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Il Governo tira dritto nell’affare Swisscom

L'ex-monopolista delle comunicazioni si avvia verso la privatizzazione Keystone Archive

Il Consiglio federale giudica infondate le critiche rivoltegli riguardo la privatizzazione dell'operatore telefonico Swisscom. E le rispedisce al mittente.

Ritiene il proprio comportamento per nulla affrettato e irresponsabile, contrariamente a quanto afferma la Commissione della gestione della Camera Bassa del Parlamento.

Nella vicenda Swisscom, il Consiglio federale ha agito in modo “affrettato e praticamente irresponsabile”.

Questa la critica mossa il 28 marzo scorso al governo dalla Commissione della gestione (CdG) del Consiglio nazionale (camera cassa del parlamento). Nella presa di posizione pubblicata giovedì il governo non condivide questa valutazione e respinge gran parte delle critiche.

In particolare, l’esecutivo rimanda al mittente il rimprovero secondo cui non avrebbe preparato a sufficienza la decisione del 23 novembre 2005 concernente la vendita delle azioni dell’operatore telefonico Swisscom (ex-regia federale) e avrebbe fondato la propria scelta su basi lacunose.

Per contro, l’esecutivo propone di accogliere la mozione della CdG che esige una chiara definizione del ruolo della Confederazione in seno ad aziende nelle quali detiene una partecipazione preponderante.

Risposta punto per punto

Secondo il Governo non è determinante il fatto che i documenti relativi alla proposta di privatizzazione siano stati distribuiti poco prima della seduta di clausura governativa di novembre.

Non è nemmeno corretto affermare che la decisione sulla vendita delle azioni Swisscom sia stata preparata in fretta e furia e su basi incomplete, aggiunge.

Infatti, “la valutazione fatta dalla CdG – scrive il governo – non tiene conto del fatto che in precedenza il Consiglio federale si era già occupato otto volte di questo problema nel giro di un anno e mezzo”.

Il governo ha pure giustificato la precedenza data al progetto di privatizzazione: le decisioni relative alla distribuzione degli utili e alle acquisizioni all’estero sono conseguenze dello stesso. Non vi è dunque stato alcun cambiamento di strategia.

Gli obiettivi strategici riguardo le acquisizioni all’estero per il periodo 2002-2005 erano formulati “in modo rigoroso e restrittivo”, sostiene l’esecutivo.

Tali restrizioni prevedono che operazioni simili devono essere fatte solo se contribuiscono ad aumentare il valore dell’impresa nel lungo termine.

Un problema di comunicazione però esiste

Il Consiglio federale riconosce comunque che “non tutti i punti della sua prima decisione concernente Swisscom sono stati comunicati in modo ottimale”.

Sul problema della comunicazione il governo ricorda che si è già espresso nel corso del primo trimestre di quest’anno e che ne ha già tratto i debiti insegnamenti.

D’ora in poi l’esecutivo intende accordare maggiore attenzione alla comunicazione in seno al collegio stesso e decidere il modo con cui informare.

Il Governo ne ha anche approfittato per condannare le indiscrezioni sfuggite da Palazzo negli ultimi tempi. Nei prossimi mesi esaminerà il problema della
violazione del segreto di funzione. È in preparazione una perizia sulla depenalizzazione della fuga di notizie.

Gli interessi delle Stato prima di tutto

Entro la pausa estiva, l’esecutivo prevede anche la pubblicazione di un rapporto sul “governo d’impresa”.

In esso, il Consiglio federale si esprimerà anche sull’elemento di controllo del rappresentante dello Stato in seno al consiglio di amministrazione delle aziende della Confederazione.

Il governo riconosce che la posizione di quest’ultimo può risultare difficile
quando gli interessi che difende quale rappresentante della Confederazione e contemporaneamente membro del consiglio d’amministrazione divergono.

Tuttavia se, come nel caso di Swisscom, la Confederazione è azionista principale o di maggioranza, il rappresentante dello Stato – ricorda il governo – è vincolato, dopo aver ricevuto l’istruzione, a difendere unicamente gli interessi della Confederazione.

swissinfo e agenzie

23.11.2005: il governo decide di vendere la sua partecipazione in Swisscom (all’epoca oltre il 66%). Valore dell’operazione in borsa: 17 miliardi di franchi.

14.12: il parlamento discute il caso. La sinistra e i popolari democratici minacciano il referendum in caso di sì alla privatizzazione.

17.3.2006: il governo opta per una privatizzazione totale senza misure accompagnatorie particolari.

4.5: il Consiglio federale respinge le critiche della Commissione della gestione del Consiglio nazionale che avevano definito il suo comportamento “affrettato e irresponsabile”.

Il Consiglio Nazionale (camera del popolo) si pronuncerà mercoledì prossimo sulla prevista privatizzazione di Swisscom. Quello degli Stati (camera dei cantoni) lo farà in giugno.

Se il progetto dovesse superare lo scoglio parlamentare, l’ultima parola spetterebbe al popolo in una votazione referendaria l’11 marzo 2007.

La Confederazione possiede il 62% circa del capitale azionario di Swisscom.
Telecom Italia è stata totalmente privatizzata nel 2002.
La Germania detiene il 37% di Deutsche Telekom.
Francia: 33% di France Telecom.
Austria: 38% di Telekom Austria.

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