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Il genocidio armeno è una «questione turca»

A Yerevan, in Armenia, un memoriale ricorda le centinaia di migliaia di armeni uccisi Keystone Archive

Contrariamente al Consiglio nazionale, che ha riconosciuto come genocidio il massacro degli armeni, il Consiglio degli Stati non si occuperà del tema.

Non tocca ad altri paesi puntare il dito contro la Turchia 90 anni dopo i fatti, sostiene Peter Briner, presidente della commissione di politica estera della Camera alta.

Genocidio o non genocidio? Il Consiglio nazionale nel dicembre 2003 aveva accettato un postulato che riconosceva come tale il massacro compiuto nei confronti della popolazione armena da parte delle truppe turche dal 1915 al 1919.

La Camera alta del Parlamento svizzero non si pronuncerà però verosimilmente mai sulla questione: è quanto ha affermato sabato il presidente della commissione di politica estera del Consiglio degli Stati, Peter Briner.

La commissione – ha dichiarato Briner – ha deciso di non sottoporre la questione al plenum, sposando così la posizione del Consiglio federale. Non tocca né al Parlamento svizzero né agli altri paesi additare la Turchia per quanto è avvenuto 90 anni fa, ha sottolineato.

Secondo Briner, tocca piuttosto alle parti coinvolte, ossia Turchia e Armenia, occuparsene tramite una commissione mista, che indaghi su quegli «avvenimenti orribili», come ha saputo fare la Svizzera scandagliando il proprio passato nella Seconda guerra mondiale.

La Svizzera deve però dar prova di fermezza

A proposito della recente tensione tra Berna e Ankara, con l’annullamento della visita del consigliere federale Joseph Deiss, Briner ha affermato che la Svizzera non deve mostrarsi debole verso il governo turco, ma non deve neppure reagire alla stessa maniera.

«È importante avere coraggio – ha precisato il presidente della commissione – ed è un bene che vi siano state vivaci reazioni. Che la Turchia giustifichi il rinvio della visita con motivi di calendario non corrisponde sicuramente a verità», ha commentato. E’ una formula diplomatica tipica di quando non si trovano spiegazioni migliori. «Non si può evitare di pensare che il governo turco abbia voluto in tal modo placare la popolazione», secondo Briner.

La Turchia sa molto bene – ha concluso – che se vuole entrare nell’Unione Europea non può evitare di affrontare la questione armena, che è una «questione delicata di politica estera».

swissinfo e agenzie

Da 800’000 fino ad 1’800’000 armeni sono stati trucidati dall’esercito turco tra il 1915 e il 1919.
Dal punto di vista storico il genocidio degli armeni non è più contestato ed è già stato riconosciuto da tredici parlamenti nazionali di Paesi quali Francia, Belgio. Stati Uniti, Russia, Canada e Italia.
L’ONU ha compiuto il passo nel 1985, seguito due anni dopo dal Parlamento europeo.

Il Governo elvetico finora ha evitato di utilizzare il termine «genocidio». Ha più volte ripetuto di deplorare e condannare le tragiche deportazioni in massa e i massacri che hanno fatto numerose vittime nella popolazione armena.

In Svizzera, oltre al Consiglio nazionale, il genocidio armeno è stato riconosciuto come tale dai Parlamenti cantonali di Ginevra e Vaud.

Le autorità elvetiche hanno recentemente aperto un’inchiesta per negazionismo nei confronti dello storico turco Yusuf Halaçoglu e del capo del Partito dei lavoratori Dogu Perincek.

La procedura ha gettato benzina sul fuoco nelle relazioni tra Berna e Ankara. Venerdì il Governo turco ha annullato la visita del ministro dell’economia elvetico Joseph Deiss, prevista in settembre.

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