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L’influenza e il vaccino

Dal raffreddore all'influenza: i regali dell'inverno. Keystone

Vaccinatevi! L'influenza fa star male, costa cara e può portare alla tomba.

Non tutti però sono d’accordo e denunciano le pressioni esercitate dai datori di lavoro affinché i dipendenti si vaccinino: chi si ammala non deve essere colpevolizzato.

Nasi gocciolanti, occhi arrossati, starnuti scambiati a distanza ravvicinata sui mezzi di trasporto pubblici: immancabile all’appuntamento con la stagione fredda, il raffreddore ha dato inizio alla sua marcia trionfale.
Fra qualche mese al corteo si aggiungerà la ben più temibile influenza col suo seguito di febbre, brividi e … morte?

L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) sostiene che l’influenza sia una malattia pericolosa, troppo spesso banalizzata. Per combatterla ha lanciato una campagna a favore del vaccino antinfluenzale.

La campagna dell’UFSP si rivolge soprattutto agli anziani, ma il vaccino interessa anche il mondo del lavoro. E sull’opportunità o meno di vaccinarsi, gli spiriti si dividono.

Non provocare costi inutili

I pareri sulla vaccinazione degli ultra sessantacinquenni sono abbastanza concordi. In questo caso i vantaggi sembrano essere innegabili.

In un fisico reso più fragile dall’età, l’influenza può comportare delle complicazioni serie e avere come conseguenza una diminuzione permanente della qualità della vita.

Non da ultimo va considerato il risvolto economico. Da uno studio condotto in Ticino risulta che per far fronte all’epidemia d’influenza il cantone spende 21 milioni di franchi l’anno: 3,5 milioni per curare gli ammalati e 17,3 milioni per costi indiretti, dovuti soprattutto all’incapacità lavorativa. La vaccinazione potrebbe contribuire a ridurre in modo decisivo questi costi.

Il rischio è che l’argomento economico venga usato per fare pressione su coloro che sono reticenti al vaccino. A questo punto però il problema non è più d’ordine medico, ma etico. “Non si può forzare qualcuno a farsi vaccinare”, dice il dottor Wunderli, “la decisione spetta all’individuo.”

Non contagiare gli altri

Eppure in certi ambienti la pressione esercitata perché il vaccino venga assunto anche dalle persone che non fanno parte di categorie a rischio è molto forte. Il personale medico e infermieristico attivo in ospedali e case di cura è sempre più spesso invitato a vaccinarsi.

“Vaccinare il personale sanitario non significa solo evitare le assenze sul posto di lavoro, ma anche e soprattutto proteggere le persone ricoverate, che sono molto vulnerabili. Grazie al vaccino, che sottrae al virus la possibilità di diffondersi, si può evitare il contagio”, dichiara a swissinfo il dottor Cassis, medico cantonale del Ticino.

“Oggi nessuno può obbligare un’infermiera a vaccinarsi contro l’influenza, ma non mi dispiacerebbe che in futuro tra le condizioni richieste per l’assunzione ci sia anche quella di essere vaccinati.”

Difesa del paziente o colpevolizzazione del personale sanitario? “Ho lavorato in ospedale per 25 anni”, dice a swissinfo Bea Weber, infermiera, “e mai nessuno si era sognato di puntare il dito su di noi e di accusarci di essere tra le cause del decesso di un paziente.”

“E poi gli infermieri non sono le uniche persone che hanno accesso ad un ospedale. C’è chi rende visita ai malati, chi si occupa delle pulizie. Sarebbe utopico pensare di vaccinare tutti, come è utopico il desiderio di avere un mondo senza ammalati. Dovremmo preoccuparci di rafforzare l’organismo in altro modo, magari riducendo lo stress sul posto di lavoro”, conclude la Weber.

Non assentarti dal lavoro!

In un momento difficile dal punto di vista economico come quello attuale, non è solo il personale sanitario a subire delle pressioni. Ogni assenza per malattia dal posto di lavoro è mal vista e la campagna di prevenzione dell’influenza rischia di mettere in mano ai datori di lavoro uno strumento di pressione in più.

Ogni lavoratore avrebbe diritto di stabilire da solo che tipo di qualità di vita desidera, se preferisce non ammalarsi d’influenza o se preferisce che la natura faccia il suo corso. In realtà chi sceglie quest’ultima opzione viene spesso colpevolizzato.

Saverio Lurati, segretario regionale del Sindacato edilizia e industria per il Ticino – al quale fa capo anche Unia, il sindacato per le persone attive nel settore terziario – afferma che in genere i lavoratori sono in grado di fare fronte alle pressioni a cui sono sottoposti. Aggiunge però che “in ambiti dove lavorano solo donne, in particolare nel settore della vendita e dell’abbigliamento, il problema potrebbe farsi sentire in modo più deciso”.

Il dottor Wunderli, responsabile del Centro nazionale Influenza, mette in guardia: “Le forzature e gli obblighi sono controproducenti. Bisogna informare la popolazione affinché ognuno possa disporre degli elementi necessari a prendere una decisione in armonia con le proprie convinzioni etiche. Ma non è ammissibile che si facciano delle pressioni su qualcuno affinché si vaccini”.


Doris Lucini, swissinfo

L’Ufficio federale della sanità pubblica ha lanciato una campagna di prevenzione dell’influenza. Le persone per le quali l’influenza potrebbe avere delle conseguenze indesiderate da un punto di vista della qualità di vita, ma anche economico, sono invitate a vaccinarsi. Per essere efficace la vaccinazione va ripetuta annualmente e deve essere effettuata tra metà ottobre e metà novembre.

In Svizzera si ammalano d’influenza dalle 100’000 alle 300’000 persone l’anno
Tra i 1000 e i 3000 i casi che richiedono un ricovero ospedaliero
Da 400 a 1000 i decessi
A rischio gli anziani, i malati cronici e i diabetici

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