L’antisemitismo preoccupa ancora l’Europa
Una cinquantina di paesi, tra cui la Svizzera, partecipano alla conferenza di Berlino sull'antisemitismo, indetta dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Lo scopo è di rafforzare la lotta contro questo fenomeno che non risparmia nessun paese.
Oltre cinquecento delegati dei 55 paesi membri prendono parte alla conferenza che si svolge il 28 e 29 aprile nella capitale tedesca.
L’obiettivo dell’OSCE è di mettere alla berlina l’antisemitismo e concordare delle misure che consentano di favorire la comprensione e la tolleranza.
“Questa conferenza è necessaria perché in Europa si moltiplicano gli incidenti antisemiti”, sostiene Franz von Däniken, segretario di Stato agli affari esteri della Confederazione.
“Nessun paese è immune dal fenomeno. Ciò vale anche per la Svizzera, dove negli ultimi anni si sono verificati numerosi atti di antisemitismo”, aggiunge il diplomatico.
Combattere il pregiudizio
Una constatazione che fa anche il ministro degli affari esteri tedesco Joshka Fischer, promotore della conferenza di Berlino.
I partecipanti avranno l’occasione di riflettere sul ruolo dei governi, della società civile, dell’educazione e dei mass media nella “battaglia contro i pregiudizi e per la promozione della tolleranza”.
Per il segretario di Stato americano Colin Powell, che dirige la delegazione degli Stati Uniti, si tratta soprattutto di “un’importante occasione per discutere di un grave problema”.
“Mezzo secolo dopo la Shoah, l’antisemitismo riappare e sta diventando un problema quasi mondiale”, afferma Alfred Donath, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite in Svizzera.
A suo avviso, è quindi necessario “parlare maggiormente nelle scuole di quanto è avvenuto durante la Seconda guerra mondiale in Europa e delle tendenze antisemite emerse negli ultimi decenni”.
Fenomeno preoccupante
Ancora oggi, l’antisemitismo rimane effettivamente un fenomeno più che preoccupante.
Ma dagli studi eseguiti negli ultimi anni non emerge comunque una tendenza generale alla crescita del razzismo antisemita.
Anzi, secondo un’inchiesta realizzata dall’organizzazione ebraico-statunitense Anti-Defamation League (ADL) e pubblicata due giorni prima dell’inizio della conferenza, si denota piuttosto una leggera flessione.
Il sondaggio, condotto in dieci paesi europei, tra cui la Svizzera, mette in risalto che soltanto in Gran Bretagna e in Olanda si registra una progressione dell’antisemitismo.
Un atteggiamento negativo nei confronti della popolazione ebraica sussiste tuttavia un po’ ovunque: in Germania, ben il 36% degli intervistati riconosce sentimenti antisemiti, in Francia il 25%, in Gran Bretagna il 24% e in Svizzera il 17%.
Secondo uno studio eseguito dall’Osservatorio europeo dei fenomeni razzisti e xenofobi, un’agenzia dell’Unione europea, nel periodo 2002-2003 gli atti antisemiti sono aumentati in 5 dei 15 paesi membri dell’Ue.
La legislazione svizzera
“Quale paese membro dell’OSCE, è importante che anche la Svizzera condanni questo fenomeno”, dichiara Roman Busch, capo della sezione OSCE al Dipartimento federale degli affari esteri.
“Gli Stati membri devono impegnarsi maggiormente. Innanzitutto dovrebbero dotarsi di un forte dispositivo legale, come abbiamo fatto negli ultimi anni in Svizzera”, prosegue Busch.
“L’introduzione della Legge federale contro il razzismo nel Codice penale, alla fine degli anni ’90, è una delle più importanti decisioni che abbiamo preso”, sottolinea anche Franz von Däniken.
Tra le altre misure adottate dalla Svizzera, il segretario di Stato agli affari esteri evidenzia inoltre l’istituzione di una commissione federale contro il razzismo e la creazione di un fondo per finanziare i progetti concreti di prevenzione e lotta contro il razzismo e l’antisemitismo.
“In quest’ambito, occorre compiere uno sforzo ancora maggiore nel quadro dell’educazione”, ritiene von Däniken.
Sotto il fuoco della critica
La Svizzera è stata più volte criticata in passato per le sue posizioni nel conflitto israelo-palestinese.
La Federazione delle comunità israelite ha addirittura accusato la Svizzera di parteggiare apertamente per i palestinesi, favorendo in tal modo la crescita dell’antisemitismo nella Confederazione.
Franz von Däniken respinge le accuse: “La nostra posizione è chiara: ci riferiamo sempre al diritto internazionale ed in particolare a quello umanitario, al quale anche Israele ha l’obbligo di conformarsi”.
“Quando si fa riferimento alle possibili violazioni di queste leggi, non si può essere accusati di antisemitismo”, aggiunge il segretario di Stato agli affari esteri.
Il ruolo dei mass media
Secondo von Däniken, i delegati alla conferenza dell’OSCE di Berlino devono discutere anche del ruolo chiave dei mass media nell’informazione e nella formazione dell’opinione pubblica.
“Dobbiamo essere sempre più consapevoli che i mass media possono veicolare espressioni razziste ed antisemite, nonostante la relativa obiettività degli articoli”.
Lo scorso mese un’indagine realizzata dall’Istituto di sociologia dell’Università di Zurigo ha comunque evidenziato la generale obiettività degli articoli pubblicati dai mass media svizzeri.
Dall’indagine traspare inoltre che i mezzi d’informazione svizzeri danno spesso prova di un grande ritegno nel riferire e commentare gli avvenimenti in Medio Oriente.
swissinfo
La Conferenza sull’antisemitismo organizzata dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) si svolge il 28 e 29 aprile a Berlino.
I paesi membri dell’OSCE sono 55, tra i quali Stati Uniti, Canada e quasi tutti gli Stati europei.
Il segretario di Stato agli affari esteri Franz von Däniken guida la delegazione svizzera a Berlino.
Secondo un’inchiesta realizzata dall’organizzazione ebraico-statunitense Anti-Defamation League (ADL) e pubblicata due giorni prima dell’inizio della conferenza, in Europa si denota una leggera flessione dell’antisemitismo.
Il sondaggio, condotto in dieci paesi europei, tra cui la Svizzera, mette in risalto che soltanto in Gran Bretagna e in Olanda si registra una progressione dell’antisemitismo.
Un atteggiamento negativo nei confronti della popolazione ebraica sussiste soprattutto in Germania, dove ben il 36% degli intervistati riconosce sentimenti antisemiti.
In Francia questa quota è del 25%, in Gran Bretagna del 24% e in Svizzera del 17%.
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