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L’assillo dell’asilo

Keystone

La camera dei cantoni discute giovedì una revisione della legge sull'asilo. Le proposte sul tavolo suscitano forti polemiche.

La commissione preparatoria vuole raddoppiare il periodo massimo di detenzione per le persone in attesa di espulsione e tagliare l’assistenza sociale ai richiedenti la cui domanda d’asilo è stata respinta.

Pochi temi hanno dominato il dibattito politico svizzero quanto la politica d’asilo. Cavallo di battaglia della destra più dura, il tema è stato ripetutamente al centro di vivaci discussioni e di combattute votazioni popolari.

Ora la polemica si è riaccesa attorno alle proposte per la revisione della legge sull’asilo approvate in febbraio dalla commissione delle istituzioni politiche (CIP) del Consiglio degli Stati (camera dei cantoni), in vista del dibattito nel plenum.

Ammissione per ragioni umanitarie

Il progetto di revisione della legge sull’asilo era stato varato nel 2001 dall’allora ministra della giustizia Ruth Metzler.

Pur mirando ad un inasprimento delle norme, il progetto prevedeva anche di migliorare lo statuto giuridico delle persone accolte provvisoriamente in Svizzera per ragioni umanitarie, offrendo loro maggiori possibilità di accedere al mercato del lavoro e di ottenere il ricongiungimento familiare.

Lo statuto di «ammessi per ragioni umanitarie» ha indotto nel maggio del 2004 buona parte della sinistra a sostenere il progetto in Consiglio nazionale (camera del popolo) insieme ai partiti di centro, nonostante i molti rospi da ingoiare.

Nuovo giro di vite

Ma la riforma proposta da Ruth Metzler e gli ulteriori inasprimenti decisi dal Consiglio nazionale sono apparsi insufficienti al nuovo ministro della giustizia, Christoph Blocher, leader dell’ala dura dell’Unione democratica di centro (UDC).

«È un inizio, ma non possiamo promettere che questo basti ad eliminare i gravi abusi del diritto d’asilo», ha dichiarato il ministro durante il dibattito sulla legge, annunciando di voler sottoporre delle misure complementari al Consiglio degli Stati, chiamato ad esprimersi come seconda camera.

Il nuovo giro di vite propugnato da Blocher ha ottenuto l’appoggio quasi incondizionato della maggioranza del Consiglio federale, che ha proposto di escludere dalla procedura d’asilo i richiedenti privi di documenti e di prolungare da 9 a 18 mesi il periodo massimo di detenzione per le persone in attesa di espulsione.

Il governo ha chiesto inoltre di estendere a tutte le persone la cui domanda d’asilo è stata respinta l’esclusione dall’assistenza sociale, norma che dall’aprile scorso è già in vigore per i richiedenti sulla cui domanda le autorità non sono entrate in materia.

La commissione va oltre

Se già le proposte del governo avevano fatto rizzare i capelli in testa ai sostenitori di una politica d’asilo più tollerante, nel febbraio scorso la commissione del Consiglio degli Stati si è spinta ancora più in là.

Oltre ad approvare tutte le misure del Consiglio federale, la CIP ha recuperato l’idea di Blocher di una detenzione speciale per i profughi illegali che non collaborano con le autorità, idea che il governo aveva respinto.

L’«ammissione per ragioni umanitarie» torna ad essere un’«ammissione provvisoria», seppure con una definizione più precisa dei criteri di applicazione. La competenza per concedere il permesso di lavoro è affidata ai cantoni e il ricongiungimento familiare è possibile solo dopo tre anni.

«L’annacquamento dello statuto è tale che ci chiediamo se nella pratica serva ancora a qualcuno» ha commentato sulle pagine del quotidiano «Der Bund» Jürg Schertenleib, portavoce dell’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR).

La CIP ha inoltre proposto non solo di privare dell’assistenza sociale le persone la cui domanda d’asilo è stata respinta, ma anche di ridurre o negare l’aiuto d’urgenza se non collaborano con le autorità.

Una misura che secondo il giurista Jürg Paul Müller, occupatosi della questione su incarico dell’OSAR, viola il diritto fondamentale all’aiuto in caso di bisogno, sancito dall’articolo 12 della Costituzione federale.

Un coro di proteste

Contro le decisioni della CIP si è levato un coro di proteste, non solo fra le organizzazioni che si occupano di asilo. Hanno sollevato critiche anche le chiese, l’Associazione dei comuni svizzeri, la Conferenza dei direttori cantonali delle opere sociali, la Commissione federale dei rifugiati.

Secondo il settimanale SonntagsZeitung, lo stesso Dipartimento degli affari esteri (DFAE) avrebbe fatto circolare un documento in cui si sostiene che alcune misure violano il diritto internazionale.

Ora tocca al Consiglio degli Stati esprimersi. Poi la revisione tornerà al Consiglio nazionale. La discussione non sembra destinata a concludersi tanto presto.

swissinfo, Andrea Tognina

Le domande d’asilo nel 2004 sono state 14’248, il 32,3% in meno rispetto al 2003.
A fine dicembre, la procedura d’asilo concerneva 55’103 persone.
Nel 2004, l’asilo è stato concesso a 1’555 persone (1’636 nel 2003)
Le decisioni negative sono state 10’080.

Nel febbraio scorso la commissione delle istituzioni politiche (CIP) del Consiglio degli Stati si è espressa sulla revisione della legge sull’asilo.

Fra le misure più contestate approvate dalla CIP vi sono:
– l’estensione da 9 a 18 mesi del periodo massimo di detenzione per le persone in attesa di espulsione;
– la detenzione speciale per i profughi illegali che non collaborano con le autorità;
– l’esclusione dalla procedura d’asilo dei richiedenti privi di documenti;
– l’esclusione dall’assistenza sociale di tutte le persone la cui domanda d’asilo è stata respinta e l’esclusione dall’aiuto d’urgenza di chi non collabora con le autorità;
– l’inasprimento delle norme per l’ammissione provvisoria per motivi umanitari.

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