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La guerra contro le mine non è vinta

Campo minato in Bosnia (swissinfo) Anna Nelson

143 paesi, tra cui la Svizzera, sono riuniti questa settimana a Nairobi per evitare che la lotta contro le mine cada nell'oblio.

Alcuni temono la campagna internazionale contro il terrorismo finisca per far dimenticare il problema delle mine.

Il vertice nella capitale keniota – iniziato lunedì e della durata di una settimana – è dedicato in particolare allo sminamento e alla distruzione degli stock di mine esistenti. Riunisce i 143 paesi firmatari della Convenzione di Ottawa.

Entrata in vigore cinque anni fa, la convenzione prevede la soppressione totale del traffico e dell’uso delle mine anti-uomo, armi che ogni anno provocano tra le 15’000 e le 20’000 vittime.

La Svizzera, da tempo in prima linea nella lotta contro le mine, è presente a Nairobi con una delegazione guidata dal segretario di Stato per gli affari esteri Franz von Däniken.

La delegazione presenterà la sua strategia per il periodo 2004-2007, che include il sostegno all’applicazione della convenzione e l’aiuto ai paesi vittime delle mine.

Primi effetti positivi

Dal 1999, circa 37 milioni di mine anti-uomo sono state distrutte in seguito alla Convenzione di Ottawa. Sono inoltre diminuite sensibilmente la produzione e la distribuzione di queste armi.

Anche il numero di vittime è diminuito, grazie alle azioni di sminamento e ai programmi di prevenzione e informazione.

Ma gli esperti rimangono cauti: il problema è tutt’altro che risolto. Il timore è che la comunità internazionale abbassi la guardia, a fronte dei risultati ottenuti dopo la firma della convenzione.

“Negli anni 90 le vittime delle mine anti-uomo si erano trovate al centro dell’attenzione internazionale”, osserva l’austriaco Wolfgang Petritsch, che presiede il vertice di Nairobi.

Oggi però la questione delle mine rischia di essere offuscata da altre preoccupazioni, come la lotta contro il terrorismo.

Nuove sfide

Wolfgang Petritsch spera tuttavia che la riunione premetta di accelerare il processo di sminamento, soprattutto nei paesi più toccati dal problema, quali Angola, Bosnia-Erzegovina e Cambogia.

Altro obiettivo del vertice di Nairobi: la distruzione delle decine di milioni di mine immagazzinate in 17 paesi.

Durante il vertice si discuterà anche di un aumento del sostegno finanziario ai programmi contro le mine. Negli ultimi cinque anni la comunità internazionale ha speso due miliardi e mezzo di franchi in questo ambito.

Il contributo svizzero è stato di 48 milioni dal 1999. La Svizzera sostiene anche organizzazioni internazionali come il centro per lo sminamento umanitario di Ginevra.

I recalcitranti

Sebbene posseggano complessivamente 180 milioni di mine anti-uomo, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l’India e il Pakistan si sono rifiutati di firmare la Convenzione di Ottawa.

Gli esperti concordano sul fatto che senza la firma degli USA, sarà ben difficile convincere gli altri paesi non firmatari ad aderire al trattato.

D’altro canto, come ricorda Wolfgang Petritsch, gli Stati Uniti non hanno più usato mine anti-uomo dal 1991. Inoltre, nessun altro paese ha destinato somme maggiori allo sminamento e al sostegno alle vittime.

Il presidente del vertice di Nairobi resta fiducioso. A suo avviso, tutti i governi finiranno per firmare la convenzione. È solo una questione di tempo.

swissinfo, Anna Nelson, Ginevra
(traduzione e adattamento: Andrea Tognina)

Le mine anti-uomo causano tra le 15’000 e le 20’000 vittime ogni anno
143 paesi hanno firmato la Convenzione di Ottawa
Gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l’India e il Pakistan si sono rifiutati di firmarla

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