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I reduci svizzeri del “sabato nero” australiano

Lo svizzero Urs Biedermann, pompiere volontario in Australia Sophie Roselli

Ad un mese dall'inizio degli incendi che sono costati la vita a 210 persone, le regioni sud orientali dell'Australia continuano a bruciare. Lo stato di allerta è addirittura da qualche giorno ai massimi livelli. Alcuni svizzeri, sopravvissuti ai primi roghi, ci hanno raccontato il loro "sabato nero".

«Ho perso tutto: la casa, l’automobile, venticinque anni di vita qui… Per fortuna il mio adorato cane è ancora in vita. È ciò che conta di più per me». L’esistenza di Marianne Glauser, 55 anni, è cambiata il 7 febbraio scorso.

Quel giorno l’Australia ha conosciuto i peggiori incendi della sua storia. È stata la catastrofe più letale degli ultimi 110 anni. Le autorità avevano avvertito la popolazione, ma nessuno si attendeva che le fiamme si propagassero così in fretta

Nascosti nel seminterrato

«Ero a casa mia quando ho visto un denso fumo nero dalla finestra», racconta l’ elvetica di Aarau. «Sono uscita velocemente per cercare il mio cane. Gli alberi del giardino stavano bruciando. È stato terribile, anche se non ho proprio avuto il tempo di aver paura. Sono corsa a rifugiarmi da un’amica; abbiamo trascorso la notte nel seminterrato di casa sua».

Da oltre tre settimane Marianne vive in uno dei suoi due cottage di vacanza, un Bed & Breakfast che aveva appena lanciato. La sua cittadina, ad un’ottantina di km da Melbourne (Stato di Victoria), è in rovina.

«La metà delle case è bruciata. Tutto è stato distrutto come se fosse esplosa una bomba. Continua a mancare l’elettricità, l’acqua corrente, e le strade sono chiuse». Da quasi un mese la gente si affida ai rifornimenti che giungono con l’elicottero.

Il futuro di Marianne? Nessuna idea. «Ci vorrà parecchio tempo prima che i turisti ritornino in questa zona».

Bacinelle e spazzolone

Marianne Glauser è una delle persone più colpite dalla catastrofe tra le decine di cittadini elvetici contattati dal consolato. Altri due svizzeri hanno invece rischiato la vita per proteggere i loro beni.

In meno di un’ora, il neocastellano François Rossel e la moglie Anna hanno visto le fiamme circondare la loro proprietà di 14 ettari. Il fuoco è avanzato lentamente lungo una vasta striscia d’erba attorno alla loro villa.

I due pensionati si sono allora dati da fare per creare una zona tampone umida. A quel momento senz’acqua corrente, hanno dovuto ricorrere al piano B. «Fortunatamente, qualche ora prima, avevamo riempito la vasca da bagno con acqua fredda. Sono andato avanti e indietro con delle bacinelle per gettare acqua sull’erba. Ho utilizzato pure uno spazzolone».

Nel frattempo, sua moglie tentava di frenare l’avanzata delle fiamme soffocando il fuoco con un rastrello. Entrambi hanno lottato per dieci ore. «Non abbiamo avuto il tempo di aver paura». A 75 anni, François ha già vissuto ben altro. Quattro anni fa è sopravvissuto ad un attacco cardiaco, sopraggiunto a causa di un incendio. Contrariamente ai vicini, la coppia elvetica non è fuggita.

Fuga mortale

«Stavo meglio qui, a difesa di casa mia», si giustifica François. Il solido settantenne non è affatto matto. In Australia si consiglia in effetti agli abitanti di rimanere in casa per meglio difendere la propria abitazione, a condizione che si disponga di un sistema di protezione efficace, come ad esempio un tetto in lamiera, una fonte d’acqua e della ghiaia attorno all’edificio.

Tentare una fuga all’ultimo minuto potrebbe rivelarsi letale a causa dell’intensità del calore.

Tre settimane dopo questo inferno, i due coniugi vivono in paradiso, su un’isola verde in mezzo ad un oceano di cenere. Le uniche visite: una ventina di canguri affamati accorsi a mangiare la poca erba del giardino rimasta. «Sicuro: siamo dei reduci!», sorride François, a cui non manca il senso dell’umorismo.

C’è però una cosa che fatica a sopportare: «Il rumore dei 747 che volano sopra la mia testa: mi ricorda quello del fuoco».

Stato di allerta

I due pensionati svizzeri vivono a Taggerty, un villaggio che non figura su tutte le cartine. Per andarci bisogna attraversare la valle di Yarra – fino a qualche settimana fa una meta turistica e viticola – viaggiare attraverso una foresta carbonizzata, aggirare le strade chiuse, prima di giungere, dopo una deviazione di 80 km, ai piedi di una collina. Qui ci sono una decina di proprietà su una superficie di circa 20 km2.

Come migliaia di australiani, i coniugi Rossel hanno scelto di vivere in una zona a rischio. L’attrazione dei grandi spazi è stata troppo forte. Un modo di veder le cose che lo svizzero tedesco Urs Biedermann, addetto alla comunicazione presso i vigili del fuoco di una valle a nord di Melbourne, non intende criticare.

La sua scelta di diventare un pompiere volontario è legata anche alla voglia di difendere i suoi beni. Biedermann, 60 anni, ha vissuto la tragedia del 7 febbraio nel cuore del dispositivo di soccorso.

«La popolazione era stata avvertita e i pompieri erano pronti», ricorda. «Mezzi supplementari non avrebbero risolto nulla: l’ampiezza degli incendi è stata imprevedibile ed eccezionale».

La regione è in preda alle fiamme da oltre tre settimane. A causa dei forti venti (oltre 100 km/h) lo stato di allerta è ai massimi livelli. Condizioni pericolose che hanno impedito a centinaia di pompieri di lottare contro il fuoco. «È una guerra: affrontiamo una nuova battaglia».

swissinfo, Sophie Rosselli, Melbourne
(traduzione dal francese di Luigi Jorio)

22’511 svizzeri, per lo più con la doppia cittadinanza, risiedono in Australia, secondo le cifre del Consolato generale elvetico a Sydney.

Nello Stato di Victoria vivono 5’389 svizzeri; gli altri espatriati si trovano soprattutto nello Stato del Nuovo Galles del Sud (Sydney) e nel Queensland.

Decine di svizzeri residenti nelle zone colpite dagli incendi sono stati contattati dal Consolato generale di Sydney e dal Console onorario di Melbourne.

La «Swiss Society of Victoria» dispone di fondi di emergenza destinati agli svizzeri in difficoltà. I montanti concessi variano in funzione della situazione.

Per ora Berna non ha sbloccato alcun credito, dal momento che l’Australia non ha formulato nessuna richiesta in merito.

Gli incendi hanno già distrutto almeno 400’000 ettari di foresta nello Stato di Victoria, un’area che corrisponde al 10% della superficie della Svizzera.

Dal 7 febbraio scorso gli incendi hanno colpito 100’000 persone in 78 località, hanno comunicato le autorità dei vigili del fuoco dello Stato di Victoria. 7’000 persone hanno perso la propria casa.

Circa 4’000 pompieri australiani, aiutati da neozelandesi, americani e canadesi, hanno lottato contro 1’500 incendi.

I danni sono stimati a circa due miliardi di dollari.

La Croce Rossa australiana ha già ottenuto 210 milioni di dollari, un montante che supera quello destinato alle vittime dello tsunami nel 2004.

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