Festeggiamenti e critiche dopo la decisione di Pristina
Convocato in sessione straordinaria, il parlamento del Kosovo ha proclamato domenica l'indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese.
La decisione di Pristina ha suscitato grande entusiasmo da parte della folta comunità albanese residente in Svizzera. Le autorità elvetiche, che si erano espresse in passato per “un’indipendenza formale” del Kosovo, non si pronunceranno subito su un eventuale riconoscimento.
Il Kosovo è da questo momento “uno Stato indipendente, sovrano e democratico”. Lo ha dichiarato domenica il presidente del parlamento di Pristina Jakup Krasniqi di fronte all’assemblea dei rappresentanti del popolo kosovaro.
Secondo il documento in 12 punti, approvato dal parlamento, il Kosovo dipendente sarà “consacrato alla pace e alla stabilità”. Sarà inoltre “una società laica e multietnica” che garantisce l’eredità culturale e religiosa, riferimento questo alla minoranza serba residente nella regione.
La nuova nazione sarà creata sulla base del piano elaborato dall’inviato speciale dell’Onu per il Kosovo, il finlandese Martti Ahtisaari. Tale piano – che prevede un’indipendenza “sotto supervisione internazionale”, garantita da una missione dell’Unione europea – era stato bloccato dalla Russia al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La decisione adottata dal parlamento del Kosovo ha sollevato grande entusiasmo popolare a Pristina, dove migliaia di abitanti sono scesi sulle strade, con bandiere e vestiti tradizionali, per festeggiare la proclamazione di indipendenza.
Reazioni negative da Belgrado e Mosca
Come previsto, reazioni negative sono giunte da Belgrado, dove il presidente serbo Boris Tadic ha detto che il suo Paese non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo. La Serbia ha inoltre chiesto alle istituzioni internazionali – come l’ONU, l’Organizzazione della sicurezza e della cooperazione in Europa e il Consiglio d’Europa – di respingere un’eventuale richiesta di adesione del Kosovo.
Da parte sua, la Russia ha chiesto all’ONU e alla NATO un’azione “immediata” per fare annullare la proclamazione di indipendenza del Kosovo e “ristabilire l’integrità territoriale della Serbia”. A detta di Mosca, la decisione del parlamento kosovaro rischia di aggravare le tensioni e le violente interetniche nella regione e minaccia di far scoppiare un nuovo conflitto nei Balcani.
L’Unione europea, che rimane divisa sulla questione del riconoscimento, ha invitato domenica tutte le parti in Kosovo a “mantenere la calma e non rispondere a nessuna provocazione”. La comunità internazionale “non tollererà nessuna violenza”, ha affermato il portavoce dell’Ue Jens Mester.
“Prendiamo atto di questa proclamazione” e “ci rallegriamo per la volontà del governo kosovaro di proteggere le minoranze etniche”, ha dichiarato invece il portavoce del dipartimento di Stato americano Sean McCormack.
Grande festa anche in Svizzera
Ancora prima della proclamazione unilaterale di indipendenza adottata dal parlamento di Pristina, migliaia di kosovari residenti in Svizzera sono scesi nelle strade e nelle piazze delle maggiori città per esprimere la loro gioia.
A Berna un migliaio di persone si sono riunite sulla Piazza federale per una dimostrazione pacifica, mentre le strade erano percorse da caroselli di auto, che suonavano il clacson ed esponevano la bandiera con l’aquila bicipite albanese. Molte anche le bandiere svizzere.
A Zurigo la notizia della proclamazione di indipendenza è stata accolta con grida di giubilo da migliaia di persone, riunitesi sulla Helvetiaplatz, alcune delle quali sono scoppiate in lacrime. Anche in questo caso, molte le bandiere nazionali e traffico praticamente bloccato per i caroselli di vetture. Manifestazioni analoghe si sono svolte anche a Ginevra, Losanna, Neuchâtel e Bienne.
Sostegno del governo elvetico
Le autorità svizzere hanno preso atto della proclamazione di indipendenza del Kosovo, senza tuttavia pronunciarsi su un eventuale riconoscimento del nuovo Stato. “La dichiarazione d’indipendenza del Kosovo era attesa. La politica estera svizzera dovrà tener conto di questo fatto”, si è limitato a comunicato domenica il Dipartimento degli affari esteri (DFAE).
Da notare che la Svizzera figura tra i primi paesi che si erano espressi, per principio, in favore dell’indipendenza del Kosovo. Già nel maggio 2005, l’ambasciatore elvetico all’ONU Peter Maurer aveva dichiarato che la Confederazione era favorevole ad “un’indipendenza formale”.
Una posizione ribadita in seguito a più riprese dalla ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey, nonostante alcune critiche interne ed esterne. Assicurando il sostegno della Svizzera al Kosovo, la numero uno della diplomazia elvetica ha invitato domenica i kosovari residenti in Svizzera a diventare gli ambasciatori di un Kosovo che non vuole essere uno Stato mono-etnico, ma che considera la salvaguardia delle minoranze come una vera forza.
Critiche di Thomas Fleiner
La dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo costituisce una violazione del diritto internazionale, incoraggiata dalla comunità internazionale, ha dichiarato il professor Thomas Fleiner, specialista di diritto internazionale ed ex-consulente giuridico della delegazione serba nel quadro dei negoziati sul Kosovo.
In un’intervista pubblicata sabato dai quotidiani “24 Heures” e “Tribune de Genève”, l’esperto ha criticato anche la posizione assunta dal governo elvetico. “La tradizione della Svizzera è di mediare nei conflitti e non di prendere posizione per una parte o l’altra. Inoltre abbiamo sempre seguito il principio di rispettare il diritto internazionale”.
A detta di Fleiner un riconoscimento da parte della comunità internazionale dell’indipendenza del Kosovo rappresenterebbe “un precedente che rischia di avere gravi conseguenze”.
swissinfo e agenzie
Dopo la Seconda guerra mondiale, la provincia del Kosovo gode di uno statuto di autonomia, ancorato nel 1974 nella Costituzione della Federazione jugoslava.
1989: il presidente serbo Slobodan Milosevic annulla lo statuto di autonomia e invia l’esercito in Kosovo per sedare le proteste.
1998: decine di migliaia di kosovari abbandonano le loro case in seguito ad un’offensiva condotta da Belgrado contro l’Esercito di liberazione del Kosovo (UCK).
1999: la Nato lancia una serie di attacchi aerei contro la Serbia per porre fine al conflitto tra le forze serbe e gli indipendentisti albanesi. Dopo due mesi e mezzo di bombardamenti, 50’000 soldati della Nato vengono stazionati in Kosovo e la provincia viene posta sotto il protettorato dell’Onu.
2007: il leader separatista Hashim Thaci vince le elezioni parlamentari e preannuncia la proclamazione dell’indipendenza del Kosovo.
In Svizzera vivono da 170’000 a 190’000 espatriati kosovari, ossia quasi il 10% della popolazione residente in Kosovo. Si tratta della la più folta comunità di espatriati kosovari, dopo quella che si trova in Germania.
La Confederazione partecipa dal 1999 alla missione di pace delle truppe internazionali KFOR (Kosovo Force), guidate dalla Nato. Circa 200 soldati svizzeri della Swisscoy sono stazionati in Kosovo.
La Svizzera figura tra i principali paesi donatori del Kosovo. La Direzione della cooperazione e dello sviluppo (DSC) e la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) hanno previsto di impiegare 13,9 milioni di franchi per i programmi in Kosovo nel 2008.
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