Il fumo nei locali pubblici ha i giorni contati
Dopo la Camera bassa del parlamento, anche quella alta ha accettato di legiferare sul bando del fumo dai locali pubblici. In alcuni cantoni sono già state adottate normative in tal senso.
Resta ora solo l’eliminazione di qualche divergenza fra le due Camere. I deputati si erano mostrati più disponibili dei senatori nei confronti degli esercenti.
I senatori si sono opposti martedì all’idea dei deputati di inserire deroghe nella Legge per la protezione dal fumo passivo. Con 23 voti contro 16, hanno stralciato l’articolo in tal senso aggiunto dal Consiglio nazionale (Camera bassa). Questo prevedeva che alberghi, discoteche e ristoranti avrebbero potuto continuare ad essere gestiti come luoghi aperti ai fumatori se i gestori avessero provato di non avere la possibilità di costituire locali separati per fumatori e non fumatori.
Per la maggioranza del Consiglio degli Stati (Camera alta) hanno prevalso gli interessi sanitari – ossia proteggere i non fumatori dal fumo passivo, causa ogni anno di malattie gravi e decessi – su quelli finanziari del settore alberghiero e della ristorazione.
Secondo la liberale radicale sangallese Erika Forster Vannini, tali deroghe costituirebbero un compromesso che toglierebbe mordente alla legge, svuotandola di significato. Di solito i compromessi sono positivi, ha osservato, ma non in questo caso.
Con 20 voti contro 14, la Camera dei cantoni si è anche rifiutata di concedere due anni di tempo dopo l’entrata in vigore della legge per mettersi in regola.
Un dibattito emozionale
Il voto su questi articoli è stato preceduto da un dibattito di entrata in materia a tratti animato che ha visto su schieramenti opposti: i sostenitori della versione più restrittiva e quelli disposti a fare un’eccezione in nome degli interessi economici e della libertà individuale.
Tra questi ultimi figurava il liberale radicale obvaldese Hans Hess, il quale si è detto stupito che nessuno abbia ricordato l’importanza del settore della ristorazione per l’economia nazionale e le centinaia di milioni di franchi che esso versa alle casse statali sotto forma di contributi per la previdenza sociale e l’imposta sul valore aggiunto. A detta di Hess, un divieto di fumare potrebbe generare un calo del fatturato di un miliardo di franchi all’anno.
A suo avviso, l’estensione della legge a ristoranti e hotel rappresenta inoltre un’intromissione importante nella libertà personale. Dello stesso avviso il popolare democratico svittese Bruno Frick, che ha stigmatizzato la deriva moralizzatrice della legge e il suo carattere “liberticida”.
Ma qui non si tratta, ha replicato il liberale radicale zurighese Felix Gutzwiller, di impedire a chicchessia di fumare. Autore dell’iniziativa parlamentare del 2004 che ha condotto alla legge, il medico zurighese ha ricordato che la sua proposta è il risultato di studi internazionali che hanno provato la pericolosità del fumo passivo per la salute. ” A suo parere, quanto sta accadendo in altri Paesi europei, e nei cantoni, rispecchia un cambiamento culturale: i non fumatori chiedono adesso il rispetto della loro libertà”.
“Non possiamo impedire al singolo individuo di farsi del male – ha detto Gutzwiller – ma costui non ha il diritto di farlo ad altri”. Assieme ad altri “senatori”, ha poi ricordato le forti maggioranze che hanno accolto in vari cantoni leggi simili a quella in discussione. “Se non facciamo qualcosa adesso rischiamo di essere confrontati tra qualche anno con iniziative popolari ancor più radicali della legge in discussione”, ha ammonito.
Il liberale radicale ticinese Dick Marty e il democentrista glaronese Thys Jenny hanno sostenuto dal canto loro che le leggi adottate tanto in Svizzera che all’estero – come in Italia – contro il fumo passivo non hanno causato la “morte” del settore della ristorazione. Anzi. la legge viene rispettata e giudicata positivamente anche dai fumatori.
Autorizzati in via eccezionale i fumoir
Prevista anche per proteggere il personale di alberghi, bar e ristoranti dal fumo passivo, la legge prevede tuttavia la possibilità per questi locali di costituire zone fumatori, purché separate e dotate di ventilazione sufficiente. La versione della commissione prevede che il personale possa lavorare in queste zone a titolo eccezionale e purché abbia dato il proprio consenso. Una minoranza voleva mantenere la versione restrittiva del governo.
Per la socialista neocastellana Gisèle Ory, la costituzione di zone fumatori, anche se ventilate, non serve a nulla. La sua compagna di partito ginevrina Liliane Maury-Pasquier ha aggiunto che deve essere data la priorità alla salute degli impiegati. Al voto, con 22 suffragi contro 18, tuttavia, è passata la versione più permissiva.
I Cantoni possono essere ancora più severi
Quale ultimo atto, la Camera alta ha poi detto sì a un articolo che permette ai cantoni di promulgare norme più severe in materia di protezione dal fumo passivo.
Per il ministro della sanità Pascal Couchepin la precisazione di questo aspetto nella legge crea maggiore sicurezza giuridica. Una minoranza ha fatto notare invece che tale aggiunta potrebbe generare confusione negli avventori che rischiano di non capire più nulla se le regole cambiano da un cantone all’altro.
swissinfo e agenzie
Mentre il parlamento svizzero sta ancora discutendo una legge federale per la protezione contro il fumo passivo, alcuni Cantoni hanno già adottato disposizioni in materia.
Il cantone del Ticino è stato il primo in Svizzera a introdurre il divieto di fumare nei locali pubblici, in seguito a una votazione popolare avvenuta nel 2006. Altri cantoni hanno seguito la stessa via. Finora si sono espressi a favore di un divieto anche gli elettori di Grigioni, Appenzello Esterno, Soletta e Ginevra.
In Vallese e a San Gallo i parlamenti cantonali hanno optato nel febbraio 2008 per un rigoroso bando del fumo dai locali pubblici. Nei cantoni di Neuchâtel e Giura il fumo è stato proibito negli edifici dell’amministrazione pubblica e nelle scuole cantonali, ma non nei ristoranti e negli alberghi.
A Sciaffusa, nel 2005 gli elettori hanno votato a favore dell’obbligo di allestire zone per i non fumatori nei ristoranti.
In vari cantoni sono state lanciate iniziative popolari per la protezione dal fumo passivo.
L’Irlanda è stata la prima nazione europea a introdurre, nel 2004, il divieto di fumare sul luogo di lavoro, ristoranti e bar compresi. Numerosi altri paesi europei – tra cui Francia, Italia e Gran Bretagna – hanno seguito l’esempio, istituendo legislazioni simili. In alcuni casi è consentita l’installazione di locali appositi per i fumatori.
In Germania, nei diversi Länder, si prevede l’introduzione verso metà 2008 di disposizioni concernenti il fumo nei ristoranti, conformemente alle raccomandazioni dell’Unione europea.
Negli USA i singoli Stati hanno la facoltà di decidere in merito al divieto di fumare; più della metà dispongono di una severa legislazione che impedisce il fumo in bar e/o ristoranti. In Canada è stata introdotta nel 1986 una legge volta a proteggere i non-fumatori sul posto di lavoro, che consente l’introduzione di spazi separati.
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