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Incontri al vertice a Davos

Cordiale stretta di mano tra Cheney, a sinistra, e Deiss Keystone

Il vicepresidente degli Usa, l’ospite più atteso al Forum economico mondiale, ha incontrato Joseph Deiss: le aziende svizzere dovrebbero partecipare alla ricostruzione in Iraq.

Presente a Davos anche Erdogan che ha invitato ufficialmente Micheline Calmy-Rey in Turchia.

Le aziende svizzere dovrebbero poter partecipare alla ricostruzione in Iraq: su tale eventualità il vicepresidente americano Dick Cheney, incontrando sabato al Forum di Davos il presidente della Confederazione Joseph Deiss, ha manifestato una certa apertura. I due hanno affrontato anche la questione della lotta al terrorismo.

È solo la seconda volta, in tre anni d’amministrazione Bush, che il vicepresidente degli Stati uniti intraprende un viaggio ufficiale all’estero. Il discorso di Cheney era dunque molto atteso, anche se, com’era prevedibile, non si è discostato da quella che è stata fin qui la linea di politica estera degli Usa.

Nell’incontro privato con il presidente della Confederazione, durato mezz’ora, Cheney ha riconosciuto il valore delle aziende elvetiche, in particolare di quelle attive nel campo dell’ingegneria. Per questo motivo vorrebbe coinvolgerle nel processo di ricostruzione in Iraq.

Non solo scambio di cortesie

Gli Stati uniti, ha dichiarato Deiss al termine dell’incontro, riconoscono la necessità di operare con partner mondiali. Stando alle parole di Cheney, la Svizzera è un partner apprezzato per come si è impegnata a lottare contro il terrorismo e ad individuare i conti bancari iracheni sospetti.

Durante il colloquio Deiss ha espresso il parere del Consiglio federale sui prigionieri detenuti a Guantanamo. Il presidente della Confederazione ha riconfermato il proprio appoggio al direttore del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) Jakob Kellenberger. Il CICR deplora le condizioni di detenzione delle 600 persone che da due anni sono rinchiuse nella base militare statunitense.

Micheline Calmy-Rey invitata in Turchia

A Davos era presente anche il primo ministro turco Recep Tyyip Erdogan. Dopo il periodo di tensione seguito alla crisi di settembre, quando Ankara ritirò l’invito a recarsi in Turchia alla ministra degli esteri svizzera, le relazioni tra i due paesi sembrano avviarsi verso il disgelo.

Erdogan ha infatti invitato la consigliera federale Micheline Calmy-Rey a recarsi in visita nel suo paese. La data non è stata fissata, ha precisato il presidente della Confederazione in una conferenza stampa a Davos, ma la visita, secondo Ankara, dovrebbe svolgersi «presto».

Il genocidio armeno non ostacola più i rapporti

La Svizzera ha molti legami con la Turchia, è un partner importante e «vogliamo continuare a operare insieme», ha dichiarato Joseph Deiss, che in compagnia di Micheline Calmy-Rey ha incontrato a Davos il primo ministro turco.

I rapporti tra Berna e Ankara si erano deteriorati a causa di presunti contatti della ministra degli esteri con organizzazioni curde e, in particolare, dopo che il Consiglio nazionale, lo scorso dicembre, aveva riconosciuto il genocidio degli armeni del 1915, genocidio che le autorità turche hanno sempre negato.

«Ho spiegato a Erdogan la decisione del Nazionale e rammentato la posizione del Consiglio federale, bisogna lasciare agli storici quel che è un loro lavoro», ha detto Deiss.

Da parte sua il premier Erdogan – secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento degli esteri (Dfae) Simon Hubacher – ha precisato che la visita potrebbe aver luogo «presto». Ora si tratterebbe solo di trovare una data, ha affermato il portavoce del Dfae.

swissinfo e agenzie

Alla fine del pomeriggio di sabato, le temute manifestazioni di protesta contro il Forum economico mondiale di Davos non avevano provocato grandi danni.

Verso le 13 un centinaio di attivisti ha bloccato per un quarto d’ora l’autostrada A3 tra Flums e Mels in direzione di Coira.

Qualche vetrina rotta e pareti imbrattate nella capitale grigionese, dove si è svolta una manifestazione autorizzata alla quale hanno preso parte circa 1200 persone.

A Landquart, alcuni manifestanti di ritorno da Coira hanno tirato il freno d’emergenza del treno sul quale si trovavano, bloccando poi i binari. La polizia è intervenuta con degli idranti.

Piccola manifestazione non autorizzata anche a Davos, dove la polizia ha controllato una cinquantina di partecipanti.

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