Prospettive svizzere in 10 lingue

Il discorso di Kaspar Villiger

Approccio globale

«L’Organizzazione delle Nazioni Unite è più che mai necessaria». In questo consesso «noi difenderemo i valori essenziali per la Svizzera: pace, democrazia, dignità umana, neutralità, solidarietà».

Dopo aver ringraziato, in tre lingue, quanti si sono prodigati a sostegno di Berna per patrocinare la domanda di adesione e aver espresso fierezza per la scelta del popolo elvetico fatta lo scorso 3 marzo, Villiger ha detto: «Non è tollerabile che su scala planetaria perduri lo scarto di ricchezza.» La pace è ancora soltanto un sogno e troppi conflitti vengono risolti non con il diritto ma con la forza.

Pressati da tutti questi mali, milioni di persone fuggono dai loro Paesi. Vi è poi il terrorismo, «divenuto una minaccia per il mondo intero», e l’equilibrio ecologico di gran parte del pianeta, fortemente minacciato.

Sapremo dare una risposta a questi problemi, si è chiesto il presidente della Confederazione. «Su questa domanda poggia il destino del mondo».

Questi temi concernono tutti e uno Stato da solo non è in grado di risolverli. Per questo è nell’interesse comune che vi sia un’organizzazione universale come l’ONU, «così importante per l’umanità».

Il lungo cammino svizzero

Poi Villiger ha ricordato che per la Svizzera il cammino verso l’adesione non è stato facile: i cittadini erano divisi, dubitavano, pur se valori come la giustizia, la pace e la solidarietà, iscritti nella Carta delle Nazioni Unite, siano sempre stati cari alla democrazia elvetica, tanto da figurare nella Costituzione.

«I nostri obiettivi di politica estera concordano con gli obiettivi dell’ONU». Le Nazioni Unite sono uno strumento indispensabile «per tentare di sostituire il diritto alla forza».

Timori vinti

Il diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza – ha ancora spiegato Villiger – non si accordava con la concezione della democrazia vigente in Svizzera. Inoltre i cittadini elvetici temevano per la neutralità, «profondamente ancorata nello spirito del nostro popolo».

Ma alla fine il popolo si è espresso a favore dell’adesione, a conclusione di un «dibattito lungo e appassionato».

La neutralità

A questo punto Villiger si è soffermato proprio sul concetto di neutralità, che consiste, essenzialmente, «nel rifiutare per principio il ricorso alla guerra e alla violenza per risolvere i conflitti. Una massima della nostra politica estera ed uno strumento della nostra coesione nazionale».

Tuttavia essa non è frutto di egoismo, non ci fa chiudere gli occhi davanti all’ingiustizia e alla miseria, e non impedisce di far ascoltare la nostra voce per denunciare l’iniquità. La neutralità «va di pari passo con la solidarietà», pure profondamente insita nello spirito elvetico.

Ciò significa, ha ricordato Villiger, che la Svizzera non parteciperà ad operazioni volte ad imporre la pace, ma sarà sempre presente là dove ci saranno operazioni per mantenere la pace o per impegni umanitari.

In vista poi dell’anniversario degli attentati dell’11 settembre, il presidente della Confederazione nel suo discorso ufficiale ha tenuto a precisare che «non ci sarà mai neutralità verso il terrorismo e il crimine».

La Svizzera è un Paese piccolo, ma forte di parecchi secoli di indipendenza, ed ha fiducia in se stessa. «Non esiterà mai a far sentire la propria voce, anche se tale voce dovesse risultare fastidiosa».

swissinfo e agenzie

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