I fondi Abacha tornano in Nigeria
Il Tribunale federale ha accettato di restituire quasi tutti i fondi Abacha sequestrati in Svizzera. Mezzo miliardo di dollari sarà riconsegnato alla Nigeria.
È così confermata la decisione dell’Ufficio federale di giustizia dello scorso mese d’agosto.
La Svizzera può restituire alla Nigeria 458 milioni di dollari, ossia la quasi totalità dei fondi Abacha – che ammontano complessivamente a 505 milioni – sequestrati dalla Confederazione.
Mercoledì, il Tribunale federale (TF) ha confermato in sostanza il via libera dato in agosto dall’Ufficio federale di giustizia (UFG).
Solo 40 milioni di dollari rimarranno ancora provvisoriamente bloccati in Svizzera.
Origine illecita dei fondi
La autorità di Abuja accusano l’ex presidente nigeriano Sani Abacha e il suo clan di aver saccheggiato per anni il Paese, in particolare la Banca centrale, tramite organizzazioni criminali.
Secondo alcune stime, l’ex dittatore e il suo entourage avrebbero portato all’estero 2,2 miliardi di dollari tra il 1993 e il 1998, anno del decesso dell’ex presidente.
Lo scorso mese d’agosto, Berna aveva accettato di consegnare alla autorità nigeriane mezzo miliardo di dollari (all’incirca 622 milioni di franchi svizzeri). Nella sua decisione, l’UFG aveva infatti appurato che la maggior parte dei fondi accumulati dall’ex-dittatore e bloccati in Svizzera erano «palesemente d’origine delittuosa».
In ultima istanza, il Tribunale federale ha accettato di restituire la maggior parte dei fondi sequestrati.
I giudici losannesi hanno infatti approvato solo parzialmente il ricorso inoltrato dai famigliari dell’ex-dittatore, in particolare dai suoi due figli, uno dei quali dovrebbe prossimamente essere estradato dalla Germania a Ginevra.
Parte dei fondi ancora bloccati
Una parte dei fondi sequestrati non può invece per il momento essere restituita.
I fondi bloccati ammontano all’incirca a 40 milioni di dollari (48 milioni di franchi). La loro origine, secondo la corte suprema, non è infatti provata sufficientemente.
Le riserve emesse dal TF concernono in particolare la somma di 27 milioni di franchi che si presume provenga dal versamento di bustarelle collegate a un contratto legato al rifacimento della rete ferroviaria nigeriana.
Le persone a cui sono intestati i conti congelati avranno quindi la possibilità di dimostrare che il denaro non è d’origine criminale. Se tuttavia non ci riusciranno, anche il montante momentaneamente bloccato verrà restituito allo Stato africano.
La provenienza delittuosa di una piccola parte (pari a 7 milioni di dollari) dei fondi bloccati in Svizzera è tuttavia solo probabile. Essi verranno pertanto versati su un conto bloccato in Nigeria. Le autorità nigeriane potranno disporre di questi 7 milioni soltanto una volta emessa una decisione di confisca.
Restituiti 200 milioni
In seguito a richieste di assistenza giudiziaria rivolte alla Svizzera dal 1999, sono stati complessivamente bloccati 700 milioni di dollari. Dopo un lungo tira e molla tra la Nigeria e il clan Abacha davanti al TF, nel dicembre 2003 sono stati versati i primi 85 milioni di dollari al Paese africano.
Fino all’aprile 2004 la Svizzera ha reso complessivamente 200 milioni di dollari grazie ad accordi conclusi tra le persone interessate e le autorità nigeriane.
I fondi verranno utilizzati per progetti di aiuto allo sviluppo
Nella primavera del 2004 sia il presidente Olusengu Obasanjo, sia il ministro delle finanze Ngozi Okonjo-Iweala avevano assicurato alle autorità svizzere che i fondi di Abacha sarebbero stati utilizzati per finanziare progetti di sviluppo nel campo della sanità, dell’educazione e delle infrastrutture (rete viaria e approvvigionamento idroelettrico) a vantaggio delle fasce più povere della popolazione rurale.
Mercoledì, l’UFG sottolinea in un comunicato stampa che la Svizzera e la Nigeria sono concordi nel ritenere che debba essere garantita la più totale trasparenza riguardo all’utilizzo di tali fondi.
Reazioni
Enrico Monfrini, l’avvocato dello Stato nigeriano, ha accolto con grande soddisfazione la decisione del Tribunale federale, definendola «storica e esemplare».
Il legale sottolinea in particolare che i giudici losannesi hanno così concretizzato uno dei principi della Convenzione anticorruzione dell’ONU, firmata nel 2003: l’impossibilità per gli avvocati dei «cleptocrati» di impedire -inoltrando continui ricorsi – una rapida restituzione dei fondi rubati o frutto di atti di corruzione.
Dal canto suo, l’avvocato del clan Abacha, Bruno de Preux, deplora che il TF non abbia preteso «un processo in Nigeria per decidere della proprietà dei beni». Una condizione che era invece stata posta dai giudici losannesi nell’affare Marcos.
Non è escluso che de Preux e i suoi clienti inoltrino un ricorso contro la decisione del TF presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
swissinfo e agenzie
Tra il 1993 e il 1998, Sani Abacha avrebbe sottratto oltre due miliardi di franchi alla Nigeria, approfittando del suo ruolo di presidente.
In Svizzera, l’ex-dittatore e il suo clan hanno depositato circa 870 milioni di franchi.
Nel mese d’agosto del 2000, la Commissione federale delle banche aveva controllato i conti di 19 banche, presso cui si presumeva che Abacha avesse versato i fondi sottratti al suo Paese.
Nel 1999, la Svizzera aveva ordinato il congelamento dei fondi dell’ex-dittatore.
Il Tribunale federale ha accettato di restituire alla Nigeria 458 milioni di dollari (622 milioni di franchi) provenienti dai fondi Abacha.
40 milioni di dollari (48 milioni di franchi) rimangono invece per il momento ancora bloccati in Svizzera.
Fino ad ora, la Svizzera ha già restituito 238 milioni di franchi alla Nigeria.
Si calcola che l’ex-dittatore abbia sottratto al suo Paese 2,38 miliardi di franchi fra il 1993 e il 1998.
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