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Influenza aviaria: dopo i soldi occorre tempo

Quasi 15 milioni di volatili saranno eliminati in Turchia per arginare la diffusione dell'H5N1 Keystone

Dopo aver ottenuto i finanziamenti necessari, le autorità sanitarie necessitano ora di tempo per arginare l'influenza aviaria e prevenire una pandemia.

Mancano ancora numerosi studi scientifici per conoscere le caratteristiche del virus H5N1 e accertare l’efficacia dei medicinali disponibili.

La lotta planetaria contro l’influenza aviaria richiederà grandi sforzi finanziari e scientifici a livello mondiale.

I soldi sono ora disponibili: a metà gennaio, durante la conferenza di Pechino, i paesi donatori hanno finalmente concesso 2,4 miliardi di franchi per i programmi coordinati dall’Oms e dalla Fao.

Gli ingenti costi per arginare la diffusione del virus H5N1 vengono evidenziati dalla vasta operazione in corso in Turchia, dove le autorità sanitarie stanno, tra l’altro, raccogliendo ed eliminando il tutto il paese quasi 15 milioni di capi di pollame.

Trovati i fondi, gli esperti sperano ora di poter contare anche su un periodo di tempo sufficiente per migliorare i preparativi.

Crisi sottovalutata

La maggior parte degli Stati non dispongono ancora oggi di piani d’intervento a livello nazionale e, ancora meno, di infrastrutture tecniche e di riserve di medicinali.

L’ultima grande pandemia dell’influenza risale al 1968. Da allora, pur ventilata da molto tempo, la possibilità di una nuova emergenza virale di questo tipo era stata messa a lungo in secondo piano dalle altre crisi sanitarie mondiali.

Solo nel 2005, dopo la preoccupante diffusione del virus H5N1, la comunità internazionale ha cominciato a correre ai ripari.

Preparativi in Svizzera

Anche la Svizzera, che ha adottato un piano anti-pandemia nel 2005, ha accelerato negli ultimi due anni le misure per far fronte all’influenza aviaria.

“Fino a quando la trasmissione rimane solo da animale a uomo, come è stato il caso finora, possiamo considerare sufficiente il nostro grado di preparazione”, afferma Daniel Koch, capo della sezione vaccinazioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Anche se il virus dovesse raggiungere i paesi vicini, ulteriori provvedimenti s’imporrebbero soltanto in campo veterinario, con un rafforzamento dei controlli sui volatili selvatici e con un nuovo internamento del pollame allevato in libertà.

In campo medico, in Svizzera sono già stati predisposti gli strumenti adeguati per quanto concerne la diagnosi, l’isolamento dei pazienti e il trattamento.

“Teniamo attualmente sotto stretta sorveglianza anche tutti i casi di influenza delle persone che tornano da paesi, come la Turchia, dove si è diffuso il virus H5N1”, spiega Werner Wunderli, responsabile del Centro nazionale influenza a Ginevra.

Portatori sani

Gli esperti non nascondono la loro preoccupazione per il caso in cui il virus diventasse trasmissibile da uomo ad uomo, scatenando una pandemia.

“In questo caso, sarebbe chiaramente molto meglio se potessimo disporre di uno o due anni in più, anche dal punto di vista tecnico. Nuovi medicinali arriveranno forse sul mercato e i sistemi di produzione di un vaccino possono essere ancora migliorati”, sottolinea Daniel Koch.

Attualmente sono previsti circa 6 mesi, prima di poter mettere a punto un vaccino, a partire dal momento in cui si produrrebbe una mutazione pericolosa del virus.

Non si conoscono inoltre numerose caratteristiche del temuto H5N1. Solo poco tempo fa, gli esperti hanno potuto costatare, con una certa sorpresa, l’esistenza di portatori sani della malattia.

“Per capire se si tratta di un dato positivo o negativo, ci vorrebbero studi siero-epidemiologici. Ma attualmente ci troviamo in una fase acuta d’intervento ed è quindi mancato il tempo necessario”, osserva Werner Wunderli.

Nuovi interrogativi sul Tamiflu

Altri interrogativi sono sorti in questi giorni anche in merito al Tamiflu.

L’utilità del medicinale anti-virale per combattere l’influenza aviaria è stata nuovamente messa in dubbio da uno studio pubblicato sull’ultima edizione della rivista scientifica Lancet.

La Roche, produttrice del Tamiflu, ha respinto categoricamente le conclusioni dello studio. Ma neppure la multinazionale basilese ha potuto raccogliere finora dati sufficienti in Asia e in Turchia per dimostrare che il medicinale rappresenta veramente “l’arma migliore” contro l’influenza aviaria.

“I test realizzati in laboratorio hanno dimostrato l’efficacia del Tamflu contro il ceppo virale H5N1. Mancano invece studi sufficienti dal profilo clinico per sapere, ad esempio, in che modo il medicinale è stato usato e quanto tempo dopo l’apparizione dei primi sintomi”, rileva il professor Wunderli.

Studi, come questi, richiederanno ancora diversi mesi e probabilmente anni. A condizione che il virus voglia accordarci il tempo necessario.

“Di certo non saremo mai pronti al 100%”, osserva Daniel Koch. “Come per tutte le catastrofi, si possono limitare i danni, ma non si possono evitare che si producano”.

swissinfo, Armando Mombelli

Il virus H5N1 è stato rilevato per la prima volta su esseri umani nel 1997 a Hong Kong.
Negli anni seguenti si è esteso in una decina di paesi dell’Asia orientale e centrale.
Nel 2005 ha raggiunto la Turchia, la Romania e la Croazia.
Finora più di 160 persone hanno contratto il virus, di cui oltre 80 sono decedute.

L’influenza stagionale colpisce ogni anno diverse centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, lasciando dietro di sé alcune decine di migliaia di morti.
Una pandemia dei ceppi virali altamente patogeni, come l’H5N1, si verifica in media da 3 a 4 volte in un secolo.
Nel 1918 l’influenza spagnola ha provocato la morte di almeno 40 milioni di persone.
La pandemia del 1957 ha fatto 2 milioni di vittime, quella del 1968 1 milione.

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