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Gli arbitri sul divano dello psicologo

Mattia Piffaretti lavora con gli arbitri da ormai tre anni Le Matin/Laurent Crottet

Come sempre accade, anche durante questi Europei alcuni errori arbitrali hanno scatenato il putiferio. Le giacchette nere possono contare sul sostegno dello psicologo dello sport Mattia Piffaretti. Nostra intervista.

Una rete molto contestata accordata agli olandesi contro l’Italia. Un gol valido rifiutato agli stessi azzurri contro la Romania. Un cartellino rosso a un giocatore russo nella partita contro l’Olanda… poi annullato perché prima del fallo la palla era uscita. Rigori non fischiati, falli non sanzionati…

Dall’inizio dell’Euro, gli arbitri – come sempre – sono spesso al centro delle critiche.

Una situazione non sempre facile da vivere, poiché le giacchette nere devono decidere nello spazio di pochi secondi e possono vedere le immagini televisive solo al termine della partita. Per prepararsi allo stress degli incontri e per ‘svuotare il sacco’ dopo il match, gli arbitri dell’Euro possono far capo a Mattia Piffaretti.

swissinfo: Mattia Piffaretti, come è nata questa collaborazione con gli arbitri dell’Euro?

Mattia Piffaretti: La collaborazione con l’UEFA è iniziata tre anni fa, nel quadro di corsi di formazione continua per gli arbitri internazionali che dirigono le partite della Champions League e della Coppa UEFA.

Tengo lezioni sulla preparazione mentale: concentrazione, comunicazione, gestione dei conflitti coi giocatori o gestione dello stress. Per riassumere, tutti quei fattori che svolgono un ruolo nello sport e nell’arbitraggio di alto livello. Per dare una certa continuità a questo lavoro, l’UEFA ha ritenuto che la preparazione mentale degli arbitri dell’Euro doveva essere presa molto sul serio e mi ha chiesto di incaricarmene.

swissinfo: In che modo lavora con gli arbitri?

M.P.: Sono tenuto al segreto professionale e non posso perciò rivelare i contenuti dei colloqui. In generale, il mio intervento è stato strutturato in diverse tappe.

Prima dell’inizio del torneo, ho parlato con tutti gli arbitri per permettere loro di ‘riattivare’ il lavoro effettuato negli ultimi mesi. Da quando è iniziata la competizione, svolgo colloqui individuali e su base volontaria con le terne arbitrali. Otto arbitri su 10 hanno deciso di includere l’aspetto mentale nella preparazione. Prima di ogni incontro fissiamo degli obiettivi. Dopo la partita incontro ancora una volta la terna per un ‘debriefing’ e per permettere all’arbitro e ai suoi assistenti di liberare le loro emozioni.

Dover prendere decisioni che a volte hanno conseguenze pesanti nello spazio di pochi secondi e sotto l’occhio di telecamere e tifosi genera un grande stress. Gli arbitri devono poter scaricare le tensioni accumulate per prepararsi al meglio alle prossime partite. Soprattutto in tornei come questi, dove gli incontri sono molto ravvicinati.

swissinfo: Che idea si è fatto degli arbitri?

M.P.: Gli arbitri sono sportivi di punta. L’unica differenza è che raggiungono il loro migliore livello tra 35 e 45 anni circa, età che non corrisponde a quella degli altri sportivi. Spesso hanno grandi responsabilità al di fuori dell’ambito sportivo, hanno una famiglia, ecc. Portano questa leadership e questa esperienza sui campi da gioco, ciò che permette loro di prendere le distanze per restare calmi e lucidi nei momenti delicati. Ogni giorno scopro un po’ meglio il ruolo assai formidabile che svolgono nelle partite di calcio.

swissinfo: Vista la sua funzione, ha vissuto questi Europei in modo un po’ particolare. Qual è il suo sentimento?

M.P.: Il mio incarico terminerà dopo la finale, con una valutazione di questo incontro. Ho vissuto questo avvenimento come se si trattasse dei Giochi olimpici del calcio per l’Europa. Per quanto mi riguarda, questa manifestazione va ben al di là del semplice aspetto sportivo.

Alcune situazioni mi commuovono, ad esempio quando dei tifosi applaudono l’inno degli avversari. Ciò mi ha fatto capire che il calcio non è solo violenza e competizione, ma anche un momento di incontro.

swissinfo, intervista di Mathias Froidevaux
(traduzione di Daniele Mariani)

Mattia Piffaretti, 40 anni, sposato e padre di tre figli, vanta una carriera di giocatore di pallacanestro di alto livello.

Dopo aver militato nelle file del Lugano, ha giocato a Pully (squadra con la quale ha conquistato Coppa svizzera e campionato), Losanna, Vevey e Saint-Prex.

Mattia Piffaretti è laureato in lettere e psicologia. Dal 1997 è alla testa della società ACT Sport Consulting.

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