Prospettive svizzere in 10 lingue

Dieci dollari per diventare un cow-boy

Giorgio Cheda

Le schede biografiche compilate dalle contee californiane all'inizio del Novecento sono un'ottima fonte d'informazione sulla vita dei primi emigranti dalla Svizzera italiana.

Le annotazioni lasciate dalle autorità dell’epoca sono ricche di elogi. I giovani svizzeri di lingua italiana che giunsero in California a mani vuote ed ottennero successo lavorando duro, per lo più come rancieri, erano visti con stima e ammirazione.

Gli estratti riportati in questa pagina sono parte dei testi biografici trascritti dallo storico Giorgio Cheda.

Quest’annotazione del 1922, che si riferisce a John Lucchini, diventato un casaro a Napa, può essere utilizzata per descrivere molti degli emigranti dalla Svizzera italiana che cercarono fortuna in California. «Arrivò qui assieme a strane persone, totalmente incapaci di parlare la lingua e con un capitale di appena 10 dollari, ma era ricco in ambizione e forza di spirito e corpo… appena ne ebbe i mezzi finanziari, diede avvio ad un’attività indipendente nel settore caseario».

John Cerini, suo compatriota, diventò un produttore di latticini e un uomo d’affari conosciuto come «un californiano che ha generosamente sostenuto il governo nella Liberty Bond [titolo emesso dal governo degli Stati Uniti negli anni 1917/18 per finanziare il suo sforzo bellico, ndr], la Croce rossa e altre iniziative legate alla guerra (…) John Cerini, finanziere, magazziniere e casaro, è un uomo che arrivò nel Golden State a 15 anni, iniziò dal gradino più basso della scala ed ebbe successo lavorando duro».

L’impresa di Cerini, giunto in California nel 1869, è in netta contrapposizione rispetto alla sorte toccata a Leonardo Pozzi. Entrambi provenivano dal medesimo villaggio di Giumaglio, in Ticino, ma mentre Pozzi si lanciò senza successo in svariate attività in Australia (descritte nella sua lettera riportata nella sezione «Una nuova patria»), Cerini acquistò quasi 4000 acri di terreno in diverse regioni della California. I suoi cospicui averi lo portarono ai vertici della Dairyman’s Bank a Valley Ford, nella Contea di Sonoma.

«Un esperto casaro»

La biografia del 1911 di Antonio Bettinelli, un ranciere della Contea di Marin, riassume la stima di cui godevano i ticinesi e gli elvetici in generale: «Entrambi [Bettinelli e il suo socio] sono svizzeri di nascita e d’istruzione, ciò che equivale ad affermare che sono esperti casari, ciò che è effettivamente vero nel loro caso».

Come molti emigranti, Joseph Moranda di Vogorno (Valle Verzasca) seguì le tracce di altri ticinesi. In questo caso ricalcò le orme del padre Bartolomeo Moranda, tornato a casa dopo aver trascorso 14 anni come giardiniere nei pressi di Stockton, nella Contea di San Joaquin: «Joseph ha sviluppato da giovane un forte desiderio di vedere la terra dell’oro e del sole».

Il giovane Moranda si installò ad Arcata, nella Contea di Humboldt. Nel 1915 scrissero di lui: «Tutti i lavori di miglioria e il materiale del ranch sono tra i più eccellenti e moderni; ha tentato di fare del suo ranch il migliore del distretto».

Come molti ticinesi, Daniel Bondietti di Avegno (Valle Maggia), dopo essere approdato in California nel 1884, ottenne il suo primo lavoro in un ranch. Bondietti riuscì però rapidamente a sfruttare le abilità di scalpellino imparate in Ticino e partecipò alla costruzione di un ponte ferroviario tra Portland e Sacramento. Anche lui si dedicò in seguito all’agricoltura, installandosi definitivamente a Point Reyes Station: «Coltivava circa otto acri di terreno e disponeva di una mandria di cento ottime mucche da latte. Ha avuto successo e ha sviluppato la proprietà in una splendida fattoria».

Strada verso la fortuna

Charles Galletti di Lugano giunse a Point Arena nel 1893 all’età di 21 anni. Con i soldi risparmiati nei primi cinque anni come aiutante in una fattoria, poté affittare un ranch e acquistare una mandria di mucche. Continuò ad estendere la sua attività e, a quanto pare, ci riuscì talmente bene da aprire due hotel e una macelleria.

Nemmeno Peter Camozzi si limitò alla produzione di latticini. Camozzi trasformò la sua proprietà di 250 ettari vicino a Stockton in un vasto vigneto dove «coltivò la varietà [di uva] Black Prince, che gli valse diversi riconoscimenti alla fiera della contea. Ha coltivato un vigneto, se ne è occupato ed ora è un buon produttore».

«La via verso il successo non è cosparsa di fiori nemmeno nelle condizioni più favorevoli», si legge all’inizio della scheda biografica di Serafino Borsini, un casaro della Contea di Merced. «… C’erano molti ostacoli da superare, che avrebbero scoraggiato molti giovani, perciò il successo che raggiunse merita di essere menzionato».

C’era un testo simile nel 1910 per Joseph Balestra, che si stabilì nella Contea di Monterey, dove era proprietario di oltre 1’100 acri e deteneva partecipazioni in altri ranch. «Joseph Balestra può nel complesso essere fiero del successo che ha avuto da quando si è stabilito in California».

Questo ha permesso a Balestra di assicurarsi una buona casa e di dare ai figli un’ottima educazione, ciò che, si legge nella biografia, «non sarebbe stato possibile nel suo paese natale».

swissinfo.ch

Molti migranti approdati in California hanno avuto la possibilità di acquistare, ad un prezzo relativamente modesto, un terreno che era impensabile poter comperare o coltivare in Ticino.

Secondo le stime degli storici, circa un migliaio dei 27mila ticinesi in California hanno acquistato un totale di 1800 km2 di terre, ciò che corrisponde ai due terzi della superficie del canton Ticino.

All’emigrazione di svizzeri, francesi, austriaci e tedeschi verso l’America ha fatto seguito, a partire dal 1885, un vasto flusso migratorio dall’Italia.

Il numero di partenze passò da circa 100mila nel 1880 a oltre 300mila nel 1900 e a quasi 900mila nel 1913. L’emigrazione italiana riprese dopo la prima guerra mondiale e si mantenne alta fino al 1927, anno in cui il regime fascista interruppe il fenomeno delle partenze.

In totale, tra il 1876 ed il 1925, lasciarono l’Europa più di 9 milioni di Italiani, per la maggior parte poveri contadini e braccianti analfabeti, spinti ad intraprendere l’avventura oltremare dalla mancanza di lavoro e dalla fame.

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