Il vincitore del Tour de France sospettato di doping
Floyd Landis, della squadra ciclistica elvetica Phonak, è risultato positivo al testosterone. Domenica scorsa aveva vinto il Tour de France.
Se le controanalisi dovessero confermare questi risultati, la vittoria dell’americano al Tour potrebbe essere revocata.
La concentrazione anomala di testosterone è stata rilevata nel campione A delle urine di Landis in seguito al controllo antidoping effettuato dopo la 17a tappa del Tour de France, il 20 luglio scorso.
Quel giorno, il corridore della squadra elvetica Phonak compie un grande exploit, giungendo per primo al traguardo di Morzine, nell’Alta Savoia, dopo una fuga in solitario di ben 130 km/h.
Un’impresa che gli permette di mettere una seria ipoteca sulla vittoria finale, che si aggiudica infatti tre giorni più tardi all’arrivo sui campi Elisi parigini.
Presunzione d’innocenza
Secondo le regole dell’Unione ciclista internazionale (UCI), Landis ha quindici giorni a partire da mercoledì per chiedere una controanalisi del campione B delle sue urine. Phonak ha fatto sapere giovedì in una nota che farà valere questo diritto per provare che il risultato del test «è l’effetto di un processo naturale oppure di un errore».
Dal canto suo, il manager della squadra, John Lelangue, non nasconde che la notizia è «una delusione per tutta l’equipe elvetica, nonché per l’immagine del Tour e del ciclismo in generale».
Per il momento, Lelangue dice di avere ancora fiducia nel suo corridore – il quale nega di aver assunto sostanze dopanti – ma sottolinea che se le controanalisi sul campione B confermeranno la positività, Landis sarà licenziato.
Delusione generale
La notizia giunge come una doccia fredda nel mondo del ciclismo, già scosso negli ultimi anni da un numero crescente di casi di doping.
Landis era visto come l’uomo capace di ridare lustro alla Grande Boucle, dopo le ombre gettate sulla competizione dalla squalifica dei favoriti Jan Ullrich e Ivan Basso, nonché di altri sette ciclisti, implicati nell’affare di doping durante la Vuelta spagnola.
In un comunicato stampa, la direzione del Tour de France (TdF) esprime la sua «collera» e la sua «tristezza» per quanto sta accadendo, ma sottolinea al contempo che «per quanto incresciosa sia per il ciclismo, questa notizia dimostra che la lotta condotta dagli organizzatori della competizione con i gruppi sportivi e i loro sponsor guadagna terreno in modo irreversibile».
Delusi anche i dirigenti della televisione pubblica tedesca ZDF, che si chiedono se valga o meno la pena continuare in futuro a trasmettere le tappe del Tour de France. «Abbiamo firmato un contratto per rendere partecipi i telespettatori di una prova sportiva e non di uno show sulle performance dell’industria farmaceutica», ha dichiarato con amarezza Nikolaus Brender, redattore capo di ZDF.
Vittoria a rischio
Per un altro illustre ciclista statunitense, Greg LeMond, «l’edizione di quest’anno della Grande Boucle resta una delle più pulite. Ma non può esserlo al 100% perché ci sarà sempre qualcuno pronto a violare il regolamento. Volevo credere che Floyd non fosse uno di loro. Non è un cattivo ragazzo, bensì la vittima di uno sport ormai corrotto», ha affermato il triplice vincitore del TdF (1986, 1989 e 1990).
Intanto Landis, che giovedì avrebbe dovuto partecipare a una corsa in Danimarca, non si è presentato alla partenza. Il giorno prima aveva già rinunciato a partecipare a una gara alla quale era iscritto in Olanda.
Se le controanalisi confermeranno il caso di doping, il suo nome sarà stralciato dal palmarès del Tour de France e la vittoria sarà accordata al secondo classificato, lo spagnolo Oscar Pereiro Sio.
swissinfo e agenzie
In sette anni d’esistenza, Phonak è stata confrontata a 14 casi di doping.
L’annus horribilis è stato il 2004, quando tre corridori della squadra elvetica sono risultati positivi a tali controlli: lo svizzero Oscar Camenzind, l’americano Tyler Hamilton e lo spagnolo Santiago Perez.
In seguito a questi affari di doping, Phonak ha istituito una serie di controlli interni sistematici dei corridori. Controlli più restrittivi rispetto a quelli previsti dall’Unione ciclistica internazionale.
Malgrado ciò, gli spagnoli Santos Gonzales e Enrique Gutierrez, nonché il colombiano Santiago Botero, sono implicati nell’inchiesta in corso sui presunti casi di doping durante la Vuelta.
Infine, anche altri corridori meno conosciuti della squadra elvetica, fra cui lo svizzero Sascha Urweider, hanno avuto problemi con il regolamento antidoping.
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