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In Svizzera si discute sul Kosovo

Micheline Calmy-Rey con il presidente serbo Boris Tadic, in giugno a Belgrado Keystone

I leaders politici dei Balcani sono riuniti nella città svizzera di Lucerna, per discutere sul futuro della provincia serba.

La ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey ha aperto sabato la tavola rotonda, intitolata «La regione del Kosovo si prepara al cambiamento».

Gli alti rappresentanti presenti a Lucerna provengono principalmente dalla Serbia – Montenegro, ma anche da Albania, Macedonia, Svizzera e Stati Uniti. Le discussioni verteranno principalmente sullo statuto legale del Kosovo e sull’impatto per le nazioni vicine nel sud-est europeo.

I partecipanti discuteranno sulla migliore strategia da adottare per assicurare la convivenza pacifica tra le comunità serba e albanese in un Kosovo democratico, così come le conseguenze per la sicurezza nella regione.

La provincia del Kosovo è rimasta ufficialmente parte della Serbia – Montenegro, nata al posto della ex Jugoslavia. Tuttavia, la zona è rimasta sotto l’amministrazione delle Nazioni Unite (ONU) e dell’Alleanza Atlantica (NATO), dopo che i bombardamenti della NATO avevano posto fine alla pulizia etnica del 1999, operata dai serbi nei confronti dei cittadini di etnia albanese.

Scambio di vedute

«È l’occasione per un’analisi della situazione e uno scambio di vedute», afferma Roland Salvisberg, responsabile di programma presso il Dipartimento degli Affari esteri (DFAE). Egli ha poi aggiunto che non sono stati fissati obbiettivi precisi, ma saranno affrontati molti temi e gli interlocutori coglieranno ogni segnale di apertura.

«Non sono dei veri e propri pre-negoziati, ma è l’occasione per una discussione informale, come è già stato il caso in passato», sottolinea Salvisberg.

L’incontro è stato organizzato dal DFAE unitamente al «Progetto sulle relazioni etniche» (Project on Ethnic Relations-PER), un’organizzazione con sede negli Stati Uniti che si è impegnata per la promozione del dialogo nell’Europa sudorientale durante dieci anni. L’incontro di Lucerna sarà presieduto dall’ex presidente Allen H. Kassof.

Si tratta del quinto incontro di questo livello organizzato dal PER, il terzo in collaborazione con il DFAE. Gli altri appuntamenti si erano tenuti nel 2000 a Budapest e ad Atene, nel 2002 e nel 2004 a Lucerna.

Tensioni diplomatiche

Le relazioni tra Svizzera e Serbia sono al momento attuale ben definite. In questo senso, la consigliera federale Calmy-Rey, in occasione della sua visita a Belgrado alla metà di giugno, ha ribadito al presidente serbo Boris Tadic che il Kosovo non può ritornare al suo precedente statuto in seno alla Serbia – Montenegro. Dal canto suo, Tadic ha essenzialmente invitato la ministra degli esteri ad occuparsi degli affari propri.

Lo scorso 27 maggio, l’ambasciatore svizzero all’ONU Peter Maurer, aveva parlato di «evoluzione verso un’indipendenza formale del Kosovo», nell’ambito di una riunione del Consiglio di sicurezza. A suo parere «non è né auspicabile né realistico che questa provincia torni ad essere sotto la sovranità serba». Questo commento era stato oggetto di critiche da parte di alcuni politici svizzeri e da Belgrado.

Dal canto suo, Tadic ha recentemente affermato che «non accetterà mai» l’indipendenza del Kosovo, assicurando tutti gli sforzi possibili per evitare la secessione.

swissinfo, Thomas Stephens
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Nella primavera del 1999, la NATO ha bombardato per 78 giorni la Serbia, per obbligare il Presidente Slobodan Milosevic a ritirare le proprie truppe dal Kosovo.
Nel maggio 1999, 800’000 albanesi sono si sono rifugiati nei paesi vicini.
170’000 sono stati accettati come rifugiati in tutto il mondo.
580’000 sono stati spostati all’interno del Kosovo.
130’000 hanno potuto restare nelle località di residenza
Dall’inizio della guerra, 1,6 milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni.

I leaders politici dei Balcani discuteranno il futuro del Kosovo a Lucerna, il 2-3 luglio.

Per lungo tempo, la Svizzera è stata una delle mete d’emigrazione più importanti per gli albanesi del Kosovo.

Molti di loro avevano già raggiunto il Paese come lavoratori stagionali, prima dell’inizio della guerra.

Alcuni sono giunti in Svizzera come rifugiati, altri nell’ambito del ricongiungimento familiare.

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