Evasione fiscale: la Svizzera punta su soluzioni bilaterali
Il governo elvetico ha comunicato giovedì di non voler più permettere alle banche di accogliere i fondi non tassati provenienti dall'estero: il Dipartimento delle finanze dovrà elaborare diverse proposte per concretizzare la decisione.
Illustrando la strategia del governo elvetico per la piazza finanziaria, il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha dichiarato che «non è nell’interesse della Svizzera attirare capitali stranieri che non sono stati dichiarati al fisco».
La piazza finanziaria elvetica – è stato sottolineato – costituisce uno dei pilastri dell’economia nazionale, ed è quindi di vitale importanza salvaguardarne l’integrità affinché possa godere della fiducia degli operatori.
Il governo ha quindi incaricato il Dipartimento federale delle finanze (DFF) di elaborare diverse proposte a questo scopo.
Sfera privata tutelata
Per conciliare gli interessi degli stati stranieri e quelli della piazza finanziaria elvetica, il Consiglio federale è pronto ad estendere la cooperazione transfrontaliera, ma rimane irremovibile sulla protezione della sfera privata dei clienti delle banche, ha precisato Hans-Rudolf Merz. Lo scambio automatico di informazioni, chiesto da diversi paesi europei, è quindi escluso.
Il governo è tuttavia disposto a esaminare altre misure nell’ambito dei negoziati bilaterali, come ad esempio l’introduzione di un’imposta liberatoria che verrebbe prelevata sui capitali stranieri depositati nella Confederazione e poi trasmessa all’autorità fiscale del paese interessato, senza però rivelare il nome del titolare del conto, o l’instaurazione di una dichiarazione spontanea da parte dei contribuenti.
«Non esiste un modello migliore di un altro: con ogni paese negozieremo la soluzione più appropriata», ha sottolineato il ministro.
Doppia imposizione
Secondo l’esecutivo, le convenzioni contro la doppia imposizione – rinegoziate conformemente agli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) – permettono già alla Svizzera di fornire ad altri paesi informazioni di natura fiscale caso per caso e in risposta a richieste concrete.
Il governo continuerà quindi ad «attuare in modo coerente e rapido la nuova politica in materia di assistenza amministrativa» iniziata nel marzo dello scorso anno, quando la Confederazione ha accettato le condizioni poste per essere stralciata dalla lista grigia dei paradisi fiscali.
Linee guida
La garanzia dell’integrità della piazza finanziaria è solo una delle quattro linee guida che il Consiglio federale ha definito nella sua strategia. Le altre sono: conservare e migliorare la competitività del settore finanziario, garantire l’accesso ai mercati per gli intermediari finanziari svizzeri e aumentare la resistenza alle crisi, in particolare risolvendo il problema delle aziende «too big to fail» (troppo grandi per fallire).
Per attuare questi obiettivi è stato creato un gruppo di lavoro interdipartimentale composto di rappresentati dei dipartimenti delle finanze, degli esteri, dell’economia e di giustizia e polizia.
Il suo compito sarà quello di coordinare l’applicazione delle misure e di elaborare una strategia globale per i futuri negoziati fiscali con l’Unione europea. Il nuovo Segretariato alle questioni finanziare internazionali seguirà da marzo i lavori bilaterali e multilaterali.
Bruxelles preferisce una soluzione globale
La Commissione europea ha commentato la decisione del governo elvetico sottolineando che nessun paese – membro o non membro dell’Unione europea – dovrebbe facilitare l’evasione fiscale da parte di cittadini di uno Stato terzo, soprattutto durante un periodo di crisi economica.
Bruxelles attende quindi di conoscere nel dettaglio le misure adottate dalla Confederazione per implementare la scelta annunciata giovedì. Inoltre, diversamente da Berna, l’Unione europea auspica – invece di accordi bilaterali tra la Svizzera e i singoli Stati – una soluzione globale che riguardi tutti i 27 membri.
Da ultimo, la Commissione europea resta favorevole allo scambio automatico di informazioni, ritenendola la soluzione più efficace per garantire che i cittadini siano tassati conformemente alla legislazione del paese di residenza.
swissinfo.ch e agenzie
La distinzione tra frode ed evasione fiscale va abolita anche all’interno dei confini nazionali: è quanto ha affermato la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf in un’intervista concessa a fine febbraio alla NZZ am Sonntag.
Il problema – a suo parere – era inesistente in passato, dato che la distinzione tra frode ed evasione era valida sia in Svizzera sia sul piano internazionale. Ma in seguito alla decisione del governo di aderire agli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la situazione dovrebbe cambiare.
Widmer-Schlumpf si dice aperta in merito alle modalità d’applicazione di una nuova normativa in materia: tutti i reati fiscali potrebbero essere sottoposti al diritto penale e le infrazioni dovute a semplice negligenza potrebbero rimanere impunite. Si potrebbero anche introdurre disposizioni che vadano a colpire unicamente i casi più gravi.
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