che reprime la discriminazione razziale e in particolare le affermazioni dei negazionisti. Esso prevede che chiunque tenga discorsi volti a negare, minimizzare o giustificare un genocidio o altri crimini contro l’umanità è passibile di pena.

“Questo articolo mi fa venire il mal di pancia”, ha detto Blocher davanti ai giornalisti, al termine del suo colloquio con il suo omologo turco Cemil Cicek.

Inchieste elvetiche

Il responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) ha ricordato che la norma in questione venne approvata nel 1994 per impedire che venisse negato l’Olocausto. Nessuno allora avrebbe immaginato che un eminente storico turco sarebbe finito davanti ai giudici”, ha detto ancora Blocher, richiamandosi alla libertà di espressione.

Nei mesi di maggio e di luglio del 2005, la giustizia elvetica ha infatti aperto due indagini contro due personalità turche – lo storico Yusuf Halacoglu, appunto, e il politico Dogu Perinçek – per valutare se i loro discorsi pubblici sul genocidio armeno, tenuti in Svizzera, abbiano violato la norma antirazzismo.

Il DFGP “esaminerà come fare per evitare che casi del genere si ripetano”, ha aggiunto Blocher. Spetterà comunque alle Camere federali e al governo decidere di un’eventuale modifica dell’articolo, ha precisato.

Genocidio armeno

La questione del genocidio armeno è ormai da anni un ostacolo nelle relazioni fra Berna e Ankara.

Il Consiglio nazionale e diversi parlamenti cantonali hanno riconosciuto il genocidio ad opera dell’esercito ottomano. Ma su questo punto il capo del DFGP ha rammentato la posizione ufficiale “coerente” del Consiglio federale, che parla di “tragici avvenimenti del 1915”. “Noi politici non dobbiamo pronunciarci sulla questione”, ha dichiarato Blocher, aggiungendo: “Siamo persuasi che la soluzione di una commissione internazionale di storici sia quella buona”.

Il governo turco ha proposto recentemente la creazione di una commissione mista di storici turchi e armeni, per far luce su quegli avvenimenti. Ankara, che non nega le uccisioni, contesta l’ampiezza degli eccidi e respinge il termine di “genocidio”.

Critiche dalla Svizzera

In Svizzera, le reazioni alle dichiarazioni di Christoph Blocher non si sono fatte attendere. Mentre Ueli Maurer, presidente dell’unione democratica di centro (UDC – destra populista), ha preferito non prendere posizione in merito, il presidente della commissione federale contro il razzismo, Georg Kreis, ha affermato che ancora una volta Blocher va contro la separazione dei poteri. Opinione condivisa anche dalla capogruppo socialista alle Camere, Ursula Wyss.

Dal canto suo, il presidente del partito democristiano PPD, Christophe Darbellay, si dice scioccato e sottolinea che è “raro vedere un ministro della giustizia recarsi in un Paese che non rappresenta certo un esempio in fatto di rispetto dei diritti umani e scusarsi per la posizione del parlamento svizzero”.

Il capogruppo liberale radicale (PLR) alla Camere, Felix Gutzwiller, dichiara poi che l’articolo in questione “è una conquista per la Svizzera laica e liberale” e che di conseguenza non verrà modificato.

Per l’Associazione Svizzera-Armenia, le dichiarazioni di Blocher sono “irresponsabili, di una gravità inaudita e attentano all’indipendenza della Svizzera”. Il ministro di giustizia – sempre secondo l’associazione – “ha ridicolizzato una nazione, trasformandola in un tappeto rosso per i peggiori negazionisti”.

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Asilo e lotta contro il terrorismo

Ad Ankara Blocher ha inoltre incontrato il suo omologo turco Cemil Cicec, con il quale ha affrontato il tema dell’asilo e della lotta contro il terrorismo. Si è trattato di una discussione “molto aperta”, ha affermato il responsabile del DFGP.

Dopo aver fatto una visita di cortesia al ministro turco dell’interno Abdulkadir e aver deposto una corona di fiori al mausoleo del padre fondatore della Turchia, Mustafa Kemal Atatürk, Blocher farà rientro in Svizzera.

swissinfo e agenzie

L’interpretazione storica degli avvenimenti che hanno causato la morte di circa 1,8 milioni di armeni tra il 1915 e il 1919 è da anni all’origine di tensioni tra la Turchia ed altre nazioni europee, tra cui la Svizzera.

I parlamenti di diversi Stati – tra gli altri Francia, Russia e Italia – hanno riconosciuto il massacro come genocidio.

Nel 1987 è stato il turno del Parlamento europeo. Nel 2003, il Consiglio nazionale (Camera bassa del Parlamento svizzero) ha fatto altrettanto. Il Governo elvetico ha preferito parlare di “deportazione” e “massacro”.

In passato, la Turchia ha annullato a più riprese le visite dei consiglieri federali elvetici.

È infatti già successo alla ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey nel 2003. Nel 2005 è invece stato l’allora ministro dell’economia, Joseph Deiss, a ricevere una disdetta dalla Turchia, ufficialmente per eccesso di impegni.

Sempre sulla scia della polemica fra Svizzera e Turchia sulla questione del genocidio armeno, la Turchia ha escluso lo scorso mese d’aprile la ditta svizzera Pilatus dal concorso per la fornitura di un nuovo aereo.

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