Kosovo: i vantaggi dell’indipendenza
Dopo le elezioni in Serbia, vi è la concreta possibilità che il Kosovo ottenga la propria indipendenza. Ciò potrebbe avere ripercussioni anche per la Svizzera, dove vivono numerosi kosovari.
Il dipartimento svizzero degli affari esteri ritiene comunque poco probabile che questo scenario possa realmente causare gravi tumulti nella regione e flussi migratori.
Nel 2005, la ministra svizzera degli esteri Micheline Calmy-Rey aveva suscitato accese discussioni in patria e all’estero, quando – nel quadro di una visita a Belgrado e Pristina – aveva caldeggiato una rapida soluzione della questione relativa allo statuto del Kosovo, auspicandone l’indipendenza.
Oggi, la Svizzera riconoscerebbe il Kosovo come Stato sovrano? In merito a questa domanda, il portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) Lars Knuchel preferisce non prendere posizione: «Il governo discuterà la questione al momento opportuno».
«Condizione fondamentale»
Knuchel sottolinea comunque che la Svizzera sostiene la necessità di chiarire lo statuto della provincia: «Si tratta di condizione fondamentale per la stabilità e la sicurezza nella regione, e ciò vale per tutti le popolazioni».
Inoltre, aggiunge Knuchel, «una collaborazione a livello di polizia o l’assistenza giuridica sarebbero più efficaci se il Kosovo fosse uno Stato indipendente e autonomo».
A suo parere, comunque, l’aumento del livello di stabilità e sicurezza nell’attuale provincia serba gioverebbe a tutti gli Stati vicini.
Dispositivo di sicurezza
«Sulla base delle analisi in nostro possesso, il verificarsi di situazioni come quelle degli anni Novanta appare poco verosimile», afferma Lars Knuchel.
In primo luogo, la Serbia stessa ha assicurato che non intende fare ricorso alla violenza. Secondariamente, i contingenti di truppe internazionali presenti sul territorio sono pronti a reagire in maniera rapida ed efficace a eventuali provocazioni provenienti dai due schieramenti.
Ritorno in massa improbabile
Se il Kosovo diventasse indipendente, afferma il portavoce, anche la collaborazione con la Svizzera per quanto concerne le questioni migratorie risulterebbe migliore.
Secondo Knuchel, un rientro in massa di kosovari verso il territorio d’origine appare comunque poco verosimile. Nella Confederazione vivono effettivamente molti cittadini kosovari, ma il numero di quanti devono ancora chiarire la propria posizione o sono in attesa di rimpatrio è esiguo. La maggior parte dei kosovari, afferma Knuchel, è infatti integrata da anni in Svizzera.
«Afflusso maggiore in caso di scontri»
«Per la Svizzera, il Kosovo indipendente costituirebbe un elemento indubbiamente positivo», spiega Cyrill Stieger, esperto di questioni relative all’Europa orientale presso il quotidiano «Neuen Zürcher Zeitung». Infatti, afferma, «in caso di nuove tensioni vi sarebbe nuovamente un flusso di persone in fuga verso la Confederazione».
Secondo Stieger, disordini analoghi a quelli avvenuti nel 2004 potrebbero verificarsi se l’indipendenza della provincia fosse rinviata, aumentando così nuovamente la frustrazione dei residenti.
La povertà resta un problema
In ogni caso, puntualizza Stieger, l’indipendenza non costituirebbe la panacea: il Kosovo non diventerebbe automaticamente una fiorente democrazia. Per questo motivo, la zona dovrebbe continuare a essere sorvegliata dalle forze internazionali, perlomeno fintanto che la situazione economica resta problematica.
«Il Kosovo possiede delle risorse naturali», spiega Cyrill Stieger, «ma non esistono più le vecchie aziende minerarie». Nella regione vi sono infatti troppo pochi posti di lavoro, e le prospettive per i giovani sono assai modeste.
In conclusione, commenta il giornalista, attualmente il Kosovo non è certo un paradiso per gli investitori. Ma senza l’indipendenza, potrebbe non diventarlo mai.
swissinfo, Alexander Künzle
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)
Fino al XIV secolo il Kosovo è stato il centro del regno serbo. Con il passare del tempo e lo sviluppo demografico l’etnia albanese è diventata maggioritaria. Dopo il ritiro dell’impero ottomano nel 1913, la Serbia ha riconquistato la sovranità sulla provincia.
In seno alla Repubblica federale di Iugoslavia, il Kosovo ha goduto fino al 1989 di una limitata autonomia. Sotto la presidenza di Milosevic si è insediato un regime discriminatorio, che ha escluso gli albanesi da tutti i posti di responsabilità del mondo economico e della pubblica amministrazione.
L’occupazione da parte dell’esercito serbo ha provocato nel 1999 un conflitto e lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone. La NATO è intervenuta nell’estate del 1999, costringendo i serbi al ritiro. La provincia è da allora sotto amministrazione ONU.
Nel 2005 l’ONU ha avviato un processo negoziale che dovrebbe alla definizione dello statuto politico del Kosovo.
Presidente: Fatmir Sejdiu; primo ministro: Hashim Thaci
Popolazione: 92% albanesi, 5,3% serbi
Abitanti: 2,2 milioni (2005)
Prodotto interno lordo pro capite: circa 1’300 euro (2005); secondo le stime della Banca Mondiale, un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
Religioni: musulmana (albanesi, turchi); cattolica (albanesi), ortodossa (serbi).
In Svizzera risiedono circa 150’000 kosovari.
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