I bambini hanno il diritto di dire «no»
«Il mio corpo mi appartiene!»: è il titolo di un percorso interattivo che aiuta i bambini a sviluppare in modo ludico la capacità di opporsi alla violenza sessuale.
Con questa campagna nazionale, l’Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia si rivolge per la prima volta alle scuole elementari.
«Il mio corpo mi appartiene»: si intitola così il percorso interattivo per sensibilizzare i bambini in età scolastica al problema degli abusi sessuali, ideato dall’Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia (ASPI).
Per l’ASPI «la consapevolezza protegge dagli abusi sessuali» ed è proprio per aumentare questa consapevolezza che l’associazione ha lanciato la campagna. È la prima volta che un’operazione del genere si rivolge a fanciulli di 7-10 anni.
Sperimentazione
La campagna di prevenzione, presentata nei giorni scorsi a Berna, si indirizza ai ragazzi dalla seconda alla quarta elementare. Attualmente il progetto è in fase di sperimentazione.
Scopo principale del percorso interattivo – composto di sei tappe – è di rendere i bambini consapevoli del fatto che possono decidere che tipo di contatto sono disposti ad accettare. I piccoli devono conoscere bene il loro corpo, essere in grado di riconoscere un’aggressione sessuale e, infine, riuscire ad esprimere a parole quanto successo. Perché ci sono «segreti buoni» e «segreti cattivi» e cercare aiuto non è un segno di debolezza.
In un primo tempo la campagna sarà testata a Berna, nella scuola del quartiere di Kirchenfeld, poi seguiranno progetti a Basilea Campagna, Zurigo e San Gallo. In seguito il materiale sarà messo a disposizione anche delle altre scuole della Svizzera. Obiettivo dell’ASPI è di presentare il percorso a 1000 classi in tutto il paese entro la fine del 2007.
La consapevolezza rende più forti
«I bambini informati, che si sentono forti e sicuri», scrive l’ASPI, «riescono a riconoscere le aggressioni a sfondo sessuale e ad opporvisi». Il lavoro di prevenzione si sarebbe limitato troppo a lungo al consiglio di non accettare caramelle dagli sconosciuti.
In questo modo i bambini sarebbero stati confrontati con paure diffuse e, peggio, sarebbero stati ingannati. La verità è che nella maggior parte dei casi, gli abusi sessuali avvengono all’interno delle famiglie o sono l’opera di persone conosciute e frequentate dai bambini.
Nel 1997 a Ginevra è stato eseguito un sondaggio presso 1130 giovani. Il 34% delle ragazze e l’11% dei ragazzi aveva subito degli abusi sessuali prima del sedicesimo anno d’età.
Questo, ha detto Andrea Burgener Woeffray, presidente dell’ASPI – è un problema che «riguarda tutti», un delitto nei confronti del quale deve vigere la tolleranza zero.
swissinfo e agenzie
A livello internazionale, i diritti del fanciullo sono sanciti dall’omonima convenzione delle Nazioni unite, in vigore dal 20 novembre 1989.
Tutti i paesi del mondo – ad esclusione della Somalia e degli Stati uniti – hanno ratificato la convenzione. La Svizzera ha ratificato il testo nel 1997.
Ogni 5 anni, la Svizzera è tenuta ad inoltrare all’ONU un rapporto sui progressi fatti in materia di diritti dei fanciulli. Il primo è stato inoltrato nel 2002.
L’Unicef ha rimproverato alla Svizzera di non fare abbastanza per proteggere i bambini dalla violenza, soprattutto da quella domestica.
Non esistono statistiche precise sugli abusi sessuali in Svizzera. Gli specialisti ritengono che tra gli uno e i sedici anni ne siano vittima una ragazza su tre/quattro e un ragazzo su sette/otto.
Uno studio condotto a Ginevra nel 1997 parlava del 34% delle ragazze e dell’11% dei ragazzi.
Gli abusi sessuali su minori vengono commessi perlopiù da famigliari o conoscenti.
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