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Il modello dell’equilibrio territoriale non vale più

Confrontati a problemi finanziari e alla perdita di attrattiva, il calcio svizzero deve cercare nuove soluzioni.

Mathais Froidevaux ha parlato della situazione con Martin Schüler, direttore del Laboratorio di dinamica del territorio al Politecnico di Losanna.

swissinfo: Perché certi dirigenti del calcio svizzero sono entrati in materia sulla proposta austriaca di fusione?

Martin Schüler: Questa discussione interviene in un periodo di ristrutturazione territoriale a livello economico, politico, culturale e sportivo. Il Belgio e l’Olanda avevano già pensato a una soluzione analoga, di unire due campionati di dimensione praticamente identiche.

In entrambi i casi, le proposte costituiscono una risposta al fallimento del modello predominante del 20esimo secolo.

E questa, secondo lei, è la soluzione?

Ina realtà, ci sono tre tipi di logica. La prima, è quella dell afusione di due campionati.

La secondo è quella dell’apertura, accettando una squadra di un altro paese. Sull’esempio del Monaco, che gioca nel campionato francese, si parla del Football Club Vaduz, del Liechtenstein, che potrebbe entrare a far parte della struttura svizzera. È una soluzione possibile tra paesi di dimensioni molto diverse.

Ma il futuro potrebbe anche riservarci un modello di un terzo tipo, con la disgregazione dei campionati nazionali. In Scozia, per esempio, Celtic e Rangers Glasgow intendono partecipare al campionato inglese.

Significa che, in un modo o nell’altro, anche il campionato svizzero dovrà cambiare?

Viste le attuali difficoltà, dovrà subire certe modifiche. E la questione dell’identificazione regionale, molto forte nel nostro paese, dovrà cambiare forma.

Negli anni 30, l’attaccamento locale prevaleva soprattutto a livello delle città, dove parecchi squadre si affrontavano in derby di quartiere.

Tra gli anno ’60 e ’80, l’organizzazione del campionato si è a poco a poco basata du un modello di equilibrio territoriale (Svizzera romanda, Svizzera tedesca e Ticino). Ma ora anche questo modello sta scomparendo, per esempio con la relegazione di grandi club come il Losanna o il fallimento del Lugano.

Oggi, le differenze tra i grandi club e quelli medi diventa sempre più importante, con un accentramento intorno a grandi centri urbani muniti di importanti complessi sportivi, come a Basilea, Ginevra e presto Zurigo e Berna.

In questo contesto, l’idea di fusione con il campionato austriaco potrebbe essere realizzata?

Anche se mi sembra pericolosa, credo sia la sola soluzione possibile per Svizzera per cambiare di scala. Perché attualmente, non può fare una proposta analoga alla Francia, all’Italia o alla Germania.

Personalmente, ritengo che le discussioni tra la Svizzera e l’Austria possano permettere di aprire il dibattito sui cambiamenti più profondi che si annunciano all’orizzonte.

Si tratta di un «tiro di prova». Perché non è escluso che un giorno si assista a uno o più campionati, con le migliori squadre europee, sul modello della Champions League, che è molto lucrativa.

Grasshoppers, Basilea e Servette si collocano chiaramente in quest’ottica. E in questo senso va anche il progetto dell’Olympique des Alpes, voluto da Christian Constantin.

interview swissinfo: Mathais Froidevaux
(traduzione: Fabio Mariani)

Il Football Club Servette ha già preso contatto con la Federazione per ottenere il diritto di partecipare, come il Monaco, al campionato francese di D1.

In Scozia, le due squadre di Glasgow, i Rangers e il Celtic, vorrebbero partecipare alla «Premier League» inglese.

Belgio, Lussemburgo e Olanda hanno già pensato di creare un campionato comune.

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