Frenate le pressioni americane su Swiss
Dopo il rinvio delle prescrizioni sui passaporti, le autorità di Washington hanno deciso di posticipare anche le direttive sui dati personali richiesti alle compagnie aeree.
Già dal 12 settembre, Swiss avrebbe dovuto fornire indicazioni confidenziali relative ai suoi passeggeri.
La compagnia aerea nazionale ha ottenuto una proroga da parte dell’amministrazione americana per conformarsi alle direttive sui dati personali di tutti i passeggeri che desiderano entrare negli Stati uniti.
Swiss aveva chiesto un rinvio della scadenza, fissata appena pochi mesi fa al 12 settembre. Un termine di tempo troppo breve per permettere alla compagnia aerea di soddisfare le rigide imposizioni americane.
Le trattative per posticipare l’ultimatum, intavolate anche dai rappresentanti del governo svizzero e americano, hanno dato quindi i loro frutti.
L’annuncio del rinvio è stato comunicato giovedì dall’Ufficio federale dell’aviazione civile (UFAC), che non ha tuttavia precisato la nuova scadenza imposta a Swiss.
Le trattative proseguono
Nonostante questa boccata di ossigeno, anche la compagnia svizzera dovrà ben presto adeguarsi al nuovo diktat americano che colpisce pure tutti gli altri paesi.
Le autorità di Washington stanno infatti esercitando enormi pressioni anche sull’Unione europea: i Quindici hanno già concesso un primo accordo di principio.
Nei prossimi giorni, i negoziatori svizzeri cercheranno di trovare una formula di compromesso, sia sul termine che sul contenuto dei dati personali richiesti.
Oltre alle informazioni già regolarmente comunicate finora dalle compagnie – ad esempio nome, cognome, domicilio, numero e durata del passaporto – il governo americano esige di ottenere in futuro alcune decine di indicazioni supplementari sui passeggeri, raccolte da Swiss.
Nessuna alternativa
Per Swiss e le autorità svizzere vi sono comunque poche possibilità di respingere il diktat americano.
In caso di rifiuto, la compagnia aerea non riceverà più l’autorizzazione per atterrare negli Stati uniti.
In futuro, Swiss dovrà inoltre comunicare ai passeggeri che, se rifiutano di trasmettere i dati richiesti, rischiano a loro volta di non poter entrare negli Stati uniti.
Il provvedimento rientra in una serie di misure adottate negli ultimi mesi da Washinton nell’ambito della lotta al terrorismo.
Gli Stati uniti avevano tra l’altro deciso di rafforzare, dal 1° ottobre, le direttive sui passaporti e sui visti di entrata, sollevando non poche reazioni negative.
Appena pochi giorni fa, il governo americano ha tuttavia accettato di accordare un maggior margine di tempo anche in quest’ambito, rinviando di un anno le nuove prescrizioni.
Sfera personale non risparmiata
I negoziatori svizzeri sperano di poter ottenere dai loro interlocutori americani la rinuncia all’obbligo di notificare alcuni dati dei passeggeri considerati più “sensibili” o confidenziali.
Numerose informazioni raccolte dalle compagnie riguardano infatti la sfera personale. È il caso delle domande su eventuali problemi di salute o su abitudini alimentari che potrebbero rivelare la religione dei passeggeri.
Pure in gioco dati confidenziali, come il numero della carta di credito o l’indirizzo e-mail.
Per Hanspeter Thür, incaricato della protezione dei dati in Svizzera, le richieste americane sono da considerare alla stregua di un ricatto e violano la legislazione svizzera.
swissinfo e agenzie
Le autorità americane hanno imposto a tutte le compagnie aeree di fornire una lunga lista di dati sui passeggeri trasportati negli Stati uniti.
Oltre alle indicazioni già normalmente trasmesse oggi – nome, indirizzo, numero di passaporto, ecc. – dovranno venir comunicate anche numerose informazioni che riguardano la sfera personale o ambiti confidenziali.
Tra questi figurano apparentemente anche il numero della carta di credito, l’indirizzo e-mail, informazioni sullo stato di salute o sulle abitudini alimentari.
Anche Swiss è chiamata ad accettare le esigenze americane. In caso di rifiuto, rischia di dover cancellare tutti i suoi voli a destinazione degli Stati uniti.
Il termine del 12 settembre, imposto inizialmente, è stato ora prorogato ad una scadenza non precisata.
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