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Il Ticino non vuole più essere il supermercato della canapa

Perquisizione in una serrra per la produzione di canapa in Ticino Keystone

A lungo paradiso dei consumatori della vicina Italia che venivano a rifornirsi in tutta tranquillità, il Ticino è partito in guerra contro la canapa.

A sette mesi dal lancio dell’operazione “indoor”, un convegno internazionale ha fatto il punto sulla situazione venerdì a Lugano.

Tra gli esperti giunti in Ticino, il più atteso era senza dubbi il criminologo italiano Massimo Picozzi. Figura mediatica, è ben noto in Italia e in Ticino per le sue consulenze in televisione negli episodi più clamorosi di cronaca nera.

Considerato il massimo esperto italiano di “criminal profiling”, è psichiatra e professore di criminologia e criminalistica presso l’Università dell’Aquila nonché consulente dell’Unità per il crimine violento della Polizia criminale di Roma. Massimo Picozzi è intervenuto sul tema del “consumo di cannabis e condotte criminali: una rassegna della letteratura”.

Canapa e violenza: l’accoltellamento di una giovane milanese

Ha sottolineato come, da più decenni, la letteratura scientifica si occupi del rapporto tra il consumo di derivati della canapa e l’insorgenza o la precipitazione di comportamenti criminali.

Per il criminologo, vi è senza dubbio un rapporto tra cannabis, disturbi psicopatologici e violenza. Una problematica accentuata dalle nuove coltivazioni di canapa con caratteristiche di elevata concentrazione di THC.

Massimo Picozzi ha così ricordato l’uccisione, nella notte fra il 19 e 20 luglio 2002, di una ragazza milanese. Accoltellata con inaudita violenza dal fidanzato, erede di una famiglia di industriali di origine svizzera, la ragazza è morta dissanguata. Arrestato sul luogo del delitto dov’era ritornato dopo aver vagato per strada, insanguinato e senza meta, l’omicida ha colpito gli inquirenti con la sua espressione vuota.

L’uomo ha raccontato di aver consumato marijuana poche ore prima dell’omicidio. La droga, dice, l’aveva comperata a Lugano. Uno spinello micidiale, una “bomba”, precisa Picozzi. Con un tasso di THC che sfiorava il 20%. Al processo attualmente in corso a Milano, l’imputato ha detto di essere profondato in un sonno profondo dopo aver fumato. Un sonno dal quale si è svegliato con addosso una grande angoscia. Quell’angoscia che lo ha spinto ad uccidere la fidanzata.

Consumo, prevenzione, criminalità transfrontaliera

Altri temi sono stati sollevati davanti ai 300 partecipanti al congresso. Una dozzina di esperti svizzeri, italiani e un francese hanno sollevato temi legati all’aumento del consumo tra i giovani e i giovanissimi, alla prevenzione, agli aspetti penali e criminali, interni e transfrontalieri.

Durante i circa sette anni di tolleranza e vuoto giuridico che vigevano in Ticino, i consumatori italiani hanno varcato il confine in massa per rifornirsi nei canapai ticinesi. Canapai oggi tutti chiusi. Così la città di Como detiene il record nazionale di sequestri di canapa. Sotto forma di marijuana o hashish, la droga contiene un tasso molto alto di THC, in media 15%.

Dal contrabbando tradizionale al traffico di droga

“La criminalità locale organizzata è stata molto influenzata dal proliferare del fenomeno” ha spiegato la dottoressa Daniela Meliota, sostituta del procuratore della Repubblica di Como. “Dal 1999 a oggi, ha tralasciato l’attività tradizionale come il contrabbando per girarsi verso il traffico di stupefacenti e in particolar modo di canapa comperata in Ticino.”

Ma grazie alla lotta condotta dallo scorso marzo dal procuratore Antonio Perugini, il Ticino non è più il supermercato nazionale ed internazionale della canapa. In sette mesi polizia e magistratura hanno fatto piazza pulita. Tutte le piantagioni indoor, outdoor e sotto serra sono state distrutte, tutti i canapai sono stati chiusi. I primi processi sono stati celebrati nei giorni scorsi. Le persone arrestate sono state 129, alcune delle quali ancora in detenzione.

swissinfo, Gemma d’Urso, Lugano

L’operazione “indoor” è scattata il 7 marzo scorso
Chiusi una settantina di canapai in tutto il cantone
Sequestrate e distrutte 52 piantagioni indoor e 8 all’aperto
Confiscate 198’000 piante di canapa, 4200 chili di marijuana, 10 kg di hashish
Sequestrati quattro milioni di franchi, e materiale vario per oltre 80 milioni di franchi

Per il procuratore Antonio Perugini, responsabile dell’operazione Indoor, il proliferare delle coltivazioni di canapa in Ticino è stato facilitato da una serie di prodotti-pretesto, quali: sacchetti odorosi, cuscini, birra alla canapa, oli essenziali, cosmetica, alimentari, tisane, medicinali vari.

In sette anni di relativa tolleranza, in Ticino si era sviluppato un mercato sommerso con la costituzione di società anonime, il riciclaggio di denaro, l’assunzione di personale al nero, il coinvolgimento di fiduciari, avvocati, politici, agricoltori e proprietari fondiari.

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