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L’Europa non deve rinunciare a difendere i propri valori

Dick Marty ha assunto nel 2005 la presidenza della Commissione dei diritti umani del Consiglio d'Europa Keystone

Per Dick Marty, relatore speciale del Consiglio d'Europa, il terrorismo va combattuto rispettando lo Stato di diritto e non con mezzi che violano i diritti umani.

Il senatore elvetico dichiara a swissinfo che diversi governi stanno cercando di screditare il suo rapporto sui trasferimenti illegali di detenuti da parte della CIA, che sarà sottoposto martedì all’Assemblea del Consiglio d’Europa.

swissinfo: Il suo rapporto sui trasferimenti illegali di presunti terroristi ha attirato molte lodi, ma anche numerose critiche da parte dei governi chiamati in causa. Accettando questo incarico, sapeva che si sarebbe fatto diversi nemici?

Dick Marty: Ho svolto questo compito con convinzione, in quanto mi sembra più che giusto difendere quei valori che hanno permesso all’Europa di compiere un balzo di civiltà negli ultimi 60 anni.

Dopo il disastro della Seconda guerra mondiale, l’Europa ha fatto un progresso fenomenale con la ratifica della Convenzione dei diritti dell’uomo e con l’istituzione della Corte europea dei diritti dell’uomo. I paesi europei hanno fatto una scelta di valori che rappresentano un po’ una diga contro una ricaduta nella barbarie.

È quindi perfettamente normale che il Consiglio d’Europa, quale guardiano di questi valori, voglia occuparsi di questa vicenda. Da sempre, il Consiglio d’Europa chiede un impegno contro il terrorismo. Ma pretende che venga combattuto con i mezzi dello Stato di diritto e non con mezzi assolutamente illegali.

swissinfo: Mezzi illegali, che secondo il suo rapporto, sono diventati una pratica corrente da parte dell’amministrazione americana.

D.M.: L’amministrazione americana ha sviluppato questo concetto di “rendition”, che praticamente significa sequestrare persone sospettate di terrorismo, senza che questo sospetto sia stato verificato da istanze giudiziarie. Queste persone vengono fatte scomparire in centri di detenzione solo in parte noti, come Guantanamo o Kabul, oppure vengono riconsegnate a paesi di origine che fanno largo uso della tortura. Per chi difende lo Stato di diritto è inoltre assolutamente inaccettabile che nessuna di queste persone sia stata finora processata.

L’amministrazione americana ha fatto una scelta che ha perlomeno il merito di essere chiara. In pratica dice: contro il terrorismo ci troviamo in una situazione di guerra e quindi non possiamo applicare il codice penale. Però rifiuta perfino di applicare il diritto della guerra, a cominciare dalle Convenzioni di Ginevra.

swissinfo: Eppure anche gli Stati uniti, come i paesi europei, si proclamano grandi difensori delle libertà e dei diritti umani.

D.M.: Per me gli Stati uniti rimangono fondamentalmente un paese di libertà e democrazia. Ma, a livello internazionale, hanno assunto un atteggiamento molto ambiguo. Gli Stati uniti hanno introdotto, nella loro mentalità giuridica, una distinzione tra loro e gli altri.

I provvedimenti impiegati contro il terrorismo non valgono, ad esempio, per i loro cittadini: vengono utilizzati solo per cittadini non americani e unicamente al di fuori del territorio americano. È una sorta di apartheid giuridica assolutamente intollerabile. Gli Stati uniti hanno sviluppato una base filosofica molto semplice, secondo la quale ciò che è buono per il popolo americano giustifica praticamente tutti i mezzi.

swissinfo: L’amministrazione americana afferma che la lotta contro il terrorismo non è possibile con i mezzi convenzionali. Che cosa ne pensa?

D.M.: Personalmente ritengo che i mezzi impiegati dagli americani in questi ultimi anni non sono solo poco efficaci, ma addirittura controproducenti, poiché fanno esasperare tutto il mondo musulmano e creano un movimento di simpatia per il terrorismo. E i simpatizzanti stanno al terrorismo come l’ossigeno sta al fuoco: più ci sono simpatizzanti e più i terroristi possono agire e si sentono legittimati.

