La Cuba del dopo-Castro vista dalla Svizzera
L'incertezza riguardo al regime cubano dopo il ritiro "provvisorio" di Fidel Castro ed il passaggio di poteri al fratello Raúl suscita molti interrogativi. Anche in Svizzera.
I cambiamenti operati al vertice della gerarchia comunista cubana inquietano parte della società civile. Ma tra Berna e L’Avana nulla è cambiato.
“Per il momento quel che accade a L’Avana non ha alcuna conseguenza diretta sulle nostre relazioni con Cuba”, assicura Lars Knuchel.
Il portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sottolinea che i problemi di salute di Fidel Castro e la trasmissione provvisoria dei suoi poteri al fratello Raúl, annunciata lo scorso 31 luglio, non influiscono sulle relazioni tra Berna e L’Avana.
D’altronde, la Svizzera continua a rappresentare gli interessi americani sull’isola e quelli cubani a Washington.
Stessa campana presso la Direzione dello sviluppo e della cooperazione svizzera (DSC), attiva nel paese caraibico dal 1997 con progetti relativamente modesti.
“Seguiamo attentamente la situazione”, precisa tuttavia il portavoce della DSC Joachim Ahrens.
Nei fatti, il ritiro di Fidel, le modalità del suo annuncio e l’assenza di apparizioni pubbliche del fratello Raúl Castro suscitano comunque molti interrogativi. A Cuba, tra gli esiliati cubani o nelle ambasciate del mondo circolano le ipotesi più folli.
Offuscamento e repressione
“Il moltiplicarsi delle ipotesi su questo avvenimento illustra l’assenza di trasparenza del regime castrista. In realtà, quasi nessuno sa con esattezza cosa sta accadendo”, sottolinea Claude Auroi, specialista di America Latina presso l’Istituto universitario di studi sullo sviluppo di Ginevra.
“Questo regime vive sin dall’inizio nella menzogna e nelle contraddizioni”, aggiunge l’editore ginevrino Orlando Blanco, che tra il 1964 ed il 1967 lavorò quale incaricato d’affari presso l’ambasciata cubana di Berna.
Blanco parla di un culto del segreto che si basa sulla costante repressione degli oppositori politici e dei dissidenti.
Secondo Amnesty International (AI) nelle prigioni cubane sono tuttora incarcerati 70 prigionieri d’opinione.
I diritti umani
Lars Knuchel precisa che la diplomazia svizzera affronta la questione dei diritti umani ogni volta che incontra dei rappresentanti del governo cubano.
È stato ad esempio il caso il 23 marzo scorso, quando la ministra elvetica degli affari esteri Micheline Calmy-Rey ha incontrato il suo omologo cubano Felipe Perez Roque.
Nel suo rapporto 2006, l’organizzazione internazionale per i diritti umani scrive che a Cuba i militanti dei diritti dell’uomo, gli oppositori politici ed i sindacalisti sono stati oggetto di atti intimidatori e di persecuzioni.
AI aggiunge che “la libertà d’espressione e d’associazione continua ad essere bersagliata”, “i media indipendenti continuano ad essere vietati e tutti quelli autorizzati sono sotto il controllo delle autorità”.
La calma prima della tempesta
Orlando Blanco non esclude una fine totalmente caotica dell’era Castro. “Il sistema repressivo e di sicurezza è immenso e suddiviso in numerosi servizi che si sorvegliano l’un l’altro”, racconta. “Tutti sono armati”.
Anche Claude Auroi evoca l’eventualità di uno scenario violento che, ai suoi occhi, potrebbe essere scatenato dalla politica destabilizzante del potente vicino americano, dagli esiliati cubani di Miami o da una lotta intestina nel regime.
Il ricercatore crede tuttavia che, in un primo tempo, l’eventuale transizione si farebbe nella calma.
“Lo Stato cubano ed il partito comunista farebbero certamente blocco attorno a Raúl Castro, se dovesse prendere il controllo del paese”, stima Auroi.
Tanto più che il fratello di Fidel ha il totale controllo delle Forze armate rivoluzionarie, a loro volta alla testa dei principali settori dell’economia cubana.
Lo specialista ginevrino conclude ricordando che neppure Raúl, di 5 anni più giovane di Fidel, è eterno. “L’apertura del regime è ineluttabile. Più o meno a corto termine assisteremo ad una lotta interna tra le correnti più liberali del regime e quelle che continuano a credere nella linea dura”.
swissinfo, Frédéric Burnand
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)
Attiva a Cuba dal 1997, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione svizzera (DSC) sostiene progetti soprattutto in ambito medico.
Dalla fine del 2000, la DSC ha avviato un programma per il rinforzamento dei poteri locali che mira a migliorare le condizioni di vita ed a rinforzare il tessuto sociale sull’isola.
Nel 2005, il governo svizzero ha sbloccato circa 4 milioni di franchi a favore di Cuba.
Berna rappresenta gli interessi americani a L’Avana dal 1961 e quelli cubani a Washington dal 1991.
Gli scambi economici tra Svizzera e Cuba sono molto contenuti. Riguardano essenzialmente il settore turistico.
Nel suo rapporto 2006, Amnesty International denuncia le restrizioni alla libertà d’espressione, d’associazione e di movimento a Cuba.
Nel 2003, l’Unione europea aveva preso delle sanzioni diplomatiche contro Cuba dopo un’ondata di arresti e di processi a dissidenti.
Queste sanzioni sono state levate nel febbraio 2005.
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