Dopo la strage di Zugo, una legge sulle armi più severa
La grande maggioranza degli svizzeri vuole una legge sulle armi più severa all'indomani della strage di Zugo del 27 settembre: stando a un sondaggio del settimanale «Facts», pubblicato giovedì, il 77 per cento è favorevole a un inasprimento, mentre solo il 18 per cento è contrario.
Fra le donne la percentuale di favorevoli sale all’83 %, mentre fra gli uomini è del 71 %. Il sondaggio, per il quale sono state interpellate 600 persone, mostra anche una crescente opposizione al fucile d’assalto in casa: il 46 % è contrario, il 45 % favorevole.
Fra i giovani l’opposizione è ancora maggiore: soltanto il 40 % dei 15-34enni è favorevole a che ogni soldato possa portarsi a casa il fucile. Fra gli ultra-55enni invece la percentuale sale al 52 per cento. Fra le donne l’opposizione è più netta: soltanto il 34 per cento delle interpellate vede con favore in casa l’arma d’ordinanza.
Sabato scorso il ministro della difesa, Samuel Schmid, aveva detto di non vedere alcuna minaccia per la società nel mantenimento di questa tradizione da esercito di milizia tipicamente elvetica, nonostante la strage di due giorni prima nel parlamento di Zugo.
Martedì il gruppo socialista alle Camere ha chiesto al Consiglio federale di sottoporre al più presto al parlamento una proposta di revisione della legge sulle armi. Per i deputati socialisti bisognerebbe ritirare le armi personali dei soldati, mentre il casellario giudiziale dovrebbe essere determinante per la concessione del porto d’armi: una persona che ha commesso un reato non dovrebbe ottenere alcuna autorizzazione. Gli stessi criteri dovrebbero essere estesi anche al commercio di armi tra privati.
Un gruppo di lavoro diretto da Urs von Daeniken, capo del Servizio di analisi e prevenzione all’Ufficio federale di polizia, sta attualmente elaborando proposte di revisione della legge sulle armi.
swissinfo e agenzie
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