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La lotta al terrorismo non giustifica tutto

Fin dove è lecito frugare? Keystone

La via scelta dagli americani per lottare contro il terrorismo apre la porta a una serie di abusi. L’incaricato per la protezione dei dati insorge contro il “diktat” americano.

Ma in Svizzera mancano fondi e competenze per raccogliere le altre sfide legate alla protezione della personalità.

“Nella sua battaglia contro “l’asse del male”, l’amministrazione Bush ricerca l’egemonia in ogni settore. Gli Stati Uniti tentano sempre più di sottomettere le legislazioni di altri Stati sovrani al loro sistema giuridico”, scrive Hanspeter Thür, l’incaricato federale per la protezione dei dati (IFPD) nella prefazione del suo decimo rapporto annuale.

Compagnie aeree

Il rapporto cita l’esempio delle esigenze poste a tutte le compagnie aeree che vogliono atterrare su suolo americano.

Dal 5 marzo 2003, queste ultime sono tenute a fornire alle autorità numerosi dati sui loro passeggeri, riguardanti ad esempio la religione, il numero di carta di credito o le preferenze alimentari.

Ebbene, nessun accordo in questo senso è stato concluso con la Svizzera. La compagnia Swiss sarebbe quindi costretta a trasmettere questi dati in violazione del diritto elvetico.

Questa volontà “di attentare alla sovranità legislativa dei paesi senza alcun negoziato” deve essere presa sul serio, sottolinea l’IFPD.

Come un paese in via di sviluppo

Dal 2001, la legislazione americana permette di sorvegliare gli utenti delle biblioteche anche in assenza di qualsiasi indizio d’attività criminale. Il controllo telefonico e quello online sono stati semplificati. Il Pentagono vorrebbe pure introdurre in una banca dati tutta una serie d’informazione sui residenti negli USA, riguardanti pure questioni mediche, finanziarie o fiscali.

Hanspeter Thür s’inquieta di questa tendenza verso “una repressione che non ha molta considerazione del rispetto della personalità”. Non esita a paragonare gli Stati Uniti ad un paese in via di sviluppo.

Interpellata da swissinfo, l’ambasciata statunitense a Berna non ha voluto rispondere a questo duro attacco nei confronti dell’attuale politica di Bush ed i suoi, limitandosi ad un secco “No comment!”.

Da parte sua, Amnesty International (AI) si dice soddisfatta dalla chiara posizione assunta dall’IFPD. “Denunciamo da mesi la poca attenzione accordata dagli Stati Uniti alla protezione della personalità”, rileva Jürg Keller, portavoce di AI.

Sorvegliare, controllare, punire

Il rapporto si sofferma poi sull bilancio di 10 anni di attività in Svizzera.

L’IFPD sottolinea come il volume di lavoro è considerevolmente aumentato, senza soluzioni per far fronte alla grossa carenza di personale. Alla sorveglianza e al controllo sono state attribuite troppe poche risorse.

In futuro, l’istanza federale si dedicherà maggiormente a questa missione. I suoi servizi continueranno a rispondere alle domande del pubblico, ma non con la stessa intensità. Questo cambiamento di priorità rientra nella tendenza osservata in Europa.

L’IFPD chiede delle maggiori risorse finanziarie ed una maggiore autoresponsabilità che preveda pure competenze d’intervento in caso d’abuso. In questo modo l’IFPD disporrebbe del potere di decidere sanzioni, allo stesso modo della Commissione della concorrenza.

L’incaricato federale mette poi in guardia contro i “falsi sentimenti di sicurezza”: un autosilo non è più sicuro per le donne solo perché munito di videocamere.

Dati biometrici e nuove tecnologie

Riserve sono pure formulate riguardo ai dati biometrici (iride o impronta digitale) inseriti nei documenti d’identità. Una possibilità imposta dagli Stati Uniti e prevista pure dal nuovo passaporto elvetico.

Secondo Hanspeter Thür, ove l’introduzione di queste caratteristiche si rivelasse necessaria, bisognerà vegliare perché siano registrati quelle che presentano i minori rischi di lesione della personalità.

Non è infine mancato il riferimento ai possessori di telefonini della nuova generazione, in grado registrare e spedire immagini. “Anche il più sprovveduto sa che il loro sviluppo presenta un pericolo permanente per la sfera privata”, ha detto Thür.

Fotografare persone a loro insaputa costituisce violazione perseguibile penalmente. Dal momento che, sovente, la parte lesa non può fare denuncia, l’IFPD ritiene che la possibilità di simili riprese fotografiche debba essere limitata.

L’IFPD critica infine le modalità con cui sono offerti i test genetici per l’accertamento della paternità, poiché non soddisfano le prescrizioni della legge sulla protezione dei dati. Thür chiede alle imprese che eseguono simili test in Svizzera di adottare provvedimenti affinché vi sia il consenso scritto degli interessati.

swissinfo e agenzie

L’incaricato federale alla protezione dei dati ha presentato martedì a Berna il suo decimo rapporto annuale.

Molte critiche riguardo alle “misure repressive” introdotte dagli Stati Uniti nella loro lotta contro il terrorismo. La situazione negli USA è paragonata a quella di un paese in via di sviluppo.

Amnesty International, che da tempo denuncia gli abusi americani (ad esempio le prigioni di Guantanamo), si dice soddisfatta di questa presa di posizione. L’ambasciata USA non commenta.

In Svizzera preoccupa la possibilità d’introdurre dati biometrici nei documenti d’identità, il diffondersi di telefonini multimediali e le modalità dei test genetici per l’accertamento della paternità.

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