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Iniziativa Udc: scendono in campo gli oppositori

I consiglieri nazionali Martine Brunschwig Graf e Kurt Fluri si sono espressi martedì a nome del comitato liberale contrario all'iniziativa dell'Udc Keystone

Dopo i popolari democratici e il fronte rosso-verde, anche buona parte dei liberali radicali si è espressa contro la proposta di «naturalizzazioni democratiche» dell'Unione democratica di centro.

Radicali e liberali invitano il popolo a respingere l’iniziativa popolare dell’Unione democratica di centro (Udc, destra nazional-conservatrice) intesa a reintrodurre le naturalizzazioni attraverso le urne, senza possibilità di ricorso. Martedì a Berna, il comitato «No alle naturalizzazioni alla cieca» ha quindi presentato le proprie argomentazioni.

Secondo il consigliere nazionale radicale Olivier Français, contrariamente a quanto afferma l’Udc, gli esecutivi non largheggiano affatto per quanto concerne la concessione del passaporto rossocrociato. Gli ha fatto eco il presidente radicale della commissione di naturalizzazione di Romanshorn (Cantone di Turgovia), località che è passata dagli scrutini popolari a una commissione di naturalizzazione di 15 membri.

Egli ha spiegato che, con tale sistema, si assiste addirittura a un «certo inasprimento o, meglio, a una maggiore serietà» nella valutazione dei candidati e nell’attribuzione del passaporto.

Secondo il consigliere nazionale Kurt Fluri, inoltre, l’iniziativa – con il pretesto di difendere una pratica assai minoritaria in Svizzera – rischia persino di violare il federalismo elvetico, spingendo la Confederazione a interferire nella sovranità cantonale e comunale.

Le altre argomentazioni presentate dal comitato radicale-liberale rispecchiano larga misura quelli illustrati nelle scorse settimane da popolari democratici, verdi liberali e partito evangelico. Ma non tutti i radicali parlano all’unisono: alcuni di loro militano in seno a un comitato borghese che sostiene l’iniziativa.

Popolari democratici ed ecoliberali concordi

Venerdì 2 maggio, anche il comitato interpartitico formato da deputati popolari democratici, ecoliberali ed evangelici aveva invitato popolo e cantoni a respingere la proposta democentrista. A loro dire, l’iniziativa popolare «per naturalizzazioni democratiche» viola lo stato di diritto e incoraggia l’esclusione sociale.

Tra i principi fondamentali di una nazione democratica – ha sottolineato il consigliere agli Stati popolare democratico Hansheiri Inderkum – figurano l’obbligo di motivare una decisione, il principio della non discriminazione, il diritto di essere ascoltati, il divieto dell’arbitrio, la protezione della personalità.

Secondo il senatore, la naturalizzazione è sì un atto politico, che tuttavia deve essere conforme alla legge: «Non esiste un diritto alla naturalizzazione, tuttavia si può pretendere che le procedure siano corrette e conformi ai dispositivi legali».

Il consigliere nazionale dei verdi liberali Martin Bäumle ha dal canto suo evidenziato che «stato di diritto e democrazia sono pilastri indissociabili del nostro sistema di valori». Egli ha quindi ribadito che gli stranieri devono beneficiare degli stessi mezzi giuridici a disposizione degli svizzeri.

Fronte rosso-verde compatto

«La posta in gioco del prossimo scrutinio federale è estremamente importante, dato che l’Udc vuole imporre per le naturalizzazioni una procedura arbitraria», ha sottolineato a fine aprile il consigliere nazionale e presidente dei Verdi Ueli Leuenberger.

Esprimendosi a nome dello schieramento rosso-verde, egli ha affermato che la miglior soluzione consiste nella designazione di commissioni di naturalizzazione, in grado di garantire uno svolgimento neutro e professionale delle procedure.

Secondo il segretario centrale di Travail.Suisse Denis Torche, l’iniziativa democentrista va nella direzione sbagliata poiché una decisione attraverso le urne non consente di valutare correttamente elementi quale l’integrazione sociale e le competenze linguistiche.

«La fotografia e il curriculum vitae distribuito ai cittadini prima di una votazione non bastano per dare una valutazione fondata», ha rilevato il consigliere nazionale socialista Andy Tschümperlin. Egli ha insistito nel sostenere che «il diritto di cittadinanza non è un premio che si vince alla fiera».

Il comitato rosso-verde ha inoltre criticato aspramente l’espressione «naturalizzazioni di massa», giudicata ingannevole. Secondo i contrari, la Confederazione naturalizza meno cittadini stranieri rispetto a parecchi altri paesi europei.

Esito non scontato

Riferendosi a un recente sondaggio, che lasciava presagire una maggioranza di cittadini favorevole all’iniziativa, Ueli Leuenberger ha ribadito la necessità di svolgere un importante opera d’informazione in vista del mese di giugno.

Il deputato ginevrino ha infine deplorato la mancata intesa tra sinistra, radicali e popolari democratici nell’ottica di una campagna di comunicazione comune. A suo parere, un’ampia coalizione avrebbe agevolato le cose, segnatamente per quanto riguarda i mezzi finanziari a disposizione per contrastare l’iniziativa democentrista.

swissinfo e agenzie

In alcuni comuni della Svizzera tedesca – in particolare ad Emmen, nel cantone di Lucerna – per alcuni anni sono stati i cittadini ad esprimersi sulle domande di naturalizzazione.

Questa procedura ha suscitato numerose critiche, in particolare per il fatto che la maggior parte dei candidati alla naturalizzazione con un cognome di origine balcanica si vedeva sistematicamente rifiutare la richiesta.

Nel luglio del 2003, il Tribunale federale (la Corte suprema svizzera) ha stabilito che questa pratica è anticostituzionale, poiché viola il divieto di discriminazione e non rispetta l’obbligo di motivare un rifiuto.

Per opporsi a questa decisione, l’Unione democratica di centro ha lanciato un’iniziativa che chiede di lasciare la scelta della procedura ai comuni.

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