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Il Governo tempera l’internamento a vita

Internamento a vita: una pena applicabile solo in casi molto estremi Keystone

Per cercare di rispettare i principi della Convenzione europea sui diritti umani, l'internamento a vita dei criminali molto pericolosi non sarà così severo.

Il governo svizzero ha licenziato mercoledì il disegno di legge attraverso il quale sarà messa in pratica l’iniziativa accettata dal popolo nel febbraio del 2004.

Nel febbraio di un anno fa, il 56,2% dei cittadini svizzeri aveva accettato l’iniziativa popolare denominata «Internamento a vita per criminali sessuomani o violenti estremamente pericolosi e refrattari alla terapia».

Essendo assai vaga e lasciando molto spazio all’interpretazione, la modifica costituzionale per poter essere messa in pratica necessitava perciò di disposizioni esecutive. Disposizioni che il Consiglio federale ha presentato mercoledì e che dovranno ora essere approvate dal Parlamento.

Il progetto – ha indicato il Dipartimento federale di giustizia e polizia – permetterà di «proteggere meglio la società contro i delinquenti molto pericolosi (…) senza però violare i principi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo».

Il testo che abbiamo inviato alle Camere è la migliore soluzione che potevamo trovare, ha dal canto suo dichiarato il ministro di giustizia Christoph Blocher.

Catalogo di reati

In primo luogo, il disegno di legge presenta un catalogo di reati in base al quale si definisce chi debba essere considerato un criminale sessuomane o violento estremamente pericoloso.

L’internamento a vita può essere pronunciato per chi ha commesso un assassinio, un omicidio, uno stupro, un sequestro, un atto di brigantaggio o chi si è reso colpevole di lesioni corporali gravi o di violenze sessuali.

Contrariamente alla prima versione del disegno di legge messa in consultazione, quella definitiva prevede anche che una simile misura possa venire applicata agli autori di tratta di esseri umani, di atti di genocidio o di crimini efferati in situazioni di conflitti armati.

Niente internamento «a posteriori»

Il governo ha rinunciato ad introdurre il carcere a vita «a posteriori». La revisione della Parte generale del Codice penale, già sui banchi del Parlamento, prevede tuttavia la possibilità di ordinare a posteriori l’internamento «ordinario».

Tale provvedimento è ritenuto sufficiente per impedire la scarcerazione di criminali che si rivelano pericolosi soltanto nel corso dell’esecuzione della pena.

Inoltre, il progetto definisce in che modo deve essere effettuato un riesame della situazione una volta l’internamento a vita pronunciato.

La procedura esclude un esame automatico, proprio come chiesto dall’iniziativa popolare.

Tuttavia una commissione federale sarà incaricata di verificare di nuovo i casi su richiesta della persona internata o delle autorità se esistono nuove conoscenze scientifiche che permettono di stabilire che la pericolosità del delinquente può essere nettamente ridotta grazie a nuove terapie.

Inoltre, il Consiglio federale ha inserito nella legge una deroga all’internamento a vita. Il giudice potrà infatti disporre la liberazione condizionale anche senza trattamento, a condizione che l’autore non costituisca più un pericolo per la collettività, perché affetto da senilità, grave malattia o per altri motivi.

Minacce di referendum

Il professore di diritto penale all’Università di Friburgo Marcel Niggli non si è detto sorpreso dal fatto che il governo abbia dovuto fare qualche passo indietro.

Il desiderio dei promotori dell’iniziativa di escludere ogni possibilità di ritornare su una decisione d’internamento a vita – ha affermato – non è compatibile né con la Costituzione federale né con la Convenzione dei diritti dell’uomo.

Il Consiglio federale ha commesso un errore convalidando l’iniziativa, ha osservato il professore, tanto più che il codice penale permette già di applicare il desiderio di protezione espresso da coloro che hanno lanciato l’iniziativa.

Questi ultimi, dal canto loro, non sono soddisfatti dal modo in cui il Governo vuole applicare il loro testo, in particolare per quanto concerne la rinuncia ad introdurre l’internamento a vita a posteriori.

Il comitato d’iniziativa sta già valutando la possibilità di lanciare un referendum per opporsi alla legge presentata dal Governo.

swissinfo e agenzie

Per poter pronunciare una sentenza di internamento a vita, il giudice dovrà basarsi su due perizie indipendenti e rispettare tre condizioni.

Determinare se una recidiva è molto probabile.

Il criminale deve essere ritenuto durevolemente non correggibile, nella misura in cui una terapia sul lungo termine non potrà portare frutti.

Infine, il giudice dovrà stabilire che l’imputato commettendo il crimine abbia voluto attentare in modo particolarmente grave all’integrità fisica, psichica o sessuale di qualcuno.

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