Il “J’Accuse” degli ebrei svizzeri
Il presidente della Federazione svizzera delle comunità israelitiche critica il governo e la stampa svizzeri, che accusa di parzialità nei confronti della crisi israelo-palestinese.
“Gli ebrei non si sentono più sicuri in Svizzera”. Nel discorso pronunciato mercoledì sera davanti all’assemblea annuale della Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI), Alfred Donath ha tenuto dei propositi allarmistici, che ha confermato a swissinfo.
“Una fascia importante della popolazione svizzera vorrebbe che noi smussassimo le nostre diversità, che ci assimilassimo maggiormente. In pratica,” dice Alfred Donath, “che rinunciassimo alla nostra identità.”
Il Presidente della FSCI allude in questo modo alle reazioni suscitate dalla questione legata all’abbattimento rituale degli animali. Un progetto controverso al quale il governo svizzero ha alla fine rinunciato, perché messo sotto pressione.
La Svizzera è piombata in un clima di antisemitismo
Secondo Alfred Donath, questo sentimento di rifiuto, vissuto dalle comunità israelitiche svizzere, è alimentato dal conflitto israelo-palestinese e dalle sue ripercussioni sull’Europa. Un continente che, secondo Donath, “è piombato nell’antisemitismo”.
E per il presidente della FSCI la Svizzera non è risparmiata da questa tendenza. “Il clima anti-israeliano creato dai media svizzeri favorisce i rigurgiti antisemiti”, spiega allarmato. “Una svolta violenta è possibile in qualsiasi momento”.
Per Alfred Donath è chiaro: “La stampa svizzera ha preso partito per i palestinesi.” Una presa di posizione unilaterale, secondo Donath, condivisa dal governo elvetico e dal suo ministero degli esteri, che “contribuisce alla creazione di un clima malsano, che favorisce l’antisemitismo.”
Il presidente della Federazione che difende gli interessi degli ebrei in Svizzera rincara la dose: “Condannando unilateralmente lo Stato d’Israele, minacciando di rompere le relazioni diplomatiche con la nazione ebraica, finanziando materiale scolastico che incita all’odio contro gli ebrei, la Svizzera si mette da sola in disparte.”
La risposta del ministero degli Affari esteri
Pur senza pronunciarsi sul discorso allarmista di Alfred Donath, il Dipartimento degli esteri si difende. Ricorda che non ha mai parlato di sanzioni economiche contro lo Stato ebraico. Precisa che il 10 aprile ha annunciato di voler rivedere una parte degli accordi di cooperazione con Isaraele, soprattutto in campo militare.
Una decisione fondata sul diritto umanitario internazionale, iscritto nelle Convenzioni di Ginevra, di cui la Svizzera è depositaria. Per questo motivo il nostro Paese si è permesso di condannare, a più riprese, le violazioni commesse dagli israeliani ma anche dai palestinesi.
Ne è una prova la ferma condanna dell’attentato palestinese che martedì ha provocato decine di morti e feriti a Rishon Letzion. La Svizzera ricorda che “gli attacchi suicidi contro civili costituiscono una violazione delle regole umanitarie fondamentali.” E aggiunge che “in nessuna circostanza si può giustificare l’uso indiscriminato della violenza.”
Gli ebrei devono mantenere la calma
Nel suo discorso Alfred Donath ha invitato gli ebrei svizzeri a schierarsi dietro allo Stato ebraico: “Dobbiamo sostenerlo, lo Stato e i suoi dirigenti, democraticamente eletti, indipendentemente da quello che fanno, con le loro qualità e le loro debolezze, la loro fermezza e le loro esitazioni, il loro coraggio e i loro errori.”
Propositi poco differenziati, che incontrano la disapprovazione totale di uno degli organizzatori di un recente manifesto, firmato da ebrei ed arabi svizzeri. “La solidarietà con Israele non consiste nell’allinearsi in modo incondizionato sulle posizioni del governo Sharon”, afferma Pierre Hazan, “al contrario, bisogna avere il coraggio di spiegare a questo governo che si sta sbagliando privilegiando unicamente l’opzione militare.”
“Manteniamo la calma”, prosegue Pierre Hazan, “l’Europa per fortuna non è rimpiombata nell’antisemitismo. Il governo svizzero e il suzo ministero degli esteri non stanno attizzando il fuoco dell’odio contro gli ebrei.”
swissinfo/Frédéric Burnand
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