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In Kenya la tensione è ancora alle stelle

3 gennaio a Nairobi: la polizia cerca di disperdere i manifestanti dell'opposizione Reuters

Il Dipartimento federale degli affari esteri sconsiglia ai turisti di recarsi nel paese africano. I circa 1'000 vacanzieri elvetici che si trovano in Kenya sono per il momento al sicuro.

Centomila persone hanno dovuto lasciare le loro case per sfuggire alle violenze. I primi cinque giorni di disordini sono costati la vita a 350 persone.

Mercoledì il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha preso la decisione di sconsigliare ai turisti di recarsi in Kenya.

“Finché la situazione non si sarà chiarita, sconsigliamo di recarsi in Kenya per viaggi turistici o altri motivi che non presentino carattere urgente”, si legge sul sito del DFAE. Nei giorni scorsi, il DFAE invitava i turisti sul posto ad evitare gli assembramenti.

Nel paese si trovano attualmente circa un migliaio di turisti elvetici. Secondo le agenzie viaggi, i vacanzieri sono lontani dai principali focolai di violenza. Nessuno di loro è stato implicato in incidenti, precisa il DFAE.

Finora nessuna richiesta di assistenza è stata inoltrata dai membri della comunità svizzera che vivono stabilmente in Kenya (870 persone a fine 2006). Il DFAE ha comunque annunciato che il personale dell’ambasciata di Nairobi sarà rafforzato.

Le autorità svizzere hanno inoltre invitato gli attori politici keniani a “fare di tutto per trovare un dialogo sull’avvenire politico del paese”.

100’000 sfollati

Berna esaminerà come portare un aiuto umanitario alla popolazione del Kenya.

Secondo la Croce Rossa keniana, sono almeno 100’000 gli sfollati in fuga della violenze scoppiate dopo l’annuncio della rielezione del presidente uscente Mwai Kibaki. La maggioranza dei profughi si trova nell’ovest del paese.

L’ultimo bilancio fa stato di circa 350 morti.

Mercoledì la situazione sembrava essersi un po’ calmata. La tensione è però risalita alle stelle giovedì.

Manifestazione dell’opposizione

Migliaia di poliziotti sono stati dispiegati giovedì all’alba nelle strade della capitale, per disperdere i manifestanti che cercavano di recarsi alla dimostrazione indetta dal leader dell’opposizione Raila Odinga in un parco del centro cittadino.

Oltre a far uso di idranti e di gas lacrimogeni, la polizia ha anche aperto il fuoco sui dimostranti.

Il partito di Odinga ha nel frattempo fatto marcia indietro, annullando la manifestazione e lanciando un appello ai suoi sostenitori affinché rientrino nelle loro case.

Diplomazia al lavoro

Intanto, si sono accelerati gli sforzi diplomatici per cercare di portare al tavolo negoziale Kibaki e Odinga, che si accusano a vicenda di incoraggiare la “pulizia etnica” (Kibaki appartiene all’etnia Kikuyo, mentre Odinga a quella Luo).

Il vescovo sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace, è giunto giovedì a Nairobi.

Il governo keniano ha però indicato di non ritenere necessaria una mediazione. Kibaki, dal canto suo, si è detto disposto ad aprire un dialogo quando nel paese sarà tornata la calma.

Forti dubbi sulla correttezza dello scrutinio sono stati avanzati da tutte le cancellerie mondiali: Usa, Gran Bretagna, Unione europea, Canada, Norvegia, Giappone…

Anche la commissione elettorale keniana ha espresso non poche perplessità.

swissinfo e agenzie

In Kenya vivono 36 milioni di persone, suddivise in più di 40 etnie.

I Kikuyu sono l’etnia principale (22%), seguiti dai Luya (14%), dai Luo (13%), dai Kalenjin (12%) e dai Kamba (11%).

Il presidente uscente Mwai Kibaki, eletto per la prima volta cinque anni fa, fa parte dell’etnia Kikuyu, che si concentra soprattutto nell’altopiano al centro del paese e nelle regioni economicamente più forti.

Il capo dell’opposizione Raila Odigna è di etnia Luo. Questo gruppo vive soprattutto nell’ovest del paese, nella regione del Lago Vittoria, ai confini con l’Uganda.

Dal 1978 al 2002 è stato al potere Daniel Arap Moi, membro dell’etnia Kalenjin.

Finora il Kenya era considerato il paese più stabile di tutta l’Africa nera, dopo il Sudafrica. Dall’indipendenza nel 1963 non ha infatti mai conosciuto colpi di Stato, tranne uno morto sul nascere nel 1982.

Gli svizzeri hanno cominciato ad annullare le loro vacanze previste nelle prossime settimane in Kenya.

Gli operatori Kuoni e Hotelplan hanno raccolto già diverse decine di telefonate di clienti che rinunciano al viaggio o optano per un’altra destinazione, hanno indicato i rispettivi portavoce.

Molti dei 1’000 turisti svizzeri presenti attualmente in Kenya rientreranno in Svizzera al più tardi domenica.

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