Il dolore delle vittime ha vinto
Contro il parere degli specialisti – medici, giudici, direttori di carcere – e nonostante l’arsenale giudiziario già a disposizione o in elaborazione, il popolo ha detto sì all’iniziativa sull’internamento a vita dei maniaci pericolosi e incurabili.
Il dibattito è stato segnato dalle emozioni forti dei parenti delle vittime.
L’iniziativa è riuscita a passare nonostante quasi tutta la classe politica si fosse pronunciata contro e l’iniziativa fosse stata spazzata via nelle due camere del parlamento. Soltanto piccoli gruppi di estrema destra e l’UDC, campione del populismo, l’appoggiavano.
L’iniziativa aveva però raccolto quasi il doppio delle firme necessarie. Un segnale che già indicava la portata altamente emotiva degli argomenti del comitato organizzativo, composto di persone sganciate dai partiti, colpite brutalmente nei loro affetti più cari.
La revisione del Codice penale
Attualmente esiste già un articolo del Codice penale che permette di trasformare una pena detentiva in un internamento di durata indeterminata se lo stato mentale del detenuto lo esige. Secondo il governo, inoltre, la revisione completa del Codice penale, che entrerà in vigore probabilmente nel 2006, avrebbe fornito strumenti supplementari adatti anche per i criminali più pericolosi.
Per gli avversari dell’iniziativa, non si può rifiutare a un gruppo di persone – anche se molto limitato (una quindicina all’anno) – la possibilità di cambiare, di evolvere e di redimersi. Una limitazione difficilmente compatibile con la concezione del diritto in Svizzera e con il rispetto dei diritti dell’uomo più in generale. Il ministro della giustizia Christoph Blocher ha precisato a questo proposito che bisognerà forse riesaminare l’adesione della Svizzera alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Un altro dubbio sollevato riguarda le possibilità di errore. Come ritenere una diagnosi definitiva, quando le opinioni della psichiatria divergono? Taluni medici ritengono che una diagnosi definitiva sia possibile, mentre altri sono dell’opinione che pronunciarsi su un periodo più lungo di un anno sia già un azzardo.
Il rischio zero non esiste
A niente è valsa la messa in guardia di una direttrice di carcere, convinta che un delinquente senza prospettive diventa a un certo momento una vera e propria belva che non esiterà a ricorrere alla violenza: suicidio, aggressioni, sequestro di altri detenuti. A niente è valso l’avvertimento che il “rischio zero” non esiste.
Alla fine, le emozioni suscitate da alcuni recenti episodi hanno prevalso sulle considerazioni degli esperti e sui dubbi. I nomi di criminali come Michel Peiry (“il sadico di Romont”), Werner Ferrari, René Osterwalder o Erich Hauert (“l’assassino dello Zollikerberg”), il largo eco dato nei media ai loro terribili crimini ha pesato sul risultato.
Un piccolo gruppo di persone dato da tutti per spacciato fin dall’inizio è riuscito a iscrivere nella Costituzione il nuovo testo. Un risultato raro e notevole, quando si pensa che finora, soltanto 14 iniziative popolari sono state accettate da popolo e cantoni sulle 158 presentate da quando questo diritto popolare esiste.
swissinfo, Mariano Masserini
L’iniziativa popolare che chiedeva di internare a vita i criminali pericolosi si appellava al lato emotivo più che a quello razionale degli elettori. Gli esperti ritenevano che la proposta non fosse lo strumento giusto per raggiungere una maggiore sicurezza. Il popolo non è della stessa opinione
L’iniziativa popolare per l’internamento a vita dei maniaci pericolosi e incurabili era stata lanciata da un comitato di parenti di vittime.
In parlamento era stata spazzata via. L’avevano appoggiata soltanto formazioni di estrema destra e l’Unione democratica di centro.
Finora, soltanto 14 iniziative sulle 158 presentate hanno superato lo scoglio della doppia maggioranza popolo/cantoni.
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