I passi da gambero del Consiglio dei diritti dell’uomo
Il Consiglio dei diritti dell'uomo ha ripreso i lavori a Ginevra adottando una risoluzione che ostacola l'attività degli esperti indipendenti dell'ONU.
Di fronte alla posizione dei paesi del sud, la Svizzera e altri paesi occidentali tentano di riannodare i fili del dialogo.
Il Consiglio ha approvato lunedì mattina il progetto di redigere un codice di comportamento per i relatori speciali (esperti indipendenti) che investigano sulle violazioni dei diritti dell’uomo, un codice chiesto dall’Algeria a nome dei paesi africani.
I paesi occidentali si sono opposti. Le organizzazioni per i diritti dell’uomo considerano in effetti il lavoro di questi esperti uno degli strumenti più efficaci dell’ONU per fare pressione sugli Stati repressivi.
Con 30 voti a favore, 15 contrari e 2 astensioni, il voto rispecchia chiaramente i rapporti di forza in seno al Consiglio, di cui fanno parte 47 paesi.
Si sono opposti al codice di comportamento i paesi europei, tra cui la Svizzera, una parte dei paesi latino-americani, la Corea del Sud e il Canada. La maggioranza favorevole alla risoluzione è costituita essenzialmente dai membri africani e asiatici del Consiglio.
Gli avversari del progetto di codice di comportamento hanno fatto notare che il testo pregiudica le conclusioni del gruppo di lavoro che si occupa attualmente dell’attività dei relatori speciali, nel quadro della messa in funzione del Consiglio dei diritti dell’uomo.
Museruola per gli esperti
La risoluzione rischia in effetti di condurre ad una forte limitazione delle prerogative degli esperti indipendenti. Per accertarsene basta leggere il progetto del gruppo africano.
Il documento propone di sottrarre al presidente del Consiglio la facoltà di scegliere i relatori, per sottometterla al voto dei gruppi regionali. Il progetto chiede inoltre che si pongano dei limiti alle relazioni dei relatori con l’opinione pubblica e la stampa.
Ma non è tutto. Le tre sessioni straordinarie convocate finora dal nuovo Consiglio si sono concentrate sulla situazione in Medio Oriente. E questo a scapito di altre crisi umanitarie, come quella del Darfur.
Ragione quest’ultima per cui alcune organizzazioni non governative (ONG) hanno accusato il nuovo Consiglio di seguire la stessa via della vecchia Commissione per i diritti del uomo, discreditata dalla sua politicizzazione.
Detto questo, il Consiglio ha pure adottato all’unanimità lunedì una risoluzione presentata dalla Svizzera, dedicata alle misure presa nell’ambito della lotta al terrorismo.
La risoluzione elvetica chiede agli Stati di rispettare i diritti dell’uomo, che vietano la tortura e il trattamento umiliante o degradante dei prigionieri. La risoluzione non è stata emendata dai paesi musulmani, che pure in un primo tempo avevano pensato di farlo.
Luis Alfonso de Alba, presidente del Consiglio, ritiene del resto che sia ancora possibile uscire dalla contrapposizione tra i paesi del Movimento dei non-allineati (essenzialmente islamici, arabi, africani e asiatici) e paesi occidentali e latino-americani (a parte Cuba), per creare entro il giugno del 2007 uno strumento efficace per la protezione delle libertà fondamentali.
Discussioni informali
Secondo De Alba, bisogna favorire le discussioni informali tra paesi e gruppi diversi. La scorsa settimana la Svizzera ha perciò riunito una ventina di delegazioni a Zurigo per riflettere sui dossier che saranno trattati durante le prossime due settimane.
Il presidente messicano insiste sull’importanza di questo genere di iniziative. “I blocchi di paesi non sono omogenei. Bisogna incoraggiare le delegazioni permeabili ai diritti dell’uomo, perché possono cambiare la dinamica del loro gruppo”, afferma De Alba.
swissinfo, Frédéric Burnand a Ginevra con Infosud
(traduzione: Andrea Tognina)
Il 27 novembre il Consiglio dei diritti dell’uomo ha ripreso i suoi lavori a Ginevra per una sessione di due settimane.
I 47 paesi membri, tra cui la Svizzera, devono votare su 22 progetti di risoluzione.
Il Consiglio dei diritti dell’uomo ha tempo fino al 18 giugno 2007 per rivedere il mandato di una quarantina di relatori speciali, rappresentanti del segretario generale delle Nazioni Unite e altri gruppi di lavoro incaricati d’investigare sulla situazione dei diritti dell’uomo.
Il gruppo di lavoro incaricato di rinnovare questi mandati si riunirà di nuovo in gennaio, in contemporanea con il gruppo che si occupa dell’esame periodico di tutti gli Stati.
Il Consiglio ha almeno dieci settimane di sessione l’anno. La quarta sessione del Consiglio è prevista tra il 12 marzo e il 6 aprile 2007.
Su domanda di un terzo dei suoi membri e se una situazione di crisi lo giustifica, il Consiglio può tenere delle sessioni straordinarie.
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