Il contributo della Svizzera all’Europa
Durante l’attuale sessione, il Consiglio nazionale si deve esprimere sul prolungamento del credito-quadro per i paesi dell’Europa, per un ammontare di 400 milioni di franchi su 2 anni.
Il sostegno della Svizzera alla transizione verso un sistema democratico è iniziato subito dopo la caduta del muro di Berlino.
La Svizzera continuerà a sostenere il processo di transizione in atto nei paesi dell’Europa dell’Est e della Comunità degli Stati indipendenti (Csi)?
La parola spetta ai deputati del Consiglio Nazionale, che giovedì si esprimono sull’estensione dell’attuale credito-quadro. La Commissione di politica estera della camera bassa propone un aumento di 400 milioni di franchi.
Un credito che – secondo le previsioni di Paolo Janke, segretario della Commissione – sarà probabilmente accettato, ribadendo così l’impegno all’estero del paese.
“La cooperazione con i paesi dell’Est è uno dei pilastri della politica estera della Svizzera”, dichiara a swissinfo Janke.
Attenzione spostata sui Balcani ed il Caucaso
Caduto il muro di Berlino, la Svizzera ha subito appoggiato la transizione degli ex paesi comunisti verso la democrazia e l’economia di mercato.
Dapprima concentrato sui paesi mitteleuropei e baltici, l’aiuto elvetico si è spostato a metà degli anni ’90 nei paesi in cui le riforme erano più lente: il Sud-Est europeo e la Csi.
In questi paesi – soprattutto nei Balcani, nel Caucaso ed in Ucraina – la transizione non è ancora ultimata e necessita ancora di un sostegno esterno.
Benefici per entrambi
Dal 1990, il Parlamento ha autorizzato tre crediti quadro e due crediti complementari per un totale di 3,05 miliardi di franchi, distribuiti dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (Dsc) e dal Segretariato di Stato dell’economia (seco).
Se da una parte l’impegno svizzero rappresenta un contributo di solidarietà al processo di riforma in atto nell’Europa orientale, dall’altra è utile agli interessi del paese.
“L’immagine della Svizzera nell’Europa dell’Est ne risulta rafforzata, oltre a consolidare la sua posizione di fronte all’Unione europea (Ue) in materia di integrazione”, rileva Janke.
Prolungare di due anni, poi si vedrà
L’attuale credito di 1,44 miliardi, aperto nel 1999, giunge a termine alla fine del 2004.
“Nel corso di quest’anno però, si è posta la questione dei contributi alla coesione sociale ed economica dell’Ue”, indica Janke.
“Questi contributi dovrebbero essere anch’essi finanziati, almeno in parte, con i mezzi della cooperazione all’Europa dell’Est”, continua il segretario della Commissione.
In quest’ambito, il Consiglio federale prevedeva così di distribuire, nel periodo 2005-2008, un quarto credito di 800 milioni di franchi.
Siccome la nuova situazione non è ancora stata chiarita, la Commissione degli Stati ha proposto di non aprire un ulteriore credito, ma di prolungare quello attuale di due anni.
“È una specie di soluzione provvisoria”, ci dice Janke.
Contributo alla coesione economica e sociale
Nel quadro degli accordi Bilaterali bis, Berna aveva deciso di sbloccare un miliardo di franchi su cinque anni come contributo alla coesione dell’Ue.
Come precisa il portavoce dell’Ufficio federale dell’integrazione, non si tratta di una vera e propria partecipazione al fondo che l’Ue ha messo in atto per sostenere l’economia e lo sviluppo sociale dei dieci nuovi membri, ma di un sostegno agli sforzi in quest’ambito.
“Si tratta di un contributo unilaterale, dove la Svizzera deciderà, in accordo con l’Ue, i progetti e le modalità di intervento”, indica Adrian Sollenberger.
Agenda da definire
Nonostante Bruxelles reclami un gesto da parte di Berna già da prima delle nuove adesioni del 1. maggio scorso, il governo svizzero sembra indicare che l’accordo non entrerà in vigore prima del 2006.
“Al momento, non abbiamo ancora incluso niente nel budget 2005”, aveva dichiarato un mese fa il presidente della Confederazione Joseph Deiss.
Un’agenda precisa del finanziamento non esiste ancora, come fa notare Sollenberger: “I temi principali ed i paesi beneficiari del contributo non sono ancora stati fissati”.
“Ci sono ancora degli aspetti finanziari, giuridici e amministrativi da risolvere da parte della Svizzera”, precisa il portavoce dell’Ufficio dell’integrazione.
Democrazia ed economia, in rispetto dell’ambiente
Il prolungamento del contributo finanziario ai paesi dell’Est proposto dal governo proseguirà sulla stessa linea del credito attuale.
“Continueremo a sostenere lo sviluppo delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto, lo sviluppo di un’economia di mercato e della protezione dell’ambiente”, spiega il segretario della Commissione.
Una minoranza della commissione esprime tuttavia dubbi sull’efficacia e l’opportunità della cooperazione con i paesi dell’Est.
“Alcuni delegati vorrebbero che tutti i programmi a favore di paesi candidati all’entrata nell’Ue fossero già contabilizzati come contributi alla coesione”, indica Janke.
swissinfo, Luigi Jorio
La Svizzera è attiva negli stati dell’Europa dell’Est dal 1990 e dal 1992 nella Comunità degli Stati indipendenti.
I tre crediti-quadro finora forniti sostengono lo sviluppo della democrazia e la transizione verso un’economia di mercato sociale e rispettosa dell’ambiente.
Mentre la Dsc si occupa della cooperazione tecnica, al seco spetta la cooperazione finanziaria.
Nel 2003, la Svizzera ha consacrato lo 0,38% del suo prodotto interno lordo all’aiuto allo sviluppo.
3,05 miliardi di franchi i crediti forniti all’Europa dell’Est dal 1990.
400 milioni in 2 anni è il prolungamento dell’attuale credito sottoposto al Consiglio Nazionale.
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