La fiamma olimpica accesa sotto alta sorveglianza
In presenza di numerosi rappresentanti greci e cinesi, la fiaccola dei Giochi di Pechino è stata accesa lunedì ad Olimpia. Dei manifestanti hanno disturbato la cerimonia per ricordare la repressione in Tibet.
Mentre gli appelli al boicottaggio si moltiplicano, l’ex consigliere speciale dell’ONU per lo sport ed ex ministro svizzero Adolf Ogi si è detto opposto a una simile misura.
La cerimonia che ad Olimpia dà il via al viaggio della torcia verso Pechino ha regalato lunedì suggestioni antiche e dissenso moderno.
Mentre stava parlando Liu Qi, presidente del comitato organizzatore dei Giochi cinesi, un uomo è riuscito a violare il cordone di sicurezza e ad irrompere alle sue spalle, sventolando una bandiera nera con cinque manette al posto dei cerchi olimpici.
Dalle immagini televisive ritrasmesse in mondovisione si è potuto vedere un rapido movimento di folla verso la tribuna, ma poi le telecamere hanno inquadrato in primo piano Liu, che ha continuato il suo discorso incentrato sulla “fiamma olimpica che irradierà luce e felicità, pace, amicizia e speranza…”
Fermate sei persone
Sei persone sono state fermate, tre delle quali saranno incolpate per disturbi all’ordine pubblico. Tra di esse vi sarebbe pure una cittadina svizzera di origini tibetane.
L’azione è stata rivendicata da ‘Reporter senza Frontiere’, che contesta l’assegnazione delle Olimpiadi alla Cina in nome della violazione dei diritti umani e della democrazia negata. Tra i fermati vi è pure il segretario generale dell’associazione Robert Ménard.
Quest’ultimo ha poi dichiarato di voler continuare a compiere azioni simili fino all’8 agosto, data della cerimonia d’apertura. “Se il fuoco olimpico è sacro, i diritti umani lo sono ancor di più – ha dichiarato Ménard. Non potevamo lasciare che il governo cinese si impossessasse della fiamma olimpica, un simbolo di pace, senza denunciare la drammatica situazione dei diritti umani nel paese”.
“È sempre triste vedere una simile cerimonia disturbata”, ha dal canto suo commentato Jacques Rogge. Sabato il presidente del Comitato olimpico internazionale aveva dichiarato che a suo avviso i Giochi porteranno a un cambiamento in Cina, lanciando nello stesso tempo un appello alla cessazione delle violenze in Tibet.
Un viaggio irto d’ostacoli
Poco dopo l’azione di ‘Reporter senza frontiere’, davanti all’antico tempio di Era l’attrice Maria Nafpliotou, travestita da vestale, ha acceso la fiamma con l’ausilio dei raggi del sole, riflessi da uno specchio concavo.
Il primo tedoforo, l’atleta greco Alexandros Nikolaidis, argento nel Taekwondo ad Atene 2004, ha poi percorso la prima tappa di un percorso lungo 137’000 chilometri.
La cerimonia, con tanto di ramoscelli d’ulivo e colomba bianca liberata per il volo come segni di pace, è stata come sempre suggestiva. Il cammino per Pechino 2008 non sarà però di certo facile. Una prima dimostrazione la si è avuta già lunedì: diversi manifestanti, molti dei quali con magliette con la scritta ‘Liberate il Tibet’, hanno infatti seguito il primo tedoforo.
Intanto, mentre si moltiplicano gli appelli per un boicottaggio, in particolare da parte delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, Jacques Rogge ha dichiarato di “non vedere nessun slancio in tal senso sulla scena internazionale”. “La maggior parte dei grandi dirigenti politici non vuole sentir parlare di boicotto. Bush non lo vuole, Sarkozy non lo vuole, Brown non lo vuole. Rispetto i giudizi delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, ma esse non sono rappresentative dei loro paesi”, ha sottolineato.
Per lo stesso Menard il boicottaggio “non è più all’ordine del giorno, perché metterebbe gli atleti in una situazione impossibile a quattro mesi dall’inizio dei giochi”.
Boicottaggio?
In Svizzera, Adolf Ogi, ex rappresentante speciale dell’ONU per lo sport al servizio dello sviluppo e della pace, ha pure lui manifestato la sua opposizione a una simile misura.
Ne sarebbero penalizzati soprattutto gli atleti, ha dichiarato. Boicottaggi come a Mosca nel 1980 e a Los Angeles nel 1984 non hanno prodotto grandi risultati, ha sottolineato l’ex ministro. Ogi ha auspicato che invece di ricorrere a dichiarazioni, ora, prima dell’inizio dei Giochi, si agisca per risolvere i problemi e ha proposto che Jaques Rogge si renda a Pechino.
I cinesi devono capire che, oltre al Tibet, avranno altri problemi. L’ex ministro elvetico ha menzionato i diritti dell’uomo, la libertà di stampa, il doping e la protezione dell’ambiente, tutti temi che vanno dibattuti. La reazione della Cina è da valutare attentamente: nel caso del Tibet, Pechino ha reagito in modo incomprensibilmente violento, attirando su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Un’altro modo per affrontare le questioni problematiche potrebbe essere la nomina di un mediatore. Ogi ha evocato il nome dell’ex primo ministro britannico Tony Blair.
swissinfo e agenzie
In Tibet le manifestazioni contro il regime cinese sono iniziate il 10 marzo scorso.
Molto rapidamente la situazione è degenerata e la polizia ha represso con violenza le dimostrazioni. Il bilancio ufficiale fornito dalle autorità cinesi fa stato di 19 morti. Il governo tibetano in esilio ha parlato di un centinaio di vittime.
La comunità internazionale ha lanciato un appello alla Cina affinché dia prova di moderazione. Da parte sua, Pechino ha comunicato di sospettare che i tibetani vogliano “prendere i Giochi olimpici in ostaggio” e ha accusato la “cricca del Dalai Lama” di star preparando azioni terroristiche.
Il Dalai Lama, capo spirituale dei buddisti tibetani, esiliato in India da 49 anni, ha denunciato con fermezza la repressione cinese, ma non ha lanciato nessun appello al boicottaggio dei Giochi.
La fiaccola olimpica attraverserà dapprima la Grecia, per poi essere trasmessa il 30 marzo agli organizzatori delle Olimpiadi.
Il 31 marzo la torcia giungerà a Pechino. Dalla capitale cinese la fiaccola partirà poi per un “viaggio dell’armonia” attraverso i cinque continenti e 20 paesi. Dal 4 maggio sarà portata in tutte le province cinesi, tra cui il Tibet.
La fiaccola percorrerà 137’000 chilometri, il viaggio più lungo nella storia delle Olimpiadi. Il percorso passerà anche dal Monte Everest.
Attivisti tibetani hanno già annunciato di stare studiando delle azioni di disturbo quando la fiaccola giungerà a Lhasa, verso metà giugno.
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