Anche i paesi europei hanno avuto negli ultimi decenni dolorose esperienze contro il terrorismo. Però l’hanno combattuto con i mezzi dello Stato di diritto.

swissinfo: Nel suo rapporto denuncia, però, anche l’atteggiamento assunto dall’Europa: 14 paesi avrebbero aiutato i servizi segreti americani o chiuso gli occhi su attività avvenute sul proprio territorio.

D.M.: I paesi europei hanno delegato da tempo agli americani la lotta al terrorismo. Hanno deciso di lasciar fare ai servizi segreti della superpotenza, guardando dall’altra parte e rinunciando a difendere i propri valori. E questo mi sembra molto preoccupante.

Il grosso rimprovero che muovo al Mondo occidentale è di non aver mai discusso apertamente della strategia destinata a combattere il terrorismo. A livello internazionale non esiste neppure una definizione giuridica del terrorismo. È quindi urgente definire una strategia comune, che non si basi solo sui mezzi di repressione, ma anche sulla prevenzione e l’intervento politico.

swissinfo: Quali rimproveri muove alla Svizzera, pure menzionata nel rapporto per il suo atteggiamento “servile” nei confronti degli USA?

D.M.: Personalmente sono stato scioccato, ad esempio, dalla facilità con la quale la Svizzera abbia rinnovato il permesso annuale di sorvolo per i velivoli dell’amministrazione americana, quando vi erano degli indizi concreti sugli abusi effettuati dai servizi segreti USA. Per rinnovare questo permesso, le autorità elvetiche si sono accontentate di una dichiarazione verbale di un funzionario di Washington, che negava ogni violazione dello spazio aereo svizzero.

swissinfo: Prevede che il suo rapporto verrà approvato dall’Assemblea del Consiglio d’Europa?

D.M.: Fino a poco tempo fa ero piuttosto ottimista. Ma ora so esattamente che diversi governi si stanno impegnando a fondo per mettere in dubbio l’onestà e la correttezza di questo rapporto. Se i parlamentari sceglieranno la difesa ad oltranza del loro paese piuttosto che la difesa dei valori del Consiglio d’Europa, le cose andranno piuttosto male.

swissinfo, intervista a cura di Armando Mombelli

Nel novembre 2005, l”Ong americana Human Rights Watch ha denunciato rapimenti illegali di presunti terroristi in Europa da parte dei servizi segreti americani, che avrebbero inoltre aperto centri segreti di detenzione in alcuni paesi europei.

Pochi giorni dopo, il Consiglio d’Europa ha affidato a Dick Marty, presidente della commissione dei diritti umani dell’organo europeo, il compito di elaborare un rapporto su questa vicenda.

Il senatore svizzero ha presentato il 7 giugno scorso un rapporto e un progetto di risoluzione, che saranno sottoposti il 27 giugno all’approvazione dell’Assemblea del Consiglio d’Europa.

In base a tale rapporto, esistono indizi in base ai quali 14 paesi europei hanno aiutato i servizi segreti americani o tollerato attività illegali della CIA sul proprio territorio.

Anche la Svizzera viene criticata per aver rinnovato il permesso annuale di volo per gli aerei dell’amministrazione americana, dopo che velivoli dei servizi segreti americani avrebbero violato lo spazio aereo svizzero, trasportando persone rapite.

1945: Dick Marty nasce a Sorengo, presso Lugano.
1974: dottorato in diritto dopo studi a Neuchâtel e a Friburgo (Germania).
1975-89: sostituto e poi procuratore pubblico nel canton Ticino.
1989-95: ministro del governo cantonale ticinese.
dal 1995: rappresentante del Partito liberale radicale al Consiglio degli Stati.
dal 1999: deputato dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
dal 2005: presidente della Commissione degli affari giuridici e dei diritti umani del Consiglio d’Europa.

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