I conti dell’indagine Mediaset restano bloccati
I 140 milioni di franchi congelati un mese fa su richiesta della procura di Milano in relazione all'inchiesta Mediaset rimarranno bloccati.
Lo ha stabilito il Tribunale federale respingendo due ricorsi presentati da quattro società e da un privato cittadino.
Il Tribunale federale, la massima corte elvetica, ha dichiarato irricevibili i ricorsi presentati da quattro società e da un privato cittadino contro la decisione del Ministero pubblico della Confederazione di bloccare, su richiesta della procura di Milano, conti bancari per complessivi 140 milioni di franchi all’UBS di Manno, nella periferia di Lugano.
La richiesta di assistenza giudiziaria presentata dai giudici milanesi era stata accolta lo scorso ottobre nell’ambito di un’inchiesta per appropriazione indebita in relazione al procedimento avviato in Italia su presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi e cinematografici da parte di Mediaset.
Nessun pregiudizio
Le quattro società e il privato cittadino, che non avrebbero nulla a che vedere con Mediaset, secondo quanto comunicato dal gruppo italiano, avevano inoltrato al Tribunale federale un ricorso di diritto amministrativo reclamando il dissequestro immediato dei conti, facendo in particolare valere il danno economico causato dal blocco del denaro, che impedisce loro di rispettare gli impegni contrattuali.
I giudici federali, in due distinte sentenze, sono però giunti alla conclusione che i ricorrenti non hanno saputo dimostrare concretamente che il sequestro abbia causato loro un pregiudizio immediato e irreparabile.
Il Tribunale federale ha anche ricordato che l’assistenza giudiziaria concessa all’Italia è in questa vicenda pienamente giustificata, in considerazione del fatto che i due paesi hanno firmato la relativa convenzione europea del 1959.
Anche Berlusconi tra gli indagati
Il filone principale dell’inchiesta aperta dalla procura di Milano riguarda l’acquisto da parte di Mediaset, attraverso società off shore, di diritti per la diffusione di film americani nel 1994 e nel 1995. Si sospetta che le transazioni siano state gonfiate per un importo valutato a 170 milioni di dollari allo scopo di frodare il fisco.
L’attuale presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi figura in un elenco di 13 persone che i giudici milanesi, sulla base della documentazione bancaria svizzera, potrebbero chiedere di rinviare a giudizio. I reati ipotizzati sono frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita.
Fra gli indagati figurano anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, un banchiere ticinese e il responsabile ticinese della Fininvest. Il figlio e la figlia del «Cavaliere», rispettivamente vicepresidente di Mediaset e presidente di Fininvest, sono invece sospettati, in un’inchiesta parallela, di riciclaggio di denaro.
swissinfo e agenzie
Mediaset è il più importante gruppo privato italiano nel settore delle comunicazioni e dei media televisivi e uno dei maggiori a livello mondiale.
Presidente e vicepresidente del gruppo sono rispettivamente Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi, il figlio del presidente del Consiglio.
Mediaset fa parte della holding Fininvest, nelle mani della famiglia Berlusconi.
La giustizia italiana sospetta Mediaset di aver acquistato a prezzi gonfiati i diritti per la diffusione di film americani allo scopo di frodare il fisco.
Gli indagati sono 13, tra cui il premier Silvio Berlusconi.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.