Il Governo bacchettato per la vicenda Swisscom
Secondo la Commissione di gestione del Consiglio Nazionale, il Governo ha agito in modo «poco serio» vietando all'operatore telecom di investire all'estero.
Nel suo rapporto, la commissione definisce il «voltafaccia strategico» del Consiglio federale affrettato, irresponsabile e caotico.
La decisione del Governo del 23 novembre scorso di privatizzare Swisscom e di vietare all’operatore di telecomunicazioni – di cui la Confederazione è azionista di maggioranza – di investire all’estero è stata presa in maniera caotica, «poco seria» e i sette ministri si sono comportati in modo «affrettato e praticamente irresponsabile».
Nel suo rapporto di 44 pagine pubblicato martedì, la Commissione di gestione (CdG) del Consiglio Nazionale, incaricata di esaminare quanto successo, non ha lesinato critiche al Consiglio federale.
«Problemi fondamentali»
L’inchiesta «mostra che sono in ballo problemi fondamentali che superano ampiamente il quadro di una semplice panne di comunicazione», ha dichiarato il deputato Christian Weber, membro della Commissione.
Nel rapporto la CdG condanna in particolare il divieto imposto a Swisscom di investire in imprese all’estero.
In linea di principio, la seduta speciale governativa di novembre doveva essere dedicata «solo» al problema della cessione della partecipazione maggioritaria della Confederazione nel capitale di Swisscom. Il rapporto preparatorio, definito segreto e dedicato unicamente alla questione della privatizzazione, è stato presentato dai Dipartimenti federali delle finanze (DFF) e della comunicazione (DATEC).
Su questo tema, però, il Governo si è spinto ben oltre, adottando proposte presentate dal ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher (Unione democratica di centro, destra) in un co-rapporto di appena poco più di una pagina e presentato la mattina stessa della seduta governativa.
Basi decisionali insufficienti
Per la CdG il Consiglio federale ha adottato le decisioni sugli investimenti all’estero e sull’attribuzione dei fondi propri disponibili «senza averle adeguatamente preparate e senza disporre di basi decisionali sufficienti». Il rapporto critica il «voltafaccia strategico», contrario agli obiettivi fissati a Swisscom e alla legge sull’azienda di telecomunicazioni.
«Il Consiglio federale si è dunque reso colpevole di una rottura rispetto alle relazioni che intratteneva fino allora con Swisscom». Insomma – afferma ancora il rapporto – il Governo ha preso una decisione a livello di gestione aziendale che «non gli incombeva».
La CdG ritiene inoltre «inaccettabile il modo in cui certi consiglieri federali sono intervenuti e si sono contraddetti in pubblico». «Informando in modo tanto irresponsabile – si legge nel rapporto – i membri del Consiglio federale hanno minato la credibilità del governo, sia in Svizzera che all’estero, assumendosi nel contempo il rischio di ledere Swisscom».
Il Governo respinge le critiche
Pur riconoscendo che la comunicazione della decisione non è avvenuta in maniera ideale, il Governo ha dal canto suo respinto le critiche.
In un comunicato sottolinea che spetta unicamente al Consiglio federale decidere come preparare e trattare i dossier.
Inoltre, respinge le accuse di non aver rispettato la legge sulle imprese di telecomunicazioni, di aver preso la sua decisione senza tener conto della situazione finanziaria di Swisscom o ancora di aver deliberato in maniera affrettata.
Sul fronte dei partiti, l’Unione democratica di centro e il Partito liberale radicale – favorevoli alla privatizzazione di Swisscom – hanno respinto le conclusioni del rapporto, definendolo politicamente orientato.
Il Partito socialista e il Partito popolare democratico hanno da parte loro biasimato l’operato del Governo.
swissinfo e agenzie
Le Commissioni della gestione delle due Camere esercitano su mandato l’alta vigilanza parlamentare sulla gestione del Consiglio federale e dell’Amministrazione federale, dei Tribunali federali e di altri enti incaricati di compiti federali.
L’alta vigilanza è un controllo politico svolto dal Parlamento sui poteri esecutivo e giudiziario, tramite cui il Parlamento giudica l’attività direttiva delle autorità federali e formula raccomandazioni per il futuro.
Lo scorso 23 novembre, il Governo svizzero ha comunicato l’intenzione di vendere il pacchetto di titoli di Swisscom in mano alla Confederazione, pari al 66% del capitale azionario.
Il giorno seguente, il Consiglio federale ha annunciato di voler vietare all’operatore telefonico qualsiasi nuova acquisizione all’estero.
La Swisscom si è così vista proibire l’acquisto della compagnia telefonica irlandese Eircom. Il corso dell’azione Swisscom è poi crollato, perdendo complessivamente 1,5 miliardi di franchi.
Oltre alla Confederazione, vi sono 64’000 azionisti, 12 dei quali possiedono più di 100’000 azioni ognuno.
A titolo di paragone, lo Stato tedesco detiene il 37% delle Deutschen Telekom e quello francese il 33% di France Telecom. Telecom Italia, invece, è totalmente privatizzata dal 2002.
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