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L’Asia ricorda lo tsunami

Durante una cerimonia di commemorazione a tre anni dallo tsunami nella provincia indonesiana di Aceh Keystone

Tre anni fa un maremoto ha devastato le coste dell'Asia sud-orientale. Mercoledì, numerose cerimonie commemorative sono state organizzate sui luoghi di una delle peggiori catastrofi naturali dei tempi moderni.

Da parte svizzera, le principali organizzazioni di soccorso stilano un bilancio positivo dell’aiuto alla ricostruzione.

A tre anni dal cataclisma che ha sconvolto le coste dell’Oceano Indiano, provocando 230’000 vittime tra morti e dispersi, migliaia di persone in Indonesia, Tailandia e India hanno ricordato la catastrofe, riunendosi in preghiera davanti alle fosse comuni o rispettando minuti di silenzio.

L’anniversario è stato anche un’occasione per stilare un bilancio delle opere di ricostruzione. In Tailandia, dove perirono 5400 persone, le tracce della catastrofe sono quasi scomparse e il turismo è rifiorito.

Anche nella provincia indonesiana di Aceh, con 170’000 morti la più duramente colpita dalla catastrofe, la ricostruzione procede bene. Secondo le autorità indonesiane nella provincia sono state ricostruite più di 100.000 case e altre 20.000 saranno ultimate entro il prossimo giugno.

In India, dove le vittime furono 12’000, secondo le stime delle autorità del paese, molti sopravvissuti attendono invece ancora la ricostruzione delle loro abitazioni. 13’000 case dovrebbero essere portate a termine entro il prossimo mese di marzo.

Bilancio positivo

Tre anni dopo la catastrofe, la Catena della solidarietà svizzera ha stilato dal canto suo un bilancio positivo dell’aiuto fornito alle vittime. Sui 227 milioni di franchi raccolti, 204,3 milioni sono stati spesi o sono stati riservati per progetti già approvati. Il denaro rimanente sarà destinato a progetti a lungo termine, ha annunciato l’organizzazione.

L’aiuto svizzero è andato ai cinque paesi più colpiti dal maremoto, vale a dire lo Sri Lanka, l’Indonesia, l’India, la Tailandia e la Somalia. In collaborazione con 27 organizzazioni di soccorso, la Catena della solidarietà ha permesso di sistemare o ricostruire 15’000 case, ospedali e scuole.

Un sostegno particolare è andato a villaggi di pescatori e a migliaia di bambini traumatizzati dalla catastrofe. Migliaia di persone hanno potuto seguire corsi di formazione e riconversione professionale. La maggior parte dei progetti è stato realizzato tenendo conto delle esigenze di uno sviluppo sostenibile.

La Catena della solidarietà ha tuttavia ammesso che le organizzazioni con le quali ha collaborato hanno incontrato delle difficoltà «nelle regioni dove la zona di sicurezza è stata modificata a posteriori e nelle aree dello Sri Lanka dove è ripresa la guerra civile». Valutazioni dei progetti sono state affidate a degli esperti indipendenti al fine di lottare contro la corruzione.

L’occhio degli esperti

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha indicato dal canto suo che il programma di ricostruzione di edifici scolastici in Sri Lanka procede secondo i piani. Due perizie sulla gestione dei progetti della DSC nella regione devastata dallo tsunami del 2004 hanno fornito risultati positivi.

Le due valutazioni sono state eseguite da PricewaterhouseCoopers (PWC) e da un esperto indipendente sri-lankese. I risultati dettagliati dei due rapporti sono stati pubblicati sul sito internet della DSC.

Una terza perizia, che riguarda un programma di ricostruzione di case abitative, è in fase di redazione. La DSC ha dato l’incarico per queste tre valutazioni in seguito alle accuse di cattiva gestione apparse negli scorsi mesi nella stampa

Secondo gli esperti – che hanno tuttavia esaminato solo quattro degli otto progetti di scuole – la contabilità della DSC è in regola, così come lo sono la qualità degli edifici e l’avanzamento dei lavori.

Anche la Commissione della gestione della Camera alta del parlamento sta attualmente analizzando i programmi della DSC in Sri Lanka. La Commisione intende così verificare le critiche espresse dall’ex capo-delegato della Croce Rossa svizzera, Max Seelhofer, il quale un anno fa aveva affermato che diversi milioni di franchi non erano stati utilizzati in modo efficiente a causa di una gestione lacunosa da parte della DSC.

swissinfo e agenzie

Il 26 dicembre 2004 un sisma marittimo al largo della provincia indonesiana di Aceh ha provocato un gigantesco tsunami che ha devastato le coste sud-orientali dell’Asia e ha raggiunto anche le coste africane.

La catastrofe ha provocato 220’000 morti certi. L’ONU ha parlato persino di 300’000 vittime, ma il bilancio definitivo non sarà mai conosciuto. I paesi più colpiti sono stati l’Indonesia, la Tailandia, l’India e lo Sri lanka.

Lo tsunami ha avuto ripercussioni anche in numerosi paesi occidentali, perché anche numerosi turisti hanno perso la vita. La Svizzera ha pianto 60 morti e 65 scomparsi.

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