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L’aiuto dello stato alle vittime di reati violenti

Le conseguenze della violenza sui bambini possono protrarsi ben oltre l'infanzia Keystone

Per le vittime di reati violenti le conseguenze fisiche e psicologiche del trauma subito possono essere devastanti, e protrarsi a lungo. Su che aiuto possono contare?

Secondo un’esperta i mezzi a disposizione dei consultori cantonali di aiuto alle vittime sono per ora sufficienti, anche se il problema delle ristrettezze finanziarie si potrebbe porre, visto che non cessano di aumentare le domande di vittime di violenza domestica.

In Svizzera ha suscitato molto scalpore la notizia che a Rhäzüns, una località dei Grigioni, una bimba di cinque anni è stata violentata da due scolari delle elementari, di tredici e dieci anni.

Il caso è stato addirittura evocato dal ministro di giustizia Christoph Blocher, che non ha esitato a sottolineare l’origine straniera dei due piccoli violentatori. A poche settimane dal voto sulla nuova legge sugli stranieri, l’intervento del ministro ha fatto discutere.

Dal momento che i due piccoli violentatori hanno meno di 15 anni, sono le autorità scolastiche a farsi carico del loro recupero e non la giustizia. La società dunque fornisce un inquadramento per i colpevoli: un compito importante, come sottolineano gli psicologi dell’infanzia, perché senza chiare sanzioni ed interventi terapeutici urgenti c’è il pericolo che gli autori diventino recidivi.

Un primo aiuto d’urgenza è fornito d’ufficio

Ma che ne è invece della piccola vittima della violenza? Chi si occupa di lei? Ha diritto, insieme alla sua famiglia, ad un risarcimento? E in generale, chi subisce un reato, riceve una riparazione morale, un supporto finanziario oltre che medico e psicologico?

Secondo la legge sull’aiuto alle vittime di reati (LAV), in vigore da 13 anni, ma attualmente in discussione in parlamento, può beneficiare dell’aiuto alle vittime dei reati ogni persona che è stata direttamente lesa nell’integrità fisica, sessuale o psichica.

“La legge prevede diversi tipi di aiuto. Il primo, quello urgente, è veloce e poco burocratico, ed è fornito d’ufficio. All’inizio non si entra nei dettagli legali”, spiega a swissinfo Eva Wiesendanger, coordinatrice dell’Ufficio per l’aiuto alle vittime di reati. “In seguito – prosegue – si deve stabilire se la vittima ha diritto ad un sostegno ulteriore.”

Ma è vero che se la vittima non prende l’iniziativa di richiederlo questo ulteriore sostegno, le potrebbe venire a mancare. E chi ha subito una violenza cade spesso in depressione, prova sentimenti come rabbia alternata a confusione o vergogna: la sua reazione potrebbe essere quella di nascondersi, invece di cercare aiuto.

Ogni caso va valutato a parte

La piccola vittima grigionese e la sua famiglia riceveranno sicuramente un aiuto psicologico adeguato. Saranno gli esperti a stabilire di quante sedute di psicoterapia avrà bisogno, e per quanto tempo. Per un’assistenza di più lunga durata, un cosiddetto aiuto prolungato, come la psicoterapia o consulenza giuridica, il consultorio cantonale assumerà le spese, nel caso in cui i mezzi personali e finanziari della vittima lo giustifichino.

Non si può inoltre escludere che la bambina possa avere di nuovo bisogno di sostegno psicologico più tardi, al momento dello sviluppo della sessualità adulta.

“Bisogna vedere fino a che punto si sono spinti i due bambini se hanno usato violenza o no. Ciò determina il tipo di trauma. Certo è illusorio pensare che la bambina avrà dimenticato tutto tra un anno. Il trauma potrebbe sparire per un po’ e tornare ad esempio nell’età dell’adolescenza”, spiega a swissinfo Roberto Sandrinelli, delegato per la protezione delle vittime di maltrattamenti del Canton Ticino.

Nell’indennizzo, o nella riparazione morale, potrebbe dunque essere calcolato proprio il costo di una terapia a lungo termine. “Dipende dal tipo e dalla durata delle cure e da altre circostanze. La madre ad esempio potrebbe usufruire di un sostegno finanziario, nel caso in cui dovesse lasciare il lavoro per occuparsi della bambina a tempo pieno”, puntualizza Eva Wiesendanger.

Dunque la legge prevede che i rimborsi di spese mediche e legali siano valutati di caso in caso, ma che alle vittime venga risparmiato, ad ogni modo, il penoso contatto con i delinquenti, per questioni legali e di risarcimento spese.

Paragone internazionale

In Italia la legge prevede un aiuto alle vittime, italiane o straniere, per i reati legati al terrorismo e al crimine organizzato. Una nuova bozza di legge prende in considerazione anche altri reati.

Per un ferimento lo stato versa 770 euro per punto di invalidità oppure una rendita mensile. Anche i parenti della vittima hanno diritto ad un indennizzo: nel caso di morte un massimo di 77’000 euro o di una rendita mensile di 250 euro.

In Francia sono previsti indennizzi anche per altri reati contro la persona, come lo stupro, ma a certe condizioni. La vittima deve provare che non è assicurata e che il suo reddito non supera il 1230 euro mensili. Viene invece garantito l’aiuto legale indipendentemente dalla situazione finanziaria.

In Germania in generale è previsto un supporto per le spese sanitarie, a seconda del reddito, ma non vengono coperti i danni materiali. Esistono anche rendite mensili per i feriti, che variano tra i 118 e i 621 euro.

swissinfo, Raffaella Rossello

La Legge sull’aiuto alle vittime di reati è attualmente sottoposta a una revisione totale.
Nel 1998, 11’165 persone si erano rivolte a un centro di consulenza in Svizzera per le vittime di reati.
Nel 2003, erano state 23’948.
Nel 73,7% dei casi si trattava di donne.
Nel caso in cui si siano trovati i colpevoli, sono loro a dover risarcire la vittima.
Spesso però non pagano e in questo caso subentra il cantone.
In media i cantoni versano circa 7 milioni di franchi l’anno per riparazioni morali e 3 milioni per gli indennizzi.
I costi annuali per consulenze ammontano a 22 milioni.

Tra i casi più noti di risarcimento collettivo, si ricorda in Svizzera l’attentato di Luxor, in Egitto, in cui nel 1997 persero la vita 36 turisti elvetici.

Anche la strage provocata da uno squilibrato nel parlamento del cantone di Zugo, il 27 settembre del 2001, quando 14 persone furono uccise con armi da fuoco, ha segnato la memoria collettiva.

Il governo ha proposto alle camere di modificare alcuni punti della legge, in particolare sopprimendo gli indennizzi per i fatti che avvengono all’estero e limitando in parte quelli per i reati commessi in Svizzera.

La nuova legge prevede riparazioni del torto morale limitate a 70’000 franchi per le vittime e a 35’000 per i congiunti. Finora non esisteva un limite preciso fissato per legge.

Per quanto riguarda gli indennizzi per perdita di guadagno, già oggi la vittima deve dimostrare di non potere ottenere prestazioni sufficienti dall’autore del reato o dalle assicurazioni.

Lo stato calcola allora questi indennizzi per ogni singolo caso e le somme variano da un minimo di 500 franchi a un massimo di 100.000. Per queste indennità, la nuova legge prevede di portare la somma massima attribuibile a 120’000 franchi.

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