Dogu Perinçek condannato per aver negato il genocidio armeno
Il Tribunale distrettuale di Losanna ha condannato il politico turco Dogu Perinçek a una pena pecuniaria, sospesa con la condizionale, per aver infranto la norma svizzera antirazzismo.
Perinçek è la prima persona ad essere punita penalmente per aver negato il genocidio degli armeni. Il verdetto corrisponde alla pena formulata dall’accusa.
Dogu Perinçek è stato condannato ad una pena pecuniaria di 9’000 franchi (pari a 90 aliquote giornaliere di 100 franchi), sospesa con la condizionale, e ad una multa di 3’000 franchi. Dovrà inoltre sostenere le spese processuali e versare, a titolo simbolico, 1’000 franchi all’Associazione Svizzera-Armenia, costituitasi parte civile.
La Corte ha seguito su tutta la linea le indicazioni dell’accusa, secondo cui il genocidio armeno è un fatto accertato, notorio, ammesso e definitivamente riconosciuto in Svizzera. Negarlo significa quindi violare l’articolo 261bis del Codice penale.
Il leader turco è un «provocatore arrogante» che conosceva la legge elvetica, ha affermato il giudice Pierre-Henri Winzap.
Perinçek è un «razzista», ha proseguito Winzap, per il quale il politico non merita «alcuna circostanza attenuante».
Il sollievo degli armeni
Il procuratore e l’Associazione Svizzera-Armenia hanno rimproverato a Perinçek – capo del Partito turco dei lavoratori, una formazione politica minoritaria nel suo paese – di aver agito con intenti razzisti, negando il genocidio alla base della morte di un numero di armeni che secondo alcune stime arriverebbe a 1,5 milioni.
Il genocidio armeno è «un fatto storico accertato per l’opinione pubblica svizzera», ha osservato il giudice. «Il fatto che questa tragedia non figuri nella lista dei genocidi ufficiali riconosciuti dalla Corte internazionale non impedisce di affermare che si tratta senza dubbi di una realtà».
Il presidente dell’Associazione Svizzera-Armenia, Sarkis Shahinian, ha parlato di un «gran sollievo», sebbene non ci sia posto per la gioia siccome «nessuno può rallegrarsi di ciò che è successo nel 1915».
Il verdetto odierno rappresenta la prima condanna da parte di un’istanza giudiziaria elvetica nei confronti di un negazionista del genocidio avvenuto fra il 1915 e il 1917 nell’allora impero ottomano.
Perinçek non ci sta
Nei due giorni di dibattimento, l’imputato, il suo avvocato e i testimoni della difesa avevano invece propugnato una tesi totalmente opposta. A loro avviso è sbagliato parlare di genocidio, perché durante la prima guerra mondiale non è vi è stata alcuna eliminazione sistematica della popolazione armena da parte dei turchi.
«Il giudice non era neutrale. Si tratta di un verdetto razzista e imperialista», ha reagito Perinçek, che ha promesso di far cambiare questa decisione. Il suo avvocato ha già lasciato intendere di volersi rivolgere alla Corte europea dei diritti dell’uomo per contestare la sentenza.
Per il presidente della Commissione federale contro il razzismo, il tribunale ha invece sentenziato correttamente: il giudice non si è chinato sull’esistenza o meno di un genocidio, ha detto in sostanza Georg Kreis, ma ha agito considerando semplicemente l’infrazione alla norma antirazzismo.
«Speriamo che gli effetti della sentenza si facciano sentire anche in Consiglio federale: la norma antirazzismo deve essere presa sul serio, e non portare “a mal di pancia”», ha osservato a swissinfo, facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal ministro di giustizia Christoph Blocher durante un suo viaggio in Turchia.
Ripercussioni sulle relazioni Svizzera-Turchia
Contattato da swissinfo, l’opinionista Ferai Tinç del giornale turco Hurriyet ha rilevato che il processo «ha suscitato molto interesse siccome è stata la prima volta che un cittadino turco è stato processato all’estero per la sua opinione».
«Vediamo la vicenda come un processo alla libertà di pensiero e di opinione», ha indicato, sottolineando che in Turchia non tutti concordano con Perinçek, ma il dibattito sulle libertà d’espressione è ciò nonostante molto vivo.
Per la giornalista, il processo creerà dei «problemi a livello di fiducia» nelle relazioni tra Svizzera e Turchia.
swissinfo e agenzie
Dogu Perinçek, capo del Partito turco dei lavoratori, è stato condannato per aver violato la norma penale contro il razzismo. In una serie di discorsi tenuti nell’estate del 2005 nei cantoni Vaud, Zurigo e Berna, Perinçek aveva negato il genocidio del popolo armeno avvenuto negli anni 1915-1918.
Il genocidio è stato riconosciuto in Svizzera dal Consiglio nazionale (camera del popolo), come pure dai parlamenti dei cantoni Vaud e Ginevra. Questi riconoscimenti avevano suscitato in passato alcune tensioni tra la Svizzera e la Turchia.
La norma penale contro il razzismo (articolo 261bis del Codice penale) è stata approvata nel 1994 in votazione federale con una maggioranza del 54,7%.
Le disposizioni legali, entrate in vigore nel 1995, vietano ogni forma di incitazione all’odio o alla discriminazione di persone che appartengono ad altre razze, etnie o religioni. È pure punibile la negazione di un genocidio.
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