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La lotta contro i diamanti insanguinati

Per fermare il traffico, un certificato di origine dei diamanti puliti Keystone Archive

A Interlaken la Svizzera ed una trentina di Paesi cercano più controlli per il commercio di diamanti che finanzia le guerre.

Il sistema internazionale di certificazione prevede la garanzia d’origine e la rintracciabilità delle pietre preziose.

Diamanti in cambio di armi

Si tratta in particolare di diamanti grezzi che provengono da regioni controllate dai movimenti ribelli, soprattutto in Angola, Sierra Leone, Congo e Liberia.

Bisogna sapere che questo traffico di “pietre sporche” ha permesso di finanziare un commercio d’armi che varia dai 300 ai 500 milioni di dollari. In altre parole, delle risorse naturali sono servite ad aggravare delle guerre intestine nei loro paesi d’origine, facendo centinaia di migliaia di vittime innocenti.

La vendita delle pietre preziose “sporche”, o diamanti insanguinati, è nel mirino dell’Onu già da tempo. Il Consiglio di sicurezza ha tentato di mettervi fine qua e là a colpi di embargo.

Nel maggio 2000 i principali Paesi che producono diamanti greggi hanno elaborato un sistema internazionale di certificazione, elaborato nell’ambito di negoziati informali, meglio noti con il nome di «processo di Kimberley», dal nome della città sudafricana famosa per i suoi giacimenti diamantiferi.

Dopo diverse riunioni, dal Botswana a Ottawa, passando per Mosca, questo «processo» fa tappa ad Interlaken, lunedì in assemblea plenaria, martedì in conferenza ministeriale, per dotarsi di un calendario concreto.

Per un commercio pulito

Qual è la motivazione svizzera in questo processo? “Innanzitutto considerazioni umanitarie”, spiega Luzius Wasescha, delegato del governo agli accordi commerciali. “Ma anche la volontà di sviluppare sanzioni che tocchino coloro che praticano questo commercio illecito. Noi vogliamo un commercio e un mercato dei diamanti puliti che funzioni”.

Il diplomatico relativizza comunque l’importanza di questo dossier per la Svizzera: “Fino a poco tempo fa eravamo il terzo mercato europeo di diamanti, nel frattempo siamo diventati attori marginali”.

Alla fine dell’anno scorso, la società De Beers, il più grande produttore di diamanti, ha infatti trasferito la sua sede da Lucerna a Londra. Da allora, il commercio di diamanti si è alquanto ridotto in Svizzera: dai due miliardi di franchi conseguiti nel 2001 si è passati a 7 milioni di franchi nella prima metà di quest’anno.

Il processo di Kimberley sarà efficace? Luzius Wasescha non ne dubita, a condizione che tutte le parti in causa giochino il proprio ruolo. “Le ONG non mancheranno di mettere sulle loro liste nere coloro che cercheranno di sfuggire a questo sistema”.

ONG: “Sì…ma”.

Dal canto loro le ONG accolgono molto positivamente l’iniziativa. “Riempirà un vuoto nella legislazione internazionale” ci dice Daniele Gosteli, della sezione svizzera di Amnesty International.

La soddisfazione delle ONG è comunque sfumata, in quanto considerano le misure adottate non abbastanza severe e legate più alla buona volontà. La loro utilità sarà dunque debole, senza un’istanza di controllo degna di questo nome.

Preoccupa ad esempio Daniele Gosteli l’ambiguità della Repubblica del Congo. Kinshasa sostiene il processo di Kimberley, ma viola in tutta impunità i diritti dell’uomo a Mbuji-Mayi, capoluogo dell’industria congolese dei diamanti.

Orafi e gioiellieri

Amnesty International ha confermato di aver avuto dei contatti con circa 400 gioiellieri e orafi svizzeri per informarli del processo di Kimberley.

Le loro reazioni sono considerate piuttosto favorevoli, anche se alcuni gioiellieri constatano che l’introduzione di tale certificazione modificherà radicalmente le loro abitudini, in quanto i loro affari si sviluppano su rapporti di fiducia piuttosto che su atti amministrativi.

Nonostante ciò, martedì pomeriggio a Interlaken, la signora Phumzile Mlambo-Ngcuka, ministro sudafricano dei minerali e dell’energia, e Pascal Couchepin, ministro elvetico dell’economia, dovrebbero essere in grado di annunciare la data di entrata in vigore del processo di Kimberley.

swissinfo/Bernard Weissbrodt

-Nel 2001 la produzione mondiale di diamanti superava i 100’000 carati per un valore di più di un miliardo di dollari.

-Si calcola tra il 2 e il 4% il volume dei “diamanti della guerra” la cui vendita finanzia conflitti interni.

-Il «Processo di Kimberley» ragruppa 35 paesi, rappresentanti dell’industria dei diamanti e alcune ONG.

-In futuro le spedizioni di diamanti grezzi saranno accompagnati da un certificato d’origine che attesti che non sono “pietre sporche”.

